La giudice della Consulta De Pretis incontra gli studenti di Giurisprudenza

La giudice della Consulta De Pretis incontra gli studenti di Giurisprudenza

Vittorio Tumeo

La giudice della Consulta De Pretis incontra gli studenti di Giurisprudenza

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martedì 26 Novembre 2019 - 08:08

Il dibattito è stato organizzato dalle cattedre di Diritto costituzionale dei professori Saitta e D'Andrea

Straordinario successo di pubblico per l’imperdibile appuntamento con la Professoressa Daria De Pretis, Giudice presso la Corte Costituzionale e che ha visto impegnati, nella giornata di ieri, docenti, avvocati e studenti del dipartimento di Giurisprudenza del nostro Ateneo. Una gremitissima Aula 2 della sede centrale di Piazza Pugliatti ha avuto l’opportunità di ascoltare la testimonianza professionale dalla viva voce di chi, con l’ago e il filo della Costituzione, “lavora” sulle leggi di cui si contesta la legittimità. Tema dell’incontro, le “scelte tragiche” che la stessa Corte Costituzionale italiana si è trovata ad affrontare nel corso della propria attività. “Scelte tragiche” – come ha ricordato nel suo intervento il Prof. Giacomo D’Amico, Associato di diritto costituzionale – è anche il nome di un omonimo testo di Guido Calabresi e Philip Bobbit del 1978.

Saitta, Astone, D’Andrea, De Pretis, D’Amico, Parrinello

Dopo gli indirizzi di saluto del Magnifico Rettore Prof. Salvatore Cuzzocrea, del Direttore del Dipartimento Prof. Franco Astone e della Coordinatrice del Corso di laurea Prof.ssa Concetta Parrinello che hanno espresso profonda soddisfazione per questo alto momento di confronto, si è entrati nel vivo del dibattito. Ad aprire i lavori è stato il Prof. Luigi D’Andrea, Ordinario di Diritto costituzionale, che nel corso del suo intervento ha riflettuto sul ruolo del giudice costituzionale come soggetto che naturalmente è portato a “porsi delle domande” e al quale i “casi tragici” sono “congeniali proprio in virtù della struttura dell’ordine costituzionale, nel quale i valori sono molecolarmente espressi e si trovano in una posizione di immanenza”. Si è quindi proseguito con i quesiti che i dottori e dottorandi di ricerca hanno formulato, a partire dal Dott. Antonino Amato, che ha interrogato la Prof.ssa De Pretis sull’influenza dell’estrazione professionale del giudice costituzionale nell’operare appunto una “scelta tragica”.

D’Andrea, De Pretis, Amato, Arena e Colavecchio

Una interessante questione è stata poi posta all’attenzione dell’uditorio dal Dott. Antonio Arena, riguardante gli errori presenti talvolta nei comunicati stampa che la Corte rende prima di pubblicare la sentenza. In modo particolare si è fatto riferimento al comunicato del 25 settembre 2019 con cui la Consulta si è pronunciata sul c.d. “fine vita”. La Dott.ssa Giulia Colavecchio si è invece soffermata sul modo in cui la Corte Costituzionale si colloca rispetto al dialogo delle Corti internazionale,

D’Andrea, De Pretis, Torre e Scaffidi Runchella

mentre il Dott. Francesco Torre ha fatto riferimento all’uso “creativo” delle regole processuali ad opera della Corte, e cioè chiedendosi se una creazione di regole ad hoc – come nel caso Cappato – non possa trasformare la stessa Corte Costituzionale in un “abnorme potere costituente”, secondo una definizione del Prof. Antonio Ruggeri (da qualche giorno nominato Professore Emerito, ndr). Le adozioni da parte delle coppie omosessuali e la sent. 221/2019 sono state l’oggetto degli interventi del Prof. Livio Scaffidi Runchella e del Dott. Giuseppe Donato. Altre domande sono state infine poste dagli studenti Giulia Pirronello e Antonio Restifo.

D’Andrea, De Pretis, Colavecchio, Arena, Donato e Pirronello

La scelta del dibattito come format dell’incontro è stata particolarmente apprezzata dalla giudice De Pretis, che ai giovani guarda sempre con particolare fiducia, da Rettore dell’Università degli Studi di Trento quale è stata prima della nomina, nel 2014, a giudice costituzionale. Nelle sue risposte, la professoressa ha sollevato molteplici spunti di riflessione e, più specificamente, ha puntato i riflettori sul carattere “collegiale” della Corte come giudice tout court che, per citare il sociologo Jurgen Habermas, svolge un’opera collettiva che sintetizza gli interessi e le istanze dei cittadini. “L’aspetto felice della composizione della Corte – ha proseguito la De Pretis – sta proprio nella combinazione delle due anime, accademica e giudiziaria, per cui anche la scrittura del testo della sentenza è un risultato al quale non si può che approdare congiuntamente”. La professoressa poi ribadito come la Corte abbia deciso di muoversi anche sul terreno della comunicazione, scardinando così l’assunto in base al quale i giudici si esprimerebbero solo attraverso le sentenze. Non si può però negare che si tratti di un terreno abbastanza scivoloso: se infatti i comunicati sono strumenti efficaci, talvolta l’eccesso di semplificazione è foriero di errori. Per finire, la giudice De Pretis ha ricordato come, da alcuni anni a questa parte, la Corte sottolinei la necessità di salvaguardare il nostro sistema giudiziario. Concetto, quest’ultimo, ripreso dal Prof. Antonio Saitta, Ordinario di Diritto costituzionale, al quale è stata affidata la conclusione dei lavori, che ha posto l’accento sull’efficacia dell’attività della Corte “che va oltre l’art. 136 della Cost. e che si caratterizza nel produrre una decisione che è anche l’incontro, l’osmosi, di quindici vissuti e prospettive diverse e resta, per ciò stesso, un organo prezioso da custodire”.

Vittorio Tumeo

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