L'Aquarius della droga in zona sud, tutte le condanne per i Mazza-Umbertalli

L’Aquarius della droga in zona sud, tutte le condanne per i Mazza-Umbertalli

Alessandra Serio

L’Aquarius della droga in zona sud, tutte le condanne per i Mazza-Umbertalli

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martedì 29 Novembre 2022 - 20:15

Il dettaglio della sentenza per tutti i pusher di Gazzi, Mangialupi e Provinciale

MESSINA – Sono sedici condanne quelle decise dal giudice per l’udienza preliminare Monica Marino alla fine del processo abbreviato per i pusher attivi tra Gazzi, Mangialupi e Provinciale, coinvolti nell’operazione anti droga Aquarius. Tenendo conto del rito alternativo, si tratta di vere e proprie “tegolate” in primo grado, soprattutto per i “capi” dei due gruppi familiari dei Mazza e degli Umbertalli.

Tutte le condanne

Hanno patteggiato le pene: Vincenzo La Foresta e Daniele Giannetto a 1 e 4 mesi; un anno e un mese Angelo Immormino, un anno e 10 mesi Massimiliano Immormino.

20 anni per Lucio Mazza, altrettanti per Daniele Mazza, 18 anni per Lorenzo Umbertalli; 13 anni e 4 mesi per Antonino Mazza e Massimo Russo ; 11 anni e 4 mesi per Rosario Mazza; 9 anni e 4 mesi per Aurora Aliotta e Rosa Gugliotti, 10 anni per Fabiana Russo e Maria Tindara Umbertalli; 8 anni per Demetrio Lombardo e Antonino Corritore; 10 anni e 8 mesi per Davide Bonanno; 3 anni e 4 mesi per Francesco Giorgi, Massimiliano Primerano e Gianluca Minella. Decise alcune assoluzioni parziali.

In sostanza il GUP sembra aver accolto quasi integralmente le richieste dell’Accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Francesco Massara e Roberto Conte. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Cinzia Panebianco, Carolina Stroscio, Salvatore Silvestro, Daniela Garufi,  Salvatore Stroscio, Massimo Marchese, Giuseppe Donato, Tommaso Autru Ryolo.

Lo spaccio di droga

Gli arresti sono scattati col blitz del marzo scorso, svelando che il quartiere fortino di Mangialupi, a ridosso del carcere della zona sud messinese, resta la piazza principale per lo spaccio di droga a Messina. La “fotografia” scattata dall’inchiesta mette poi in luce che, con i capi storici in carcere, i rifornimenti di cocaina e hashish erano passati in mano a nomi relativamente nuovi, come appunto gli “eredi” Mazza e gli Umbertalli, imparentati tra di loro ma non sempre d’accordo, su come muoversi per gli approvvigionamenti degli stupefacenti e lo spaccio.

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