La storia di Antonella, la pedalata di Andrea: due testimonianze contro la violenza su donne e bambini

La storia di Antonella, la pedalata di Andrea: due testimonianze contro la violenza su donne e bambini

La storia di Antonella, la pedalata di Andrea: due testimonianze contro la violenza su donne e bambini

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martedì 02 Agosto 2016 - 09:01

Il Cedav ha incontrato Antonella Penati, presidente dell’associazione “Federico nel cuore” e Andrea Raffaelli, triatleta, che ha deciso di percorre l’Italia in bicicletta per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza sulle donne e sui bambini. Un'occasione per fare il punto su quanto sia fondamentale lavorare in rete per aiutare le vittime di violenza.

Violenza sulle donne, violenza sui bambini. Testimonianze di vita vera, di sofferenza, di dolore, di lotta. Lo scorso sabato, la presidente del Cedav Onlus, Carmen Currò, accompagnata da un gruppo di socie, ha incontrato Antonella Penati, presidente dell’associazione “Federico nel cuore” e Andrea Raffaelli, triatleta, che ha deciso di percorre l’Italia in bicicletta per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza sulle donne e sui bambini. Andrea si è anche cimentato il giorno dopo nella traversata dello Stretto di Messina a nuoto, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi di cui si occupa l’associazione “Federico nel cuore”.

La storia di Antonella è la storia di una donna vittima di violenza che trova il coraggio di denunciare il compagno per proteggere se stessa e il suo bambino, Federico di otto anni; è la storia di una donna che crede nella giustizia e nelle istituzioni e decide di chiedere aiuto. Nonostante otto denunce, una perizia psichiatrica che confermava la pericolosità dell’uomo, nonostante i suoi continui appelli, durante una visita protetta presso l’ASL di San Donato Milanese, Federico viene ucciso dal padre con 34 coltellate. Successivamente, l’uomo si suicida in carcere. Dopo una sentenza di assoluzione degli operatori del Servizio protetto in Cassazione, è iniziata la battaglia di Antonella e, dopo sette anni, attende il che sia la Corte di Strasburgo a fare giustizia. Della morte di Federico qualcuno deve essere responsabile perché è morto in luogo che lo doveva proteggere da padre violento. Gli operatori, che doveva vigilare affinché a Federico non accadesse nulla, possono non essere responsabili di tale crimine? Antonella chiede riposte alla giustizia e allo stato italiano.

Sentire la testimonianza diretta di Antonella ha coinvolto molto coloro che l’hanno ascoltata; le operatrici del centro antiviolenza, che incontrano quotidianamente donne che subiscono violenza, sono state messe di fronte ai limiti, alle difficoltà che incontrano nel cercare di coinvolgere nel lavoro di protezione delle donne e dei minori le istituzioni, gli operatori dei servizi pubblici, spesso lenti e sordi ad alcune pressanti richieste tendenti a salvare le vite delle vittime.

Durante l’incontro è emerso quanto sia fondamentale lavorare in RETE, l’urgenza di una formazione adeguata per tutti gli operatori sociali e per le figure professionali che a vario titolo hanno seguono le donne e i bambini vittime di violenza, il sostegno, attraverso il coinvolgimento fattivo e non parolaio delle istituzioni ai centri donne antiviolenza, il contrasto netto e deciso alle inesistenti patologie e teorie, come la PAS, che inspiegabilmente trovano spazio nelle aule dei tribunali. Con il Protocollo interistituzionale per la costituzione di una Rete integrata a Messina e provincia il Cedav onlus ha iniziato un percorso che ha tra gli obiettivi proprio quanto auspicato dall’incontro con Antonella Penati.

La presidente del Cedav, Carmen Currò, onlus ha espresso la volontà dell’associazione di intraprendere in futuro iniziative insieme con Antonella Penati perché la sua storia sia da monito a chi lavora nei territori sulla violenza su donne e minori, affinché in maniera concreta ed efficace agiscano nelle attività di tutela e di protezione.

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