La Lega in Calabria è un "giallo". Loizzo destituita «fuori dai canoni della correttezza»

La Lega in Calabria è un “giallo”. Loizzo destituita «fuori dai canoni della correttezza»

mario meliado

La Lega in Calabria è un “giallo”. Loizzo destituita «fuori dai canoni della correttezza»

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mercoledì 21 Dicembre 2022 - 17:45

Neocapogruppo alla Regione è Gelardi, di Sant'Eufemia d'Aspromonte. Ma dopo episodi come l'espulsione del segretario cosentino designato, nel partito è caos

REGGIO CALABRIA – Davvero non si sa cos’altro debba accadere nella Lega su scala regionale.

Da Mancuso a Greco, nella Lega è il caos

Alcuni mesi fa, alle Comunali di giugno a Catanzaro, il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso s’è smarcato che neanche Messi, sostanzialmente non garantendo alcun appoggio elettorale, coi prevedibili esiti finali. E, cosa se vogliamo ancor più incredibile, senza riportare però alcuna conseguenza post-elettorale: difficile imputare la cosa a semplice “distrazione”.

Pochi giorni fa, l’avvocato Emilio Greco, impegnato da lunghi anni nella Lega cosentina, è stato raggiunto da una missiva d’espulsione, in relazione ad alcune pubbliche prese di posizione critiche riguardo alla gestione del partito locale e nazionale, esattamente a 24 ore dal congresso che l’avrebbe eletto segretario cittadino del Carroccio. Un paradosso gravissimo ma, ancora una volta, in sostanza nessuno ha “parlato” tra i “graduati” leghisti in Calabria.

Loizzo “fatta fuori”, neocapogruppo l’eufemiese Gelardi

Martedì scorso, invece, quello che potrebbe apparire il capitombolo finale: a Palazzo Campanella i  consiglieri-“congiurati” si sono riuniti e, a tempo di record, hanno votato la sfiducia al capogruppo Simona Loizzo, peraltro neoparlamentare (!), designando il presidente della Commissione consiliare anti-‘ndrangheta Giuseppe Gelardi – reggino di Sant’Eufemia d’Aspromonte – quale nuovo presidente del gruppo di Alberto da Giussano a Palazzo Campanella.

Riemergono i ricordi delle frizioni pregresse…

Ce ne sarebbe abbastanza per “andare ai pazzi” in qualsiasi partito.
Ma nella Lega ci sono due, tre, quattro aggravanti…

Alla luce delle cose folli che hanno “congelato” a lungo il gruppo reggino effettivamente attivo sul territorio; considerata l’inopinata rivalutazione in chiave dirigenziale e organizzativa del deputato lametino e vicecapogruppo leghista alla Camera Domenico Furgiuele, già primo commissario regionale della Lega poi investito da robustissime “grane” giudiziarie; filtrati gli attriti al calor bianco che hanno preceduto, accompagnato e seguìto l’indicazione di Nino Spirlì quale vice di Jole Santelli e poi il suo mandato da Governatore facente funzioni; soppesato il rapporto “complicato” tra la base e due rappresentanti al femminile come l’ex assessore e neosenatrice Tilde Minasi e la stessa Emma Staine, chiamata a succederle.

Alla radice di tutto, quel “niet” alle norme sulle ludopatie

Come se tutto questo non bastasse, “sul tavolo” c’è il motivo, rovente, della destituzione della Loizzo a pochi giorni dalla sua opzione obbligata tra l’incarico alla Regione e quello alla Camera: l’essersi fulmineamente smarcata dall’elenco dei firmatari dell’articolato che nel Consiglio regionale di domani andrà a modificare la legge anti-‘ndrangheta, a suo avviso (e della Cec, e di molte associazioni etc.) senza tutelare i cittadini dallo spettro delle ludopatie.
Cosa che aveva fatto saltare i nervi a tutto il centrodestra, i cui capigruppo a loro volta avevano poi ritirato la firma dal provvedimento, che domani andrà in Aula a firma del solo presidente dell’Assemblea Filippo Mancuso.

Dura replica: atto slegato dai canoni della correttezza

La Loizzo, per parte sua, fa presente d’aver già comunicato alla Giunta per le elezioni le proprie dimissioni da consigliere a far data dal 31 dicembre di quest’anno.
E ‘bolla’ la sfiducia subita come «un atto slegato dai canoni della correttezza», ribadendo peraltro la propria contrarietà alla modifica della legge anti-‘ndrangheta sia nella prima sia nell’attuale versione. La sua contrarietà alla legge sulle sale-gioco, fa presente anzi la Loizzo, «è in perfetta linea col governo Meloni, con le dichiarazioni programmatiche sul punto del sottosegretario Alfredo Mantovano».
La stessa linea della Lega, secondo Simona Loizzo, che sarebbe poi la stessa «espressa dalla Conferenza episcopale e dalle comunità di recupero».

E poi la neodeputata lascia una “pista” al veleno circa la repentina sfiducia: «Bisognava fare presto, prima che subentrasse il nuovo consigliere…». Cioè l’ex leader calabrese di Coldiretti Pietro Molinaro, leghista ed ex consigliere regionale iper-critico verso le stesse elaborazioni critiche del suo partito. Che, par di capire, non avrebbe votato la sfiducia approvata coi suffragi di Gelardi (cioè il nuovo capogruppo) e del presidente della Quarta Commissione consiliare “Ambiente” Pietro Raso, astenuto il presidente Mancuso.

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