"Il Primo maggio per mio fratello Salvatore Ada e tutti i morti sul lavoro"

“Il Primo maggio per mio fratello Salvatore Ada e tutti i morti sul lavoro”

Autore Esterno

“Il Primo maggio per mio fratello Salvatore Ada e tutti i morti sul lavoro”

giovedì 01 Maggio 2025 - 07:30

Pubblichiamo una lettera di Rosa Ada: "Era stato promesso il riconoscimento di una targa sul viadotto Ritiro dove ha perso la vita. Noi non lo dimentichiamo"

In occasione del Primo maggio, festa dei lavoratori, riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Rosa Ada. Suo fratello, Salvatore Ada, operaio morto nel cantiere di Viadotto Ritiro il 12 ottobre 2021, a Messina.

Gentile direttore,

in occasione del Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, desidero condividere una riflessione personale che parte da una tragedia familiare ma riguarda una piaga che coinvolge l’intero Paese: le morti sul lavoro.

Questa lettera è dedicata a mio fratello, Salvatore Ada, e a tutte le vittime delle cosiddette “morti bianche”, per dare voce a chi troppo spesso resta inascoltato.

In memoria di Salvatore Ada e di tutte le morti bianche.

Basta silenzi.

In occasione del Primo Maggio, la Festa dei lavoratori, voglio ricordare mio fratello, Ada Salvatore, morto mentre lavorava per Toto Costruzioni. Quella che dovrebbe essere una giornata di celebrazione, per tante famiglie come la mia, è diventata un giorno di rabbia e dolore, perché Salvatore non c’è più. Come non ci sono più migliaia di altri lavoratori caduti sul posto di lavoro, vittime di quella che chiamano “morte bianca”, ma che troppo spesso è il risultato di negligenze, mancanza di controlli, assenza di sicurezza.

Non si può continuare a morire lavorando. Lo Stato deve prendersi le proprie responsabilità: più controlli, più ispettorati nei cantieri, più prevenzione. Non possiamo più accettare che la vita di un operaio valga meno di una scadenza o di un risparmio economico.

“Vogliamo giustizia e tutela per chi denuncia condizioni insicure”

E basta anche con i silenzi. Basta con gli operai che non parlano per paura di perdere il lavoro. Il silenzio uccide. Ogni lavoratore deve sentirsi tutelato dalla giustizia quando denuncia condizioni insicure. Solo così qualcosa potrà davvero cambiare. Siamo stanchi, esausti. Le famiglie restano devastate, costrette ad aspettare anni per un briciolo di giustizia.

“Quella targa promessa sul viadotto Ritiro”

Il 20 giugno si terrà finalmente un’udienza: dopo tre anni e sei mesi, saranno ascoltati gli indagati per la morte di mio fratello. È vergognoso che ci sia voluto tutto questo tempo. È questa la giustizia italiana? E Come se non bastasse, ci era stato promesso il riconoscimento simbolico di Salvatore con una targhetta commemorativa sul viadotto dove ha perso la vita. A oggi, quella promessa non è mai stata mantenuta. Anche la memoria sembra abbandonata, ignorata.

“È tempo di giustizia, verità e rispetto”

Ma noi non dimentichiamo. Salvatore era un uomo, non un numero. Aveva sogni, una famiglia, un futuro. E ora ha solo un nome in una lista che continua ad allungarsi ogni giorno. Ma io non resterò in silenzio. Nessuno dovrebbe farlo. Basta morti bianche. Basta silenzio. Basta attese. È tempo di giustizia, verità e rispetto.

Rosa Ada

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