Anno giudiziario, a Messina l'allarme sulla fuga dall'avvocatura

Anno giudiziario, a Messina l’allarme sulla fuga dall’avvocatura

Alessandra Serio

Anno giudiziario, a Messina l’allarme sulla fuga dall’avvocatura

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domenica 29 Gennaio 2023 - 07:58

La presidente Filloramo: "Dialogo tra istituzioni fondamentale, giustizia sempre più un lusso"

MESSINA – L’Avvocatura è rimasta sola, e in tanti fuggono dalla professione, sempre più schiacciata tra i costi e il disvalore crescente che agli occhi della pubblica opinione sembrano rivestire ormai gran parte di tutte le libere professioni, a cominciare da quelle specializzate.

A sollevare il velo su un problema che cresce di anno in anno sono i rappresentanti degli avvocati messinesi, all’apertura dell’anno giudiziario. “L’avvocatura è rimasta sola – ha detto il presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina Paolo Vermiglio – dinanzi ad un approccio ministeriale eccessivamente burocratico che, per evitare il “rischio Pinto” – parlo del protocollo Strasburgo 2 e consimili – ha imposto di dare priorità alla trattazione delle cause ultradecennali, senza considerare il dramma di chi chiede giustizia perché ne ha bisogno subito. Da sola dinanzi al progressivo incremento dei costi operativi, da sola a sostenere, agli occhi dei clienti e della pubblica opinione, la responsabilità sociale delle inefficienze del sistema giustizia.

Si va infatti radicando, nell’opinione pubblica, l’idea che l’anello debole del sistema siano proprio gli avvocati. Questo non è vero e non possiamo accettarlo. Gli avvocati non sono responsabili della durata dei processi; di rinvii d’ufficio di durata annuale, non possono rispondere dell’impossibilità del Giudice di accedere al fascicolo telematico.

L’intervento della Camera Civile

All’allarme del presidente dell’Ordine fa eco Rosaria Filloramo, presidente della sigla dei civilisti.

avv Rosaria Filloramo presidente Camera Civile Messina
L’avvocata Rosaria Filloramo, presidente Camera Civile Messina

“La crisi sanitaria ha colpito ferocemente anche l’avvocatura sempre più “abbandonata” da colleghi giovani e meno giovani che si sono determinati a dismettere la toga, pur tanto amata, per reinventarsi in contesti nuovi ma pur sempre “sicuri”. Il dato allarmante delle cancellazioni si accompagna poi con l’ulteriore calo di iscrizioni all’albo dove sempre più affievolito è il numero di tirocinanti vogliosi di intraprendere realmente il lungo e insidioso percorso forense”, dice la presidente.

E ancora: “Nella nostra realtà, più che in altre, si combattono ancora peculiari difficoltà date dalla cronica carenza di organico e delle strutture edilizie, inidonee a garantire la sicurezza di utenti, personale giudiziario e nostro; l’incertezza sui tempi di definizione  dei processi, i costi della giustizia e le oggettive difficoltà a dare reale esecuzione ai provvedimenti emessi, compreso il pagamento degli onorari maturati, non si concilia più con scadenze perentorie e non proporzionate alle effettive disponibilità dei singoli che spesso devono falcidiare risorse esterne per consentirsi di proseguire nella professione”.

“La mancanza di fiducia nelle istituzioni e il calo d’iscrizioni”

Continua la presidente Filloramo: “Il cittadino non ha più fiducia nelle istituzioni e il calo delle iscrizioni a ruolo ne è palese testimonianza. La domanda di giustizia è diventata un lusso insostenibile. Preoccupa il previsto ampliamento di competenza degli Uffici del Giudice di Pace considerata la circostanza che molti di essi, tra cui il nostro, già da tempo non riescono a evadere le richieste pendenti, spesso reiteratamente rinviate d’ufficio solo per eccessivo carico di ruolo del Giudicante. Preoccupa l’attribuzione al magistrato di poteri officiosi e discrezionali anche in ordine alla modalità di esercizio della difesa e allarma l’introduzione della inammissibilità riconducibile all’“eventuale” carenza dei requisiti di forma degli atti”.

Infine, le conclusioni: “Preoccupa l’imponente e totalitario progetto di digitalizzazione dell’attività giudiziaria che ha soppiantato la somma “oralità” e silentemente ucciso il principio del contraddittorio. Ogni intervento negli ultimi tempi sembra tradursi in ulteriore fatica per l’avvocatura cui viene opposto sempre la rispettiva nostra funzione di servizio verso la Sacra Giustizia. Di essa, però, noi siamo e continueremo ad essere operatori attivi. Anche questo bisogna ricordare”.

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