La vera origine del toponimo “Ficarra”, un rebus mai risolto

La vera origine del toponimo “Ficarra”, un rebus mai risolto

Vittorio Tumeo

La vera origine del toponimo “Ficarra”, un rebus mai risolto

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sabato 30 Aprile 2022 - 08:00

Alcuni sostengono che derivi dall’arabo, ma l’ipotesi più verosimile è che sia di conio latino

In molti hanno da sempre sostenuto che l’origine del toponimo «Ficarra» sia araba. Una prova inconfutabile a sostegno di tale ipotesi sarebbe potuta essere la presenza di Ficarra all’interno del tracciato della Carte comparée de la Sicile moderne avec la Sicile au XII siècle d’après Èdrisi, et d’autres géographes Arabes in cui nel 1859 Auguste Henri Dufour, Michele Amari, Honoré Théodore Paul Joseph d’Albert de Luynes, George Erhard Schieble e Joseph Lemerciere riportarono gli antichi siti di origine araba associati a quelli della Sicilia moderna, e Ficarra non compare. Possiamo solo aggiungere che questa derivazione è anche quella che propugnano alcuni studiosi che hanno cercato di indagare il nomen loci della cosiddetta Torre Ficara di Roccalumera, molto cara a Salvatore Quasimodo, che le dedicò la poesia Vicino ad una Torre Saracena per il fratello morto, così chiamata per via appunto delle presunte origini arabe. L’aggettivo preceduto dall’articolo “al”, talvolta romanizzato come “el”, “al fakhar” (ٱلْـفخار), potrebbe comunque essere attribuito ad un luogo geografico, forse con l’intento di celebrare e consacrare il valore, il coraggio, la gloria, la fierezza appunto, di chi lo abitava, oppure di chi lo aveva conquistato. “Al Fakhar” è infatti anche il nome di una zona del Nord Est dell’Iraq in cui insiste un tell, cioè un tumulo di insediamento archeologico dove sono state trovate tracce umane riferibili al periodo neoassiro. Non allontanandosi troppo dal territorio, si sa che «Ficarra» è anche il nome di un altro feudo, omonimo a quello nebroideo, che si trova nel territorio di Bisacquino, vero Palermo.

Il paese di Ficarra

Dall’analisi delle fonti ricaviamo che la radice ficar- sopravvive sempre e rimanda d’emblée alla pianta del fico, rectius ad una piantagione di fichi, id est una ficaia. «Ficarra» sarebbe allora un fitonimico, variante di “ficara” e quindi a sua volta da fico, derivante dal latino classico ficus, tardo latino fica, francese antico figuier, anche se il Savi riporta che “questo nome deriva, secondo alcuni, da una parola ebrea che significa (ficaja) [mentre] altri lo fanno derivare dal latino (fæcunditas, fecondità) perché il fico produce frutti replicatamente”.

La Crusca non mostra differenza tra fico e ficaia, dichiarando che per la prima di queste parole si intende “l’Albero del fico, lat. ficus”, mentre la seconda indica il “Noto albero fruttifero detto Ficus da’ Latini”; “ficara” o “ficaja” potrebbero ben indicare il singolo albero fico stando ad alcuni precedenti letterari: una “ficaja” piantata era l’albero protagonista dei noti episodi biblici e, sul piano squisitamente linguistico, la cartina di tornasole sarebbe fornita proprio dal suffisso “-ara”, che nella nostra zona è usato proprio per la denominazione degli alberi, inoltre si segnala che in dialetto calabrese “ficarra” indica propriamente l’albero del fico. A primo acchito una differenza fico e ficara sembra non esserci, e non a caso presso la gente di campagna i due termini si equivalgono. Una diversità di significato tuttavia è emersa e consiste in ciò, che il detto albero si chiama “fico” quando sorge da un solo ceppo e con un solo fusto, mentre prenderebbe il nome di “ficaia” (cfr. ficaja, ficara) allorché più piedi formano un gruppo, una ceppaia di vari fusti; milita in questo senso il Forcellini, che descrive “Ficaria o Ficheretum, locus ubi consitæ sunt ficus”, cioè appunto luogo, territorio dove insistono piante di fico. In effetti è questa la teoria inter multa più convincente. Dalla lettura critica delle fonti, la prima forma incontrata è appunto «Ficaria», termine chiaramente formato dalla radice latino-classica “ficus” o tardo-latina “fica” più il suffisso “ –aria”, femminile di “ –arius”, che in latino ha la specifica funzione di formare aggettivi sostantivati e da cui si è affermato in seguito il valore moderno di suffisso nominale in derivati che indicano luoghi in cui abbonda o è contenuto ciò che è designato alla base, nel nostro caso piante di fico, alberi di fico appunto, donde la lettura ormai ad avviso di chi scrive definitiva, di «Ficarra» come “zona abbondante di alberi di fico”.

Foto web
Foto web

La scomparsa della “i”, che le mappe attestano a cavallo tra Cinquecento e Seicento è quasi certamente avvenuta de plano, forse per una migliore resa fonetica della pronunzia, donde «Ficara». La novità risiede più che altro nella premessa dell’articolo “la”, identificativo di un luogo preciso; vale allora la lettura di “La Ficara”, ovvero “La Ficari” come “quella Ficarra”, nome di luogo, quel preciso luogo abbondante di fichi collocato sul poggio compreso tra le fiumare di Naso e Brolo su cui è stato edificato l’abitato. Probabilmente infatti il suo territorio, nei secoli, è stato coltivato in prevalenza da alberi di fichi. Non si potrebbe stabilire l’epoca in cui ebbe principio la coltivazione dei fichi. Si sa dalle cronache storiche che gli Ebrei avevano ricevuto quest’albero dagli Egizi e lo tenevano in grande devozione. I Greci lo coltivarono fin dai primi tempi della loro civilizzazione, costituendo uno dei prodotti principali del suolo, e lo veneravano, così come anche i Romani. Già alla fine del Seicento l’articolo femminile scompare, nel solco del cambio di direzione assunto dai canoni di compilazione delle mappe cartografiche, più snelle, col preciso intento anche di segnare più comuni in spazi esigui.

Vittorio Tumeo

Un commento

  1. ANTONIO BARBERA 30 Aprile 2022 13:45

    A conferma di quanto scritto nell’articolo ritroviamo il toponimo indicato in diverse Mappe della Sicilia tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo . Una delle prime carte geografiche moderne della Sicilia venne stampata a Messina da Joan Martines tra il 1556- 87 , ivi è indicato il toponimo ” la ficara ” , successivamente in una Carta del Sac. Antonio Bova ( 1641- 1701) troviamo il toponimo ” Ficarra” già noto agli inizi del 1600 ad Antonio Maggini , Francesco Donia nel 1682 indica il sito ” Ficaro ” . Ultima annotazione Frederich De Wit in una Carta della Sicilia redatta secondo la consuetudine “antiqua” riporta un antico toponimo ” S. Nicolaus a ficu “. Complimenti all’Autore dell’articolo .

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