“L’artista è come l’Etna”: Fioretta Mari si racconta, tra “Fiore di Agave” e amore per Messina

“L’artista è come l’Etna”: Fioretta Mari si racconta, tra “Fiore di Agave” e amore per Messina

Emanuela Giorgianni

“L’artista è come l’Etna”: Fioretta Mari si racconta, tra “Fiore di Agave” e amore per Messina

giovedì 02 Dicembre 2021 - 06:40

L’intervista a Fioretta Mari. Per la prima nazionale di “Fiore di Agave” di Salvatore Arimatea, alla Multisala Apollo il 4 dicembre

Il volto di Fioretta Mari è conosciuto e amato da tutti gli italiani, così il suo talento, il suo amore per l’arte e la sua grande umanità. Impossibile non restarne colpiti, tanto quando la si apprezza sui principali palchi italiani ed esteri (in più di 150 produzioni teatrali), tanto al cinema o in televisione, tanto quando insegna (anche oltreoceano, nella prestigiosa Lee Strasberg Theatre & Film Institute di New York e di Los Angeles), trasmettendo agli altri la sua passione.

E Messina, oggi, si onora di accoglierla per il suo film “Fiore di Agave”.

Fiore di Agave

Fiore di Agave è il nuovo progetto cinematografico, “Made in Messina”, del regista Salvatore Arimatea, la cui prima nazionale sarà ospitata dalla Multisala Apollo sabato 4 dicembre alle ore 20,15. Venerdì 3 dicembre alle ore 17,00, invece, sarà inaugurata alla Marina del Nettuno Yachting Club una mostra con le foto di scena del film, seguita da una serata di gala al Salotto Fellini – La Dolce Vita di Piazza Duomo.

In attesa della prima, abbiamo intervistato la celebre attrice.

L’intervista a Fioretta Mari

Vorrei iniziare chiedendole proprio del film. Come è stata la sua esperienza in Fiore di Agave?

È stata un’esperienza umana commovente; risultato di un grande lavoro realizzato dal regista Salvatore Arimatea, dagli attori e da tutti i tecnici. [Insieme alla Mari, interpreti del film sono Clara Cirignotta, Ida Elena De Razza, la piccola Andrea Messina, Federica Biondo, Lelio Naccari, Caterina Mangano, con la partecipazione straordinaria di Turi Giuffrida]. Mi auguro che il film possa uscire dai confini regionali, perché tante cose di valore e qualità restano qui. Fiore di Agave vale ed è importante che abbia la possibilità di trasmettere il suo emozionante messaggio.

A proposito del suo messaggio, il cinema, con il suo potere comunicativo, si dona al pubblico come lente d’ingrandimento sul mondo. Fiore di Agave offre importanti spunti di riflessione su tematiche come l’aborto o la donazione degli organi. Come sono state affrontate, cosa dobbiamo aspettarci?

Arimatea divulga un messaggio forte, insieme all’AIDO Associazione Italiana Donatori di Organi e Tessuti, che tocca la vita di tante persone e cui sono molto sensibile. Lo racconta in maniera molto interessante, ma attenta; una maniera fantasiosa, tra la verità e il sogno, con scene importanti che faranno divertire e commuovere.

Il film è, anche, una celebrazione del patrimonio artistico e culturale che Messina custodisce, cosa ne pensa della nostra città?

Io sono nata a Firenze, ma sono per metà fiorentina e per metà siciliana. Mia mamma è nata a Messina, a San Piero Patti, dove la sua famiglia tutta di attori si era fermata per una tournée (e dove si trova oggi, infatti, il Centro Culturale, a lei dedicato, “Francesca Manetti”). Il mio cuore si divide tra Sicilia, Toscana, e Sardegna, di cui era originaria mia nonna, non mi sono fatta mancare niente. La Sicilia ha davvero un posto preponderante nel mio cuore. Amo insegnare il siciliano a tanti divi, e ci sono riuscita con Giancarlo Giannini, mi permetto questo grande lusso.
Combatto affinché la Sicilia possa esportare i suoi artisti e i suoi valori. Per questo ho voluto partecipare a “Fiore di Agave” e spero che Salvatore Arimatea possa continuare a fare film a livello internazionale.

D’altronde noi abbiamo l’Etna, l’Etna è “Il vulcano” e un vulcano deve essere l’artista. Al tempo stesso, però, ogni volta che passo da Messina e guardo la sua Madonnina dello Stretto le chiedo di farci essere sempre umani. Questi sono due grandi segreti per chi vuole coltivare un talento. Il talento va aiutato ad emergere, è come un fiume e, prima o poi, troverà la sua strada per il mare.

Invece, posso chiederle, alla luce di un carriera così ricca e di successo, prodigio del teatro sin da bambina e insegnante anche oltreoceano, cosa è la recitazione per lei?

La recitazione è regola di vita, è proprio vita. È la mia vita. Con la recitazione conosciamo noi stessi. Ed amo trasmetterlo, lo faccio alla Actors Planet di Rossella Izzo, da cui sono usciti grandissimi nostri attori come Giusy Buscemi, e alla Lee Strasberg Theatre & Film Institute, tra le più grandi scuole di recitazione al mondo. Insegno seduta sulla stessa sedia su cui sedeva Marlon Brando. In America mi ospita sempre Anna Strasberg e mi fa dormire proprio nel letto in cui dormiva Marilyn Monroe. Per questo ringrazio la mia regista di menopause Manuela Metri. È grazie a lei che ho potuto conoscere Anna Strasberg ed entrare nella prestigiosa Lee Strasberg. Io adoro l’America così come gli americani amano l’Italia da impazzire, noi abbiamo portato lì la commedia dell’arte, la imparano da noi. Il primo esercizio che faccio con loro è un gioco delle vocali, ma devono imparare il nostro alfabeto per farlo, con i loro suoni non riescono.

E cinema o teatro, ha una preferenza?

Il teatro è casa mia, ma quando ci sono grandi registi amo il cinema. Ho lavorato ultimante ad uno straordinario film “Uomini da marciapiede” con Paolo Ruffini, Cristina Marino, Francesco Albanese, Rocio Munoz e Clementino, grande sorpresa. Ce ne sarà un altro con Antonio Centomani. E, poi, a teatro il mio amato “Nunsense… amiche di Maria”, che debutta il 17 dicembre a Trieste.

Come entra dentro il suo personaggio e cosa diventa per lei? La cambia?

È molto pericoloso. Quando un personaggio lo interpretiamo molte volte ci resta addosso. Molti attori interpretando Pavese, o l’Amleto di Shakespeare, sono rimasti sconvolti. È necessario, perciò, entrare in qualsiasi ruolo con serietà, ma rimanere sempre se stessi, lasciare in un angolo del proprio cuore quel piccolo personaggio che si chiama “Io”.

Per concludere, e ringraziandola tanto, che sapore ha la ripartenza?

Restare fermi per tutto questo tempo è stato pesante, ma adesso è ancora più entusiasmante ripartire. Ho ricominciato subito con i miei ragazzi della Actors Planet, con una lettura della Divina Commedia per i 700 anni dalla morte del sommo poeta, e spero potremo portarla in giro. Ma ho un sogno speciale nel cassetto che vi riguarda. Sogno di portare ovunque una commedia da me scritta: “La Sicilia”, per far amare questa meravigliosa terra come la amo io, i suoi profumi, la sua bellezza. Amatela prima di tutto voi, e amate i vostri talenti, iniziate a farlo con “Fiore di Agave”, finiamola con la filosofia del “nemo profeta in patria”, valorizzate i vostri artisti, la vostra arte.

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