Anni di contenziosi e contrasti tra le pubbliche amministrazioni sulle competenze delle aree demaniali sulla riviera cittadina. Tanto che il Comune, lo scorso anno, ha avanzato anche un ricorso per la titolarità della Zona Falcata e da qualche tempo ha smesso di pagare la concessione per i tratti stradali in prossimità della costa, lì dove corre anche la linea tranviaria, quali ad esempio la via Vittorio Emanuele e il viale della Libertà.
Per questo, il comandante della Capitaneria di Porto, Antonino Samiani, ha convocato una seduta della Commissione di Delimitazione, di cui è anche il presidente. Ne fanno parte ed erano presenti l’ufficiale al Demanio, Fabio Rottino, la funzionaria del Genio Civile Opere Marittime, Carla Macaione, la dirigente dell’area Demanio dell’Autorità Portuale, Maurizia Longo, l’assessore Sergio De Cola ed un rappresentante dell’agenzia regionale del Demanio.
Il punto è che il Comune contestava il fatto in sé, cioè che quelle aree rientrassero nel demanio marittimo. “Abbiamo spiegato perché invece ci rientrano, dall’Annunziata alla Stazione Marittima – continua Samiani -, in un clima di collaborazione, nonostante l’onore della prova dovrebbe essere inverso”.
Un discorso simile vale per la Zona Falcata. Nonostante sia stato risolto, dopo vent’anni, il contenzioso con l’Ente Porto, tutto rimane ancora fermo. “Lo scorso 31 ottobre – prosegue ancora Samiani – è stata fatta una ricognizione delle aree, ma non è altro che una conferma della consegna avvenuta in due momenti, nel 1994 e nel 2000. La Zona Falcata è sempre stata di competenza dell’Autorità Portuale, abbiamo consegnato al Comune tutti i documenti che lo dimostrano. Ci aspettiamo eventuali osservazioni entro 90 giorni anche su quest’argomento ma ho fondate speranze di ritenere che, finalmente, dopo tanti decenni, si possa trovare una soluzione condivisa”.
L’obiettivo finale è dunque quello di concordare tra le Amministrazioni pubbliche una linea di delimitazione delle aree demaniali quanto più condivisa possibile, in modo da stabilire senza più alcun dubbio le reciproche competenze, consentendo a ciascun ente di meglio definire e più agevolmente realizzare i propri programmi di sviluppo, nell’interesse della collettività.
(Marco Ipsale)