Pino, sindaco di Milazzo: “La Città Metropolitana è un’opportunità di sviluppo”

Pino, sindaco di Milazzo: “La Città Metropolitana è un’opportunità di sviluppo”

Giovanni Passalacqua

Pino, sindaco di Milazzo: “La Città Metropolitana è un’opportunità di sviluppo”

lunedì 19 Maggio 2014 - 05:29

Il dibattito sulla Città Metropolitana arriva nella città del Capo. Il sindaco Carmelo Pino sottolinea: “E’ un’opportunità unica, ma siamo contrari a scelte imposte dai numeri”. Presente all’incontro il professor Michele Limosani che ha chiarito gli aspetti ancora poco noti della legge regionale

Con l’abolizione delle province, il comune di Milazzo si trova al centro di un acceso dibattito sul ruolo da assumere all’interno del nuovo circuito istituzionale. Per chiarire alcuni aspetti della questione è stata promossa una conferenza che ha visto protagonisti il sindaco Carmelo Pino, l’assessore alla cultura e al turismo, Dario Russo, e il prorettore dell’università di Messina, Michele Limosani.

Città Metropolitana o Libero Consorzio?

Il sindaco Pino ha le idee chiare sulla direzione da percorrere: “L’adesione alla Città Metropolitana è un’occasione da non perdere; c’è una certa paura di una pianificazione sovracomunale, ma solo così potremo evitare scelte imposte dai numeri”. I liberi consorzi prevedono infatti che a fare da capofila sia il comune più popoloso, e Barcellona Pozzo di Gotto conta circa 10.000 abitanti in più della a città mamertina. Ma non è solo una questione di campanilismo.

“Le recenti norme nazionali e regionali hanno imposto un cambiamento rapidissimo” – spiega Limosani – “ho molto apprezzato il forum creato da Tempostretto sul tema, e condivido l’osservazione di Bolognari sulla mancanza di chiarezza, in particolare per quel che riguarda le future competenze dei nuovi organi, chiave di tutto il dibattito. Possiamo però intravedere delle linee guida, soprattutto se facciamo riferimento al contesto nazionale ed europeo. L’Unione europea stabilisce che per la destinazione dei fondi di finanziamento bisogna coinvolgere le autorità regionali, nazionali e i rappresentanti locali delle grandi città metropolitane. Sempre queste ultime sono al centro della legge Delrio, oltre ad essere previste dalla Costituzione, a differenza dei Liberi Consorzi, presenti soltanto nello Statuto siciliano. E’ lecito pensare che i Liberi Consorzi avranno competenze ridotte e uno scarso potere negoziale”.

Perché la Città Metropolitana?

Secondo il prof. Limosani ci sono almeno tre ragioni valide a sostegno dell’adesione alla Città Metropolitana. Anzitutto il principio dell’economia di scala – all’aumento delle dimensioni di un impianto corrisponde una diminuzione dei costi complessivi – può essere applicato alle strutture amministrative di un territorio e aumentarne la produttività, comprimendone le spese e comportando dunque una minor pressione fiscale. L’area metropolitana è caratterizzata da un’alta concentrazione di flussi, continui e consistenti, di persone, merci, servizi che sono difficilmente gestibili a livello comunale. “Pensiamo a Catania, che vuole coinvolgere nella sua area metropolitana Siracusa e Ragusa: l’obiettivo è creare un distretto logistico (definizione coniata dal ministro Lupi) che coordini tutta la rete funzionale che consente a un territorio di crescere”.

Bisogna poi considerare la metamorfosi strutturale che riguarda il rapporto tra città e hinterland. La zona compresa traMilazzo, Messina e Furci Siculo, ad esempio, è caratterizzata da una notevole mobilità lavorativa; e c’è un forte divario tra le esigenze di questo territorio e le risposte che i comuni possono fornire.

Infine si ripropone il problema del potere negoziale. “Saranno le Città Metropolitane gli interlocutori della UE, saranno i loro membri gli unici in grado di dialogare con le Regioni e il Governo. Su 41,8 mld di fondi strutturali europei, 7,3 sono stati affidati alle Città Metropolitane, mentre soltanto 406 milioni sono stati destinati ai singoli comuni. E’ necessario creare un sistema che orienti questi investimenti verso direzioni condivise attraverso contatti diretti tra rappresentanti delle singole municipalità”.

Quali prospettive?

La Giunta Regionale ha rimandato a un’iniziativa successiva la definizione delle competenze dei nuovi organi; tuttavia, sarà proprio la ripartizione di queste ultime a decretare il successo (o meno) della riforma. Limosani ritiene che le Città Metropolitane debbano occuparsi di: gestione delle risorse economiche loro destinate; mobilità intrametropolitana e di accesso; costruzione di un forte legame tra territorio e Università; valorizzazione turistica; progetti eco ambientali.

Ma in un’area caratterizzata da un grave problema ambientale, si chiede l’assessore Russo, la Città Metropolitana potrà affrontare temi quali la riconversione e bonifica di complessi industriali critici? Per Limosani non è facile rispondere, ma è prevedibile che, quanto maggiore sarà la coesione del territorio, tanto più saranno efficaci i risultati politici che si riusciranno a conseguire.

E a chi, come l’unico consigliere comunale presente, Antonio Isgrò, chiede se non ci sia il rischio di conflitti intraterritoriali e di scelte imposte dall’alto, il prorettore risponde: “E’ certamente possibile, ma sarà un rischio tanto delle Città Metropolitane quanto dei Liberi Consorzi. Molte questioni non possono più essere affrontate localmente; subentrerà allora l’importanza della partecipazione politica”. Che, nelle parole di Russo, “al momento sembra essere assente”.

Giovanni Passalacqua

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