Il dott. Giuseppe Andò su "Circulation", prestigiosa rivista mondiale di cardiologia

Il dott. Giuseppe Andò su “Circulation”, prestigiosa rivista mondiale di cardiologia

Il dott. Giuseppe Andò su “Circulation”, prestigiosa rivista mondiale di cardiologia

lunedì 08 Settembre 2014 - 11:24

Pubblicati i risultati di uno studio sull'infarto, una costante attenzione alla funzionalità renale nei pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica

Ha già da tempo un riscontro importante sul piano assistenziale lo studio condotto dal dott. Giuseppe Andò, cardiologo interventista dell’AOU G. Martino e ricercatore universitario, pubblicato di recente su “Circulation” – Cardiovascular Interventions, tra le più prestigiose riviste mondiali di cardiologia interventistica.

Insufficienza renale acuta nei pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica per infarto, questo il tema centrale di un lavoro iniziato già cinque anni fa.

Ogni giorno sono numerosi i pazienti colpiti da infarto che in tempi brevi devono essere sottoposti ad angiplastica coronaria, procedura necessaria per liberare le arterie del cuore dalle ostruzioni e che prevede l’utilizzo del mezzo di contrasto. L’insorgere di problemi ai reni in soggetti sottoposti a questo tipo di esami è sempre stata frequente, tanto da spingere i ricercatori a voler capire quali siano i soggetti più a rischio e perché. Un progetto di studio condiviso con un giovane specializzando, il dott. Morabito, oggi cardiologo professionista in un’altra struttura.

Circa 500 i casi analizzati, riferiti al periodo 2008-2011. Se in un prima fase dello studio l’attenzione è stata incentrata tenendo in massima considerazione i parametri clinici strumentali e fissando un valore di riferimento,utile per identificare i soggetti a rischio; il secondo step della ricerca è andato invece più a fondo, dimostrando come, al di là dell’identificazione dei pazienti a rischio, a fare la differenza fosse in realtà la quantità di mezzo di contrasto tollerabile dal singolo paziente e come ad un dosaggio più basso corrispondesse un minore danno a carico dei reni.

«È cambiata la prospettiva – sottolinea il dott. Andò – sulla base del calcolo della funzionalità renale siamo infatti in grado di fissare una quantità massima di mezzo di contrasto che tendiamo a non superare. Quando ciò non è possibile, la necessità di incrementare la dose diviene un campanello d’allarme per indirizzare il paziente verso un monitoraggio più stringente sia sul piano cardiologico che renale.

Innovative sono anche le prospettive di trattamento che si potrebbero sviluppare in futuro con il sempre maggiore utilizzo dell’accesso radiale e che vedono la cardiologia interventistica del Policlinico tra i primi cinque centri, su oltre 80in tutta Europa, per numero di pazienti arruolati nello studio MATRIX. Dati preliminari suggeriscono che l’accesso radiale sia una ulteriore opportunità di protezione dei pazienti dal danno renale da mezzo di contrasto.
Questo ulteriore riconoscimento scientifico conferma il ruolo di una realtà che dimostra ogni giorno di crescere nei numeri, unendo in modo costante ricerca e pratica clinica.

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