Rai Tre tra le baracche di Fondo De Pasquale scopre il «bisogno sospeso» dalla politica

Rai Tre tra le baracche di Fondo De Pasquale scopre il «bisogno sospeso» dalla politica

Redazione

Rai Tre tra le baracche di Fondo De Pasquale scopre il «bisogno sospeso» dalla politica

giovedì 29 Gennaio 2009 - 10:44

La trasmissione di Frizzi “Cominciamo bene”, con l’aiuto del nostro Sturiale, raccoglie testimonianze a Giostra. L’esperto Caporale: «L’immobilismo? Finché ci saranno baraccati, si potranno chiedere fondi»

Anche stavolta non abbiamo fatto una gran figura. Ma come potrebbe essere altrimenti quando una trasmissione nazionale di Rai Tre, “Cominciamo bene” di Fabrizio Frizzi, decide di approfondire il tema dei temi, per la città di Messina, quello delle baracche. Lo ha fatto con l’aiuto “logistico” del nostro Dino Sturiale, che ha seguito passo passo la “costruzione” della trasmissione con l’inviato Giuseppe Pinetti. E lo ha fatto in uno dei tanti set simbolo che si potrebbero trovare in città, quello di Fondo De Pasquale a Giostra.

Ospiti da Messina di Frizzi e della co-conduttrice Elsa Di Gati nella puntata dedicata ai terremoti e alle conseguenze da essi provocati sono due donne, due simboli molto diversi tra loro ma comunque emblematici della condizione di baraccati a Messina. Da un lato la giovane Francesca, madre di due bimbi e incinta di due mesi, che lancia questo terrificante messaggio: «Il bambino che ho in pancia già respira l’amianto». Quando la Di Gati chiede cosa significhi vivere in baracca, lei risponde che «significa subire un’umiliazione come questa, vivere circondati da spazzatura, escrementi, amianto». Francesca paga solo luce e acqua, per avere una casa si è rivolta all’Iacp «che mi ha risposto che non ho diritto a un alloggio e me ne posso andare in affitto, ma non posso permetterlo: mio marito è un precario, ho già due bambini».

L’altro ospite è la simpatica “fan” di Frizzi («io la seguo sempre in tv!»), l’ottantenne signora Giuseppa, al quale invece una casa è stata appena assegnata, ma senza ascensore, dunque inaccessibile per chi è invalida come lei. Una beffa, un paradosso. Uno dei tanti esempi, secondo l’esperto invitato in studio Antonello Caporale, di quel «bisogno sospeso» di cui si serve la politica, la mala politica aggiungiamo noi, in casi come questi. L’analisi che fa Caporale è impietosa: «Finché ci saranno prefabbricati, sfollati, casette provvisorie ci sarà modo di chiedere altri fondi: per questo resta tutto immobile. Più sei baraccato, più hai bisogno di me. Cerchi lavoro? Te lo do precario, così poi torni da me. Il baraccato di Messina è linfa vitale per chi deve guadagnare». Un ragionamento che è un pugno nello stomaco, come l’affermazione secondo la quale «Messina è una delle città, negli anni, peggio governate, mediamente più clientelari», frasi che fanno male ma che non ci sentiamo di poter smentire in maniera secca.

Perché poi ci sono i numeri, quelli snocciolati dalla Di Gati, che a Messina conosciamo bene: 3336 baracche censite da Legambiente nel dicembre scorso, 500 miliardi di lire per il risanamento stanziati nel 1990, seguiti da una domanda: «Che fine hanno fatto?».

L’assessore al Risanamento Pippo Rao, anche lui a Fondo De Pasquale, ha fatto una precisione che, chissà, potrebbe contribuire a sfatare uno di quei luoghi comuni che hanno fatto epoca in città: «Le baracche del 1908 non esistono più. Sono solo due, di cui una, peraltro, con vincolo della soprintendenza». Rao è onesto intellettualmente quando spiega che «vi sono dei ritardi che si sono registrati e che si registrano tuttora» ma soprattutto quando ammette che «c’è una sorta di miscela tra baracca, assistenzialismo e clientelismo che ha finito per privilegiare, nel tempo, certe “politiche”». Il “bisogno sospeso”.

(foto Dino Sturiale)

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