Da Peloria e Feremone a Diana e Orione: chi furono davvero Mata e Grifone?

Da Peloria e Feremone a Diana e Orione: chi furono davvero Mata e Grifone?

Daniele Ferrara

Da Peloria e Feremone a Diana e Orione: chi furono davvero Mata e Grifone?

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mercoledì 15 Agosto 2018 - 04:22

Viaggio indietro nel tempo per trovare le origini della leggenda di Mata e Grifone

Tutti li amiamo e crediamo di sapere tutto su di loro, talvolta vantandoci della loro leggenda e interpretandola in chiavi diverse; sintetizziamola.

970 d.C.: Messina (che misteriosamente non c’è) viene razziata dai Saraceni, un loro capo s’innamora d’una principessa di Camaro (che curiosamente preesiste) e rinuncia all’Islam per poterla sposare: la coppia fonda Messina, che appunto non esisteva (e si era nel medioevo inoltrato!). Molto fantasiosa come cosa. Si dà il caso che le prime tracce di Messina nella falce risalgono alla Preistoria, perciò c’è qualcosa che non torna; chi furono davvero Mata e Grifone?

Una particolare emissione di monete di Messina antica ci può tornare familiare: raffigura nel recto il volto d’una donna bellissima dai lineamenti volitivi coronata di piante palustri, nel verso un guerriero nudo dalle membra scolpite e con l’elmo sul capo che regge uno scudo e brandisce una lancia: costoro sono Peloria e Feremone.

Peloria (cioè “grande, terribile”) è una figura estremamente enigmatica e forse così è stata sin da sempre: una signora delle paludi, una ninfa o una deità delle acque molto più antica, il cui dominio e dimora era il Peloro con i suoi quattro pantani originari popolati dai suoi sacri mitili, remotamente una regione selvaggia sede di culti misteriosi che ancora si fanno sentire nelle tradizioni del posto. A Messina era venerata come una patrona.

Feremone era uno dei sei figli maschi di Eolo, il custode dei venti, e uno dei quattro che regnarono in Sicilia. Rispetto ai fratelli aveva una certa preminenza perché signoreggiava sui Siculi dal Peloro fino ai Nebrodi passando per la costa tirrenica. Gli Eoliani sono di fatto la prima casata regnante siciliana di cui si racconti, che la tradizione vuole avere governato a lungo mantenendo la pace fra le tribù.

La madre dolce e severa e l’archetipo dell’eroe fondatore: che Peloria e Feremone si sposarono e fondarono una città ancestrale non possiamo dirlo con certezza, solo supporlo, ma come antica coppia fondatrice si prestano bene.

Altre due figure presentano i requisiti idonei per l’identificazione, ovvero la dea della fauna e il gigante cacciatore: Diana e Orione, veramente simili anche nell’aspetto fisico a Mata e Grifone.

Diana è risaputa essere antichissima patrona di Messina in forma di madre della luce e dei viventi, infatti la Madre della Lettera è stata una sua derivazione; la dea amava Orione figlio di Poseidone (altro patrono), detto pure Pelorio, un gigantesco semidio cretese esperto in caccia e combattimento che costruì molte cose a Messina, come il porto falcato per il re Zanclo e un tempio a Ganzirri in onore del suo divino padre.

È possibile pure che Mata e Grifone non siano soltanto la progenitrice e il progenitore dei Messinesi, ma dell’umanità tutta: per un gioco di sovrapposizioni e ipostasi, la coppia rappresenta anche le primissime deità Cibele e Saturno (che generarono Poseidone, Demetra, Zeus…) e in ultima analisi le polarità di cielo e terra, femminile e maschile, gli archetipi delle due opposte forze per le quali sussiste la natura.

Ecco dunque chi sono il Gigante e la Gigantessa che attraversano Messina da Camaro a Giostra, da un estremo all’altro dell’antico perimetro, per poi fare ritorno e sostare a metà fra le due fino alla fine della festa: forse Saturno e Cibele, forse Orione e Diana; forse Feremone e Peloria, che più di tremila anni fa regnarono sulla Peloritania che dalla sua divina sovrana prende il nome.

Daniele Ferrara

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