I più deboli e il rischio povertà. Bramanti: “non vi abbandoniamo”

I più deboli e il rischio povertà. Bramanti: “non vi abbandoniamo”

Emanuela Giorgianni

I più deboli e il rischio povertà. Bramanti: “non vi abbandoniamo”

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venerdì 06 Novembre 2020 - 07:53

La seduta della VII Commissione Consiliare permanente. “I più fragili sono tristemente abituati alle difficoltà, ma ancor di più in questo momento hanno bisogno di essere ascoltati”.

Settimanale appuntamento per la VII Commissione Consiliare Permanente, presieduta dal Consigliere Placido Bramanti, nell’Aula Consiliare di Palazzo Zanca, per rinnovare il suo impegno nel sociale ed occuparsi del contrasto alla povertà nei soggetti fragili in concomitanza a questa seconda ondata pandemica che sta colpendo il nostro Paese.

I più fragili

“Secondo i dati Istat – ha sottolineato il Presidente Bramanti – sono 3,1 milioni le persone disabili in Italia e la metà delle persone con gravi limitazioni ha più di 75 anni. Se a questo numero aggiungiamo anche le persone che dichiarano di avere limitazioni non gravi, il numero totale di persone con disabilità in Italia sale a 12,8 milioni. Si parla di tipi di disabilità molto diversi tra loro, che vanno dal massimo grado di difficoltà nelle funzioni essenziali della vita quotidiana, a limitazioni molto più lievi, comprendendo anche malattie croniche come diabete, malattie del cuore, tumori, demenze senili, disturbi del comportamento. Complessivamente, si tratta del 21,3% della popolazione italiana e l’impatto della disabilità su lavoro, istruzione e vita sociale è gravissimo. La disabilità in Italia costituisce ancora largamente un ostacolo ad accedere alle tappe fondamentali di una vita considerata ‘normale’: il lavoro, l’istruzione, la mobilità e la libera circolazione ed utilizzo dei luoghi pubblici. Sempre secondo i dati Istat, tra le persone con disabilità è senza titolo di studio il 17,1% delle donne contro il 9,8% degli uomini. Va detto però che queste differenze si stanno riducendo tra le generazioni più giovani, grazie alla maggiore inclusione scolastica delle persone disabili a partire dagli anni settanta, processo che si è particolarmente accelerato negli ultimi anni. Altra importante barriera per la partecipazione scolastica delle persone disabili è rappresentata dall’accessibilità degli edifici. Solo una scuola su 3 ha abbattuto le barriere fisiche ed una su 5 ha abbattuto quelle senso-percettive, con forti differenze territoriali tra nord e sud.

L’impatto della disabilità

L’impatto della disabilità rimane forte anche sulla partecipazione al mondo del lavoro. Malgrado gli sforzi legislativi fatti, lo svantaggio nell’accesso al mercato del lavoro rimane importante: all’interno della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni, risulta occupato solo il 31,3% di coloro che soffrono di gravi limitazioni con forti differenze territoriali. Nelle regioni del sud, infatti, solo il 19% delle persone con disabilità è occupato, contro il 37% del nord e il 42% del centro. Alcuni dati – ha proseguito Bramanti – mostrano poi l’impatto della condizione di disabilità sulle relazioni interpersonali e sulla partecipazione sociale: moltissimi vivono in una situazione di grave isolamento senza alcuna rete su cui poter contare in caso di bisogno. A parte la carenza di relazioni, si registra anche un’inferiore partecipazione alla vita sociale: solo il 9,3% delle persone disabili va frequentemente al cinema, a teatro, a un concerto, a visitare un museo. Il quadro già di per sé problematico fin qui descritto non ha potuto non acuirsi con la recente drammatica situazione sanitaria determinata dal Covid. Le persone con disabilità in questo delicato momento storico hanno vissuto ancor di più la loro solitudine. Per motivi di ordine sanitario tutto è chiuso o quasi (centri, servizi, scuole). Secondo le associazioni sono diverse le priorità da tenere in considerazione: occorre fornire l’assistenza domiciliare, permettere una effettiva inclusione e continuità scolastica, ma anche investire maggiori risorse per aumentare il Fondo Non Autosufficienza.

Il dpcm

Inoltre le scuole sono attive in alcuni casi solo online e con diffusi problemi nella didattica accessibile a distanza e questo per un ragazzo disabile è quasi sempre un ostacolo. Con il nuovo DPCM dello scorso 3 novembre l’esecutivo si è impegnato a garantire una tutela effettiva, da qui fino al termine dell’emergenza, ai lavoratori fragili, alle persone con disabilità (sia essa fisica, sensoriale, relazionale o intellettiva), nonché ai rispettivi familiari e Caregiver, assicurando loro un adeguato sostegno economico e assistenziale, anche a livello domiciliare, affinché la progressione della pandemia e l’applicazione delle misure di contenimento non determinino ulteriori regressioni, discriminazioni o isolamenti. L’intento è quello di non isolare ulteriormente bambini, ragazzi e persone con disabilità, potenziando in modo adeguato l’assistenza socio-sanitaria domiciliare e garantendo pari opportunità per l’accesso alla didattica a distanza.

Gli interventi previsti basteranno ad aiutare quanti vivono quotidianamente nell’affanno ed ai quali la pandemia ha tolto quella normalità costruita a fatica? Le famiglie delle persone disabili – ha ribadito al termine dell’incontro il Presidente Placido Bramanti – sono tristemente abituate alle difficoltà, ma ancor di più in questo momento hanno bisogno di essere ascoltate, hanno bisogno di sapere che le istituzioni non li hanno abbandonati, che i servizi ci sono, anche se in maniera diversa. Troppo spesso sono lasciate sole ad affrontare i loro drammi quotidiani, facendo davvero i salti mortali per dare assistenza ai loro cari”.

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