Tra veleni e ricorsi, con Barbagallo candidato unico, il Partito democratico regionale appare preda di lotte intestine. E non decolla mai
di Marco Olivieri
Mancano due anni alle elezioni politiche e e quelle regionali in Sicilia. E il congresso del Partito democratico nell’Isola arriva nel peggiore dei modi. Domina un clima di veleni tra lacerazioni e candidature uniche dopo la rinuncia, con strascico polemico, di Antonello Cracolici.
Forte di una lista con 300 nomi a suo favore, l’uscente Anthony Barbagallo si appresta a essere confermato segretario regionale del Pd, mentre incombono ricorsi (dopo quelli messinesi) pure sul congresso. In primo piano la maggioranza dei deputati all’Ars sul piede di guerra. Tra i ricorrenti, l’avvocato messinese Giuseppe Vitarelli, che parla di “violazione dello statuto regionale. Prima di mettere ai voti il regolamento, nell’assemblea del 27 gennaio, la commissione di garanzia avrebbe dovuto esprimere il proprio parere favorevole” (fonte la Repubblica, edizione di Palermo).
Per citare Nanni Moretti, “continuiamo così. Facciamoci del male”. Intendiamoci: un partito è sano se c’è una dialettica interna. Visioni politiche chiare e contrapposte che si danno battaglia nel nome di un disegno e di un obiettivo comuni. Ci si confronta e ci si contrappone per poi elaborare una sintesi di alto livello. Una sintesi all’altezza delle sfide che deve affrontare oggi un partito progressista.
Un Pd prigioniero di lotte intestine in Sicilia
Ma si tratta di uno scenario ideale lontano dall’attuale mondo Dem. Ai cittadini e ai potenziali elettori arriva solo il messaggio di un partito autorefenziale, prigioniero di lotte intestine e poco attento ai territori. Se il Pd nazionale ha dato qualche timido, ancora non sufficiente, segnale di ripresa con la segretaria Elly Schlein, attesa alla prova della maturità politica, il Partito democratico siciliano sembra affogare in una palude di veti contrapposti e contese giuridiche, in assenza di una visione politica netta.
Le necessità sono tante. Dare un’identità a una sinistra contemporanea che sappia contrapporsi alle destre. Offrire un modello di Stato sociale capace di affrontare la questione meridionale, l’emergenza sociale ed economica e di offrire un modello di sviluppo e di crescita economica alternativi al liberismo. Formare una nuova classe dirigente. E non politici abili solo nel garantirsi il loro posto al sole nei Palazzi. Aprirsi alle nuove generazioni e dialogare con le altre forze politiche di centrosinistra e di sinistra, senza alleanze raffazzonate. Il tutto in una cornice programmatica che guardi al breve, al medio e al lungo periodo.
Il partito non nasce e il centrodestra dorme sonni tranquilli abbarbicato al potere
Di tutto questo, però, non giunge nemmeno l’eco. L’impressione è che il Partito democratico, in Sicilia e non solo, stenti a nascere davvero. Avanti tutta verso il disastro, allora. Nel frattempo, il centrodestra rimane una fragile corazzata abbarbicata al potere, senza che nessuno la contrasti.

Lo so, sono ripetitivo, l’ho già scritto tante e tante e tante volte, ma purtroppo non passa mai di moda:
“MI DISPIACE DIRLO, CON QUESTA CLASSE DIRIGENTE NON VINCEREMO MAI !!!!!” (Nanni Moretti, 02/02/2002)
meglio così capite che il pd non vale nulla
Vista la pochezza anche a livello nazionale dovrebbero prendere in considerazione lo scioglimento del partito e ripartire da zero