L'incanto della memoria in "Ucria, immagini ed emozioni" di Enzo Astone

L’incanto della memoria in “Ucria, immagini ed emozioni” di Enzo Astone

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L’incanto della memoria in “Ucria, immagini ed emozioni” di Enzo Astone

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lunedì 21 Ottobre 2019 - 08:10

La storia di Ucria attraverso le testimonianze, le immagini, i racconti.

Ci sono persone che dedicano gran parte della propria vita alla ricerca spasmodica di cose, e che convenzionalmente chiamiamo “collezionisti”.

La passione

Spinti da una grande passione, costoro non fanno altro che raccogliere, ricercare, conservare questo o quell’oggetto, questo o quel documento. Alcuni di essi, non avendo grandi pretese, scelgono semplicemente di riempire le mensole di elefantini, angeli, campanellini e dei più disparati manufatti di foggia, materiale e colori diversi.

Collezionisti d’arte

Altri invece, più pretenziosi e disposti a spendere molto, diventano collezionisti di pezzi d’arte più o meno preziosi con cui abbelliscono pareti e angoli di casa.In entrambi i casi, queste passioni che li muovono rimangono circoscritte a uno spazio fisico ristretto, e quanto raccolto nel tempo è destinato a essere goduto solo da pochi, in primis dagli stessi amatori che fanno tutto questo esclusivamente per soddisfazione personale.

Nulla di male, ovviamente, chè la ricerca della bellezza è comunque un valore in sé.Ma ci sono altre persone che trascorrono buona parte del proprio tempo a raccogliere piccoli o grandi patrimoni che non sono funzionali a un’esigenza egoistica, ma piuttosto a un “bene” comune.

Condivisione

Così la ricerca, la raccolta, la catalogazione, lo scambio, la condivisione, diventano le tappe di un percorso teso a includere e non a escludere.Detenere un fotogramma, una lettera, un documento, una testimonianza, un oggetto, non è più voglia di possederlo in forma esclusiva lasciandone privi altri, ma il contrario.E’ desiderio di allargare il più possibile la sfera di persone che potranno partecipare a quel percorso offrendo il proprio contributo, arricchendolo di particolari e sfumature, e infine godendone insieme a molti altri.

Astone e le storie di Ucria

Enzo Astone è una di queste persone.Da anni persegue, con costanza e lavoro certosino, il fine di raccogliere quante più testimonianze possibili della vita di un piccolo paese montano della provincia di Messina al quale è visceralmente legato.Quel paese è Ucria.

tre volumi

Il paziente lavoro di raccolta ha poi trovato senso compiuto nella pubblicazione di tre grandi volumi, che ospitano in massima parte antiche fotografie ritraenti luoghi, persone, costumi che hanno avuto vita fra le stradine tortuose dell’amato paese.

Sfogliando con curiosità e interesse le belle pagine di questi libri, mi sovviene la fortunata corrente letteraria del verismo italiano che, sebbene attraverso le parole e non i fotogrammi, abbandonava la pretesa di costituire un giudizio su storie, luoghi e personaggi, e piuttosto si proponeva di raccontarli così come essi erano, per nulla intervenendo sulle cose narrate.

Questo nobile proposito, che elude totalmente la presunzione dell’autore di dare un indirizzo o una cifra che decodifichi secondo il proprio metro, si ripropone nell’opera di Enzo Astone.Che non lascia spazio ad altro se non alle immagini, sollevando l’osservatore da una qualsivoglia guida per renderlo libero di immaginare, ricostruire, “sentire” in assoluta autonomia.

Il recupero della memoria

Trovo che questo sia il modo più democratico possibile di offrire al lettore lo spunto per un recupero emozionale e soggettivo della memoria che, si badi bene, non ritengo debba rimanere circoscritta al comprensorio ucriese, ma possa appartenere a ciascun siciliano che in essa, senza alcun dubbio,  vi si riconoscerà: nelle pose a tratti studiate e a tratti spontanee dei bambini, nei ritratti di famiglia a volte impostati negli studi di un fotografo e altre immortalati davanti all’uscio di casa, nelle cerimonie festose, nei momenti di gioco o di studio, di svago o di convivialità.

Mi piace definire “materiale” questo grande numero di immagini fotografiche raccolte, catalogate e proposte con grande amore, ma è un’espressione che non dev’essere fraintesa. Perchè qui non si tratta di un’elencazione sterile e fredda, benchè non edulcorata da parole scelte con cura e serventi al fine di affabulare, bensì di sentimenti e di ricordi che si fanno talmente presenti da diventare solidi, trasformandosi in “materia” del conscio e dell’inconscio man mano che scorrono le pagine sfogliate.

Ma non voglio correre il rischio di fare adesso io la parte che l’autore ha scelto di non interpretare, anzi. Nel rispetto assoluto della linea “narrativa” che ha voluto tenere, credo sia doveroso che io mi fermi qui, assicurando a mia volta a chi vorrà “leggere” la vita di un tempo attraverso questi fotogrammi, la piena libertà di rintracciare i propri ricordi e il proprio vissuto e di elaborarli in modo del tutto intimo e personale.E’ un tocco lieve quello dell’autore, al quale non voglio togliere il garbo e la grazia che lo distinguono.

E’ un tocco pulito e generoso, direi quasi leale e onesto. E mi viene da sorridere al pensiero che non potesse essere altrimenti e che i latini avevano realmente ragione: nomen est omen.E l’anagramma di “Astone”, a ben guardare, non è forse la parola “Onestà”?
Daniela Cucè Cafeo

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