Morte Omayma, il Centro Antiviolenza è parte civile

Il Centro Donne Antiviolenza di Messina è parte civile al processo a carico di Faouzi Dridi, il 54enne che lo scorso 4 settembre ha ucciso la moglie Omayma Benghaloum, 33 anni. Il processo è alle prime battute, è cominciato qualche giorno fa, davanti la Corte d'Assise di Messina, con la toccante testimonianza della madre della ragazza, che ha raccontato delle numerose volte in cui, prima della furia omicida, l'uomo aveva picchiato Omayma. Violenze e offese che il marito riservava soltanto alla giovane interprete, davanti gli occhi delle loro quattro bambine, che ora cresceranno senza i genitori.

Il Cedav, presieduto da Carmen Currò, già costituto parte civile all’udienza preliminare con il patrocinio dell’avv. Maria Gianquinto, ha dovuto reiterare le proprie istanze perché il pubblico ministero ne aveva invece chiesto la estromissione, insieme ad altre due associazioni che hanno ugualmente chiesto di essere ammesse quali parti civili. La Corte, alla fine, sciogliendo la riserva, ha ammesso il solo Cedav.

"L'associazione – ricorda la presidente Currò – ha – tra gli scopi statutari – quello di costituirsi parte civile nei processi per femminicidio, in quanto relativi a crimini che vengono considerati dalla Convenzione di Instabul contro l’umanità, assumendo un valore generale a prevenire e contrastare la violenza di genere e ogni tipo di discriminazione contro le donne e i minori. Si sottolinea l’importanza storica e sociale dell’avvenuta ammissione di costituzione di parte civile del CeDAV Onlus in un processo in Corte di Assise, in quanto l’interesse che qualifica l’Associazione è un interesse concreto a proteggere la salute la vita e la libertà sessuale delle donne e a garantire lo sviluppo della loro personalità in ossequio ai valori garantiti dalla Costituzione."

Alessandra Serio