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In Liguria caduti 883 mm di pioggia in 24 ore: può accadere pure sui Peloritani?

Fra domenica 3 e martedì 5 ottobre 2021, una severa ondata di maltempo ha colpito alcune zone fra Liguria centro-occidentale e basso Piemonte. L’intensa fase di maltempo, dalle tipiche caratteristiche autunnali, è stata causata dal transito di un sistema frontale, collegato alla depressione extra-tropicale atlantica “Christian”. I fenomeni più rilevanti hanno investito i rilievi e le alte vallate dell’Appennino Ligure, tra le province di Savona, Genova e Alessandria, per lo sviluppo di un pericoloso temporale “autorigenerante”, che per diverse ore ha assunto la forma di una “cold v-shaped storm”. Questo temporale si è reso stazionario per diverse ore, causando sui territori interessati precipitazioni a carattere alluvionale, con conseguenti piene torrentizie-fluviali e frane. Fortunatamente, interessando aree montane, non densamente abitate, con una estesa copertura boschiva, non si sono verificati morti.

In Liguria stabilito il nuovo record di pioggia in 12 ore

l dato più impressionante è quello della stazione di Rossiglione, in provincia di Genova, dove in sole 24 ore sono caduti ben 883,8 mm di pioggia. Stiamo parlando di un valore impressionante, che si è avvicinato di molto al record storico nazionale di 948,4 mm del 7-8 ottobre 1970 a Bolzaneto. Di questi 883 mm, ben 740,6 mm sarebbero caduti in 12 ore, superando così superati i 717,8 mm in 12 ore del 7-8 ottobre 1970 a Bolzaneto. In totale, fra il 3 e il 5 ottobre, a Rossiglione sarebbero caduti ben 927 mm. Basti pensare che in Italia, in molte località, basti pensare alle località siciliane, cadono solo 600-700 mm di pioggia. Notevolissimi pure i 496 mm in 6 ore registrati a Montenotte Inferiore, in provincia di Savona, che sarebbe il nuovo record italiano su questo intervallo di tempo.

Lo zampino con il cambiamento climatico?

L’evento che ha colpito la Liguria appare ancora più stupefacente se si considera che è sopraggiunto come prima intensa perturbazione autunnale dopo quattro mesi di marcata siccità. Per quanto nubifragi di questo genere all’inizio dell’autunno siano frequenti in Liguria, le quantità e intensità di precipitazione rilevate il 4 ottobre 2021 sull’Appennino tra Piemonte e Liguria sono estremamente rare, e quindi le possiamo definire eccezionali. Anche se è sbagliato associare il singolo fenomeno atmosferico al cambiamento climatico, è possibile che il riscaldamento globale abbia contribuito a incrementare la violenza dell’evento attraverso la maggiore disponibilità di vapore acqueo ed energia nel mare e nell’atmosfera, più caldi del consueto. Basta considerare che l’anomalia termica delle acque superficiali del mare, fra Corsica e Liguria, sarebbe superiore del +3°C.

Il grosso temporale “autorigenerante” che a cavallo fra il 5 e il 6 dicembre 2020 colpì il messinese, scaricando oltre 400 mm di pioggia nella zona di Novara di Sicilia

Nel messinese si possono mai raggiungere simili valori?

Assieme alle coste liguri, all’alta Toscana, ad alcune aree della Sardegna orientale e meridionale, della Calabria centro-meridionale e della Campania, il messinese è una delle aree più vulnerabili al rischio idrogeologico e all’esposizione agli eventi alluvionali “lampo”, anche di grossa portata. Spesso il fattore orografico e la complessa composizione geomorfologica del territorio messinese possono agevolare degli eventi rapidi ma dagli esiti davvero devastanti. In passato anche nell’area dei Peloritani, soprattutto lungo la costa ionica da Giardini fino a Messina sud, e nella zona che dalla valle dell’Alcantara si estende fino al territorio di Tripi, Novara di Sicilia, Castroreale e Barcellona (luogo di formazione del cosiddetto “effetto Alcantara Agrò”), si sono verificati eventi alluvionali, con quantitativi di pioggia analoghi a quelli registrati nei giorni scorsi in Liguria. Tanto per citare qualche dato, ad Antillo, nell’alta valle d’Agrò, dal 30 Dicembre 1972 al 2 Gennaio 1973, caddero’ oltre 1100 mm di pioggia. Un valore davvero impressionante se si pensa che quell’anno Antillo accumulò oltre 2429 mm, di poco inferiore ai 2762 mm del 1976. Il vero problema è che per mancanza di dati oggi abbiamo pochissime informazioni sul potenziale “pluviometrico” di queste zone. Solo negli ultimi anni, con la nuovissima rete di monitoraggio installata dalla Protezione Civile Regionale, con 265 preziosissime stazioni dotate di pluviometri, stiamo iniziando a conoscere i reali quantitativi di pioggia che possono cadere in queste aree dei Peloritani.

La spettacolare nube a mensola che transito sul messinese il 6 dicembre 2020

Ad esempio lo scorso anno, fra il 5 e il 6 dicembre, vicino San Basilio, una frazione di Novara di Sicilia, uno di questi nuovi pluviometri registrò un accumulo di oltre 400 mm, ossia 400 litri d’acqua in un metro quadrato, in appena 24 ore. Parliamo di un quantitativo di pioggia finora mai registrato nelle stazioni limitrofe solo perché la rete di monitoraggio era molto carente, e che mette in evidenza quanta pioggia può cadere sui nostri rilievi, con la giusta configurazione barica. In un’ottica di monitoraggio di Protezione Civile, al fine di mitigare il rischio idraulico e il rischio idrogeologico in seguito ad avverse condizioni meteorologiche, l’utilizzo di una rete pluviometricarappresenta uno degli strumenti di telerilevamento fondamentali per la gestione delle emergenze. Ma oltre che per la gestione delle emergenze i dati pluviometri possono essere utilizzati in tantissimi altri campi, come per la pianificazione territoriale in campo agricolo, così come per la regolazione del livello degli invasi artificiali, solo per fare alcuni esempi.