Giallo di Giostra, sparo partito mentre Michele litigava con qualcuno? Il punto sulle indagini

Giallo di Giostra, sparo partito mentre Michele litigava con qualcuno? Il punto sulle indagini

Alessandra Serio

Giallo di Giostra, sparo partito mentre Michele litigava con qualcuno? Il punto sulle indagini

venerdì 14 Giugno 2024 - 07:00

Investigatori a "caccia" di tracce per fare luce sugli ultimi minuti di vita di Michele Lanfranchi. Mentre spuntano nuovi testimoni

Messina – Vanno avanti le indagini per fare luce sulla notte tra sabato 1 e domenica 2 giugno, a Giostra, dove è morto Michele Lanfranchi, il 19enne stroncato da un colpo di pistola forse partito per errore.

Dopo l’autopsia sul corpo del giovane e l’acquisizione dei primi rilievi scientifici, la sostituta procuratrice Liliana Todaro e i poliziotti della Squadra mobile non si sono fermati. Acquisiti i risultati degli stub test, per verificare se c’erano tracce di polvere da sparo sulle cinque persone che hanno dichiarato di trovarsi nell’abitazione di Giovanni Laganà, dove Michele si trovava al momento dello sparo, sempre secondo le testimonianze, gli investigatori vogliono fare luce su quello che è successo un attimo primo dello sparo.

Tracce di una lite

Per questo hanno disposto un esame scientifico specifico che servirà a stabilire se ci sono, sul corpo del 19enne, tracce di colluttazione. Esame effettuato al Gabinetto della Polizia scientifica di Catania, dove gli esperti hanno repertato alcuni prelievi effettuati durante l’autopsia, che saranno ora analizzati alla ricerca di tracce di Dna. Hanno cioè “grattato” sotto le unghie delle mani di Michele e hanno cercato tracce ematiche sul suo corpo per capire, se magari durante una colluttazione, il giovane ha graffiato qualcuno e gli sono rimaste tracce rilevabili addosso. Per verificare quindi, anche, se lo sparo è partito proprio durante la colluttazione.

Gli esami balistici

La Polizia scientifica ha poi avviato gli esami balistici per verificare la traiettoria del proiettile che lo ha colpito al collo e la compatibilità con il ritrovamento del bossolo e la posizione della pistola, trovata in mano al ragazzo spirato, adagiato sul marciapiede di via Michelangelo Rizzo, appena davanti casa di Laganà. Il 40enne e i familiari raccontano di aver portato loro fuori il giovane, animati dalla paura del momento e dalla volontà di rianimarlo, in attesa dei soccorsi, dopo che Michele si era sparato per errore, all’interno dell’abitazione.

Il super testimone

Ma non è tutto: oltre ai testimoni ascoltati nella notte nei giorni successivi, gli investigatori in questi giorni hanno continuato a sentire diverse persone. E pare che ci sia un testimone chiave, ascoltato dopo l’esame dei dispositivi informatici sequestrati. L’obiettivo è fare chiarezza sulle diverse triangolazioni di messaggi e telefonate che quella notte hanno “animato” San Matteo, poco prima e dopo lo sparo.

I funerali tra San Matteo e il Camposanto

La famiglia di Michele, dopo i funerali della scorsa settimana, aspetta risposte su quello che è successo al giovane. La madre e il fratello si sono affidati all’avvocato Giuseppe Bonavita mentre Laganà, allo stato l’unico indagato avvisato, è assistito dall’avvocato Salvatore Silvestro.

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