Il 250° della nascita di Beethoven celebrato con la sua sinfonia più celebre, nella trascrizione per due pianoforti di Liszt.

Il 250° della nascita di Beethoven celebrato con la sua sinfonia più celebre, nella trascrizione per due pianoforti di Liszt.

giovanni francio

Il 250° della nascita di Beethoven celebrato con la sua sinfonia più celebre, nella trascrizione per due pianoforti di Liszt.

lunedì 26 Ottobre 2020 - 09:30

Le Associazioni musicali riunite Accademia Filarmonica, V. Bellini, in questo periodo assai problematico per la programmazione di una stagione concertistica, hanno optato per la prosecuzione della stagione precedente, interrotta a marzo a causa del Covid, programmando l’inizio della nuova stagione per gennaio 2021. Il concerto al quale abbiamo assistito sabato u.s., tuttavia, era già programmato (da quasi due anni) come concerto inaugurale della stagione 2020/2021, pertanto ha assunto la duplice valenza di prosecuzione della stagione precedente e inaugurazione della nuova stagione.

Si tratta di un concerto di celebrazione dello sfortunatissimo 250° della nascita di Ludwig Van Beethoven, con la sua Sinfonia più celebre, la Nona, nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt, eseguita da un duo d’eccezione: i pianisti Bruno Canino e Antonio Ballista.

Il concerto, come gli altri che dovrebbero (o sarebbero dovuti) avere luogo al Palacultura, si è tenuto in due turni, alle 17,30 e alle 20,00, per permettere la partecipazione del maggior numero di spettatori, viste le rigide regole anti Covid che consentono un massimo di duecento persone alla volta.

Il duo pianistico, come si diceva, ha eseguito la Sinfonia n. 9 op. 125, in re minore di Ludwig Van Beethoven, la celeberrima “Corale”, nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt.

Liszt è stato autore di innumerevoli trascrizioni per pianoforte di opere, sinfonie, lied di musicisti a lui contemporanei o antecedenti, e tale meritoria attività, in un’epoca in cui la musica poteva essere ascoltata solo dal vivo, ha contribuito notevolmente alla diffusione della stessa.

Ha trascritto fra l’altro tutte le nove Sinfonie di Beethoven. Oggi molte di queste trascrizioni, se pur sempre piacevoli, possono sembrarci datate, ed in effetti si ascoltano raramente nelle sale da concerto, essendo venuta meno l’esigenza primaria di divulgazione che ha indotto diversi musicisti, Liszt in primis, a trascrivere brani orchestrali per pianoforte. Discorso diverso per le “Parafrasi” – composte dal musicista ungherese su brani sinfonici o operistici, ove Liszt non si limita a trascrivere il testo per pianoforte, ma a comporre vere e proprie fantasie sul tema – che ancor oggi riscuotono un notevole successo di pubblico e sono spesso eseguite nelle sale da concerto (un esempio per tutte la splendida “Parafrasi su un tema del Rigoletto”).

La trascrizione per pianoforte delle nove Sinfonie di Beethoven fu eseguita da Liszt su commissione della nota casa editrice Breitkopf & Härtel, tuttavia, al momento di trascrivere la Nona, lo stesso compositore si accorse della quasi impossibilità dell’impresa – troppo complesso trascrivere una partitura che prevede al quarto movimento anche il coro ed i cantanti solisti – e per questo ne fece una trascrizione per due pianoforti. Su pressante insistenza della casa editrice, tuttavia, Liszt riuscì a completare anche la versione per un pianoforte.

La Nona nella versione per pianoforte solista è ormai di rarissima esecuzione, mentre capita ancora di assistere alla rappresentazione della versione per due pianoforti, che abbiamo appunto ascoltato sabato.

L’adattamento per due pianoforti, seppure realizzato con grande maestria dal compositore ungherese, non può ovviamente sostituire lo straordinario sinfonismo beethoveniano, che nella Nona si sprigiona in tutta la sua magnificenza. Il primo movimento in particolare ha palesato lo sforzo impari dei due pianoforti di rendere la meravigliosa orchestrazione beethoveniana, ove l’utilizzo di tutti gli strumenti dell’orchestra è sempre mirato (si pensi alla splendida partitura dei fiati, o dei violoncelli) e intende proprio esaltare i vari strumenti.

Il terzo movimento, anche se eseguito dagli artisti in un tempo piuttosto rallentato, è forse quello meglio riuscito nella trascrizione, mentre anche l’Adagio, e soprattutto il movimento Corale, risentono fatalmente delle limitate possibilità (se raffrontate ad una grande orchestra, con coro e cantanti per giunta) dei pianoforti, fermo restando che il pianoforte è l’unico strumento ove può realizzarsi una simile operazione. L’esecuzione di Canino, vecchia conoscenza delle nostre sale concertistiche, e di Ballista, è stata all’altezza dell’improbo compito. Con grande affiatamento, sono riusciti a restituire lo spirito dell’immenso capolavoro, forse con qualche imperfezione avvertita in particolare durante l’esecuzione dell’ultimo movimento, ma bisogna tenere conto anche della “fatica” di portare a compimento una esecuzione di tal genere.

Con la performance dei due grandi artisti, molto applauditi dal numeroso pubblico – probabilmente il numero massimo consentito – anche sabato Beethoven ha avuto la sua degna celebrazione; speriamo non sia l’ultima di quest’anno veramente complicato.

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