Violazione dei sigilli al Celeste: archiviazione per Vincenzo Franza

Violazione dei sigilli al Celeste: archiviazione per Vincenzo Franza

Violazione dei sigilli al Celeste: archiviazione per Vincenzo Franza

mercoledì 08 Luglio 2009 - 13:05

Lo stadio poteva essere utilizzato per fini sportivi. Così ha deciso il gip accogliendo la richiesta dei sostituti Di Giorgio e Monaco

Archiviazione per l’ex vicepresidente dell’FC Messina, Vincenzo Franza.

Così ha deciso il gip Maria Teresa Arena nell’inchiesta sulla violazione dei sigilli allo stadio Celeste da parte dell’ex dirigente giallorosso che aveva fatto allenare la squadra nell’impianto di via Oreto nonostante il sequestro disposto dalla magistratura. Nelle settimane scorse erano stati gli stessi sostituti Vito Di Giorgio e Fabrizio Monaco, titolari dell’inchiesta, a chiedere al gip l’archiviazione per Franza.

Secondo il gip lo stadio Celeste, al quale la Guardia di Finanza l’otto novembre scorso aveva apposto i sigilli, poteva essere utilizzata a fini sportivi. L’impiego dell’impianto con questa finalità –spiega il gip- non avrebbe aggravato l’accusa di abuso d’ufficio contestata a Franza nell’inchiesta sulla convenzione stipulata con il Comune per lo sfruttamento dello stadio a fini commerciali. Inoltre Franza, prima di consentire al Messina di allenarsi al Celeste nonostante i sigilli, aveva inviato una lettera al sindaco Buzzanca, custode giudiziario dell’impianto, ed al gip Luana Lino che aveva firmato il provvedimento di sequestro, fornendo una interpretazione del sequestro che poi si è rivelata quella giusta. Un paio di giorni dopo, infatti, il gip Lino, con il parere favorevole dei sostituti Di Giorgio e Monaco, dissequestrò parzialmente il Celeste. Da quel giorno in poi sia il Messina che il Camaro poterono riprendere ad allenarsi.

Il reato di violazione di sigilli scaturì dall’inchiesta sulla convenzione stipulata tra i Franza ed il Comune di Messina per lo sfruttamento degli stadi Celeste e S.Filippo. Temendo che la famiglia Franza potesse avviare qualche attività commerciale all’interno dello stadio la Guardia di Finanza appose i sigilli all’intera struttura di via Oreto. Al San Filippo, invece, furono sequestrate solo le aree esterne e le pertinenze.

L’11 novembre la società tentò l’azione di forza. Il Messina si allenò regolarmente nell’impianto sequestrato inducendo la Procura ad avviare un procedimento per violazione di sigilli.

Dirigenti del Messina, staff tecnico ed il custode dello stadio dissero agli investigatori delle Fiamme Gialle che era stato il vicepresidente Vincenzo Franza a spingerli ad entrare nello stadio incurante dei sigilli.

Ma il legale della famiglia, l’avvocato Giuseppe Amendolia, si era cautelato con la lettera inviata al sindaco ed al gip Lino spiegando la sua interpretazione del provvedimento di sequestro e cioè che il Celeste non poteva essere utilizzato per fini commerciali. Evidentemente non si era sbagliato visto che due giorni dopo lo stesso gip dissequestrò parzialmente l’impianto.

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