L’Isola in maschera in vista del Carnevale: tra storia e tradizione

L’Isola in maschera in vista del Carnevale: tra storia e tradizione

Vittorio Tumeo

L’Isola in maschera in vista del Carnevale: tra storia e tradizione

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sabato 23 Febbraio 2019 - 08:44

Numerosissimi gli appuntamenti in tutta la Sicilia per la festa più “folle” dell’anno. In provincia di Messina si segnalano le antiche e particolari tradizioni carnascialesche di Saponara e Rodì Milici

Semel in anno licet insanire”. Almeno una volta l’anno è lecito impazzire: il significato del Carnevale è tutto qui, sospendere per un momento regole, leggi, consuetudini e lasciarsi travolgere dalla trasgressione, dal divertimento, dalla “follia”. Un rituale antichissimo che tradisce quell’intimo bisogno dell’uomo, mai sopito, di abbandonare i ritmi della quotidianità per lasciare spazio all’istinto, agli eccessi, alla licenziosità, alle burla. Una festa totale, insomma, ma senza regole, ancora oggi vissuta, come nel passato, per rigenerare la comunità sociale. Tutti in piazza e in strada quindi, domenica e martedì grasso, senza inibizioni per lasciarsi coinvolgere dall’allegria di Re Carnevale. In Sicilia la partecipazione popolare ai riti carnascialeschi è molto sentita. Sono innumerevoli le manifestazioni, alcune antichissime, altre più recenti, che trascinano tutta l’Isola in un vortice di festosa allegria. Ma ecco una mappa degli appuntamenti più antichi, originali e interessanti dell’Isola.

Carnevale siciliano (foto storica)

Dalla provincia messinese alla provincia etnea: a calamitare la folla delle grandi occasioni sarà il carnevale di Acireale, tra i più antichi di Sicilia e ormai un appuntamento irrinunciabile e un efficace strumento di promozione turistica. Per le strade della splendida città barocca sfileranno, domenica e martedì grasso, decine di carri allegorici, allestiti con sapiente abilità dai maestri artigiani, centinaia di gruppi mascherati, bande musicali e gruppi folkloristici. Si suppone che la satira politica sarà anche quest’anno il tema dominante della parata carnevalesca. Sempre nella provincia catanese, gran carnevale a Belpasso, Adrano e Paternò, dove, sulle orme del più famoso carnevale acese, si rinnoverà il clima godereccio della festa per eccellenza. A contendere ad Acireale la palma del più bel Carnevale di Sicilia è Sciacca, con i suoi sontuosi carri allegorico-grotteschi con i quali irridere il potere. A Termini Imerese sfileranno anche “U nannu ca nanna”, due caratteristiche maschere introdotte dai francesi, radicandosi rapidamente nell’immaginario popolare anche di centri vicini come Cerda e Caccamo. Cerimoniali carnevaleschi spettacolari sono il “Mastro di Campo” di Mezzojuso e il ballo della “Cordella” di Petralia.

Carnevale siciliano (foto BlogSicilia)

A Barrafranca, in provincia di Enna, c’è invece la “rottura di pignatuna”: quattordici cavalieri, il re e la regina scorazzano per le vie della città recitando versi dialettali e rompendo grosse pentole di terracotta, una sorta di “pentolaccia” per l’appunto. A Chiaramonte Gulfi il Carnevale porta la tradizionale “Vastasata gastronomica”. A Piana degli Albanesi spetta invece, il primato del Carnevale più “lungo”. Addirittura dal primo sabato dopo l’Epifania, il paese diventa teatro di allegre sfilate di maschere. Ma veniamo alla nostra zona. Dal capoluogo ai graziosi paesini, anche la provincia peloritana “riscopre” il Carnevale. Da Milazzo a Gioiosa Marea, da Saponara a Rodì Milici passando per Ficarra e Acquedolci, la festa più pazza del mondo si appresta a trasformare strade e piazze sonnolente in chiassosi e allegri palcoscenici naturali dove la gente sarà, ad un tempo, protagonista e spettatore. Sfilate di carri allegorici, di gruppi mascherati, di fanfare e majorettes, ma anche di pantagrueliche mangiate a base di carne di maiale, salsicciate e vino a fiumi. Tutto rientra nel solco dell’antico significato latino. Proprio i Latini, con i loro Saturnalia, sono stati gli inventori del carnevale. Si trattava di riti di matrice popolare che si soleva consumare per rigenerare la comunità sociale attraverso pratiche propiziatorie, l’eliminazione del male e il sacrificio al dio Saturno.

Saturnalia

La regola era la non regola, la trasgressione, l’eccesso alimentare, la sfrenatezza sessuale e orgiastica, l’assoluta libertà che si traduceva in comportamenti licenziosi e burleschi. A porre fine agli eccessi ci pensò la Chiesa coniando il termine carnevale, dal latino “carnem levare”, cioè “togliere la carne (dal fuoco)”, che segnava l’inizio della Quaresima. Da allora il carnevale ha assunto una dimensione particolare e complessa, radicandosi fortemente nel vissuto popolare. Appuntamento dunque con i riti carnevaleschi più curiosi e originali che saranno rievocati in tutta la provincia. A Saponara, il martedì grasso, singolare sfilata del “Corteo dell’orso e della Corte principesca, una vera e propria festa che coinvolge tutta la popolazione. Il rito rievoca la cattura da parte del signore del borgo, di un feroce orso che anticamente terrorizzava i contadini. Protagonista del corteo è appunto l’orso.

L’ “Orso” di Saponara (foto GuidaSicilia)

Agghindato con campanacci, la belva (di solito impersonata dal vigile urbano di Saponara travestito) salta, corre, aggredisce e spaventa tutto e tutti. A seguire il principe nella sua eterna lotta con l’orso sono i caratteristici suonatori di Brogna e poi la lunga coda dei cortigiani. Un altro esempio di Carnevale strutturato dal sapore decisamente popolano è quello di Rodì Milici realizzato secondo un antico copione introdotto da un curioso personaggio ricordato come “U ‘zu Peppi u poeta”. Si tratta della pantomima dei mesi dell’anno: quattordici personaggi su asini fantasiosamente ornati rappresentano rispettivamente i dodici mesi dell’anno, il Re e il poeta.

Il Carnevale di Rodì Milici (foto PiccolaSicilia)

Imprigionato il Re, i mesi si contendono lo scettro che il poeta restituirà poi al suo legittimo proprietario. Carnevale significa, ovviamente, gioco. A Graniti è tipico il “Paloggio”, mentre a Novara di Sicilia si è ancora in piena fida nel gioco del formaggio “maiorchino”. A Mistretta si svolge invece la “cavalcata, un singolare corteo di cavalieri che aveva lo scopo di condurre le maschere in giro per il paese con la distruzione finale di un fantoccio raffigurante Re Carnevale. Tutta Messina e la sua provincia si appresta a vivere con allegria la festa per eccellenza, indossando una maschera collettiva e lasciandosi alle spalle, almeno per qualche giorno, i problemi di sempre.

Vittorio Lorenzo Tumeo

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