Processo Gotha 3, Repici e Cattafi a confronto ad un passo dalla sentenza

E’ lunga la giornata del gup Monica Marino ,che sta celebrando una udienza molto delicata: sta vagliando le richieste di condanna per gli imputati del processo Gotha 3, il maxi ai più recenti vertici della mafia di Barcellona, che hanno scelto il rito abbreviato. All’udienza fiume di oggi la parola è infatti andata all’avvocato Fabio Repici, difensore dell’ex boss pentito Carmelo Bisognano, passato dai vertici del clan di Mazzarrà Sant’Andrea alla collaborazione con la giustizia. Nel pomeriggio è stata invece la volta dell’avvocato Mariella Cicero, codifensore. Nel corso della mattinata, Repici, ha ricostruito la storia giudiziaria di Rosario >Pio Cattafi, principale imputato di questa tranche di inchiesta, oggi al carcere duro, per il quale l’accusa ha chiesto la condanna di reclusione. “Contro di lui le convergenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia”, ha ricordato Repici, che ha ripercorso in particolare i contatti eccellenti di Cattafi, dai clan siciliani ai finanzieri milanesi che, secondo l’accusa, lo avrebbero aiutato a riciclare i soldi della mafia barcellonese in Svizzera. “Con Cattafi”, ha detto Repici, “La famiglia barcellonese compie il salto di qualità”. La mafia “cattiva”, violenta, del pizzo e del traffico di droga, entra nei circuiti economici e finanziari internazionali. Grazie ai rapporti dell’avvocato Rosario Pio, appunto: dal trafficate d’armi messinese Filippo Battaglia al capoclan barcellonese Giuseppe Gullotti, di cui Cattafi è testimone di nozze. Con puntualità, Repici ha ripercorso i verbali dei collaboratori di giustizia che puntano il dito contro l’avvocato barcellonese, gli spunti contenuti nelle altre informative, in gran parte già finite in inchieste giudiziarie che in passato hanno in qualche caso consentito di mettere i sigilli a parte dei beni di Cattafi, in altri casi si sono chiuse con un nulla di fatto. Di fatto Repici ha ripercorso le accuse messe nero su bianco dal pool di magistrati della Direzione distrettuale Antimafia di Messina che coordinano l’inchiesta, depositate alla scorsa udienza in un fascicolo di 250 pagine. In aula, a seguire l’udienza, anche l’onorevole Sonia Alfano.
Da anni l’avvocato Repici raccoglie il materiale d’accusa contro l’avvocato Cattafi, secondo gli investigatori anello di congiunzione tra i clan siciliani, le istituzioni, il mondo finanziario. “Molti anni fa, all’inizio della sua carriera”, ebbe a raccontare in passato Cattafi, “dopo il primo attacco miei confronti, Repici venne accompagnato dall’allora suo mentore, Ugo Colonna: mi chiesero di ritirare la querela che avevo presentato a suo carico. Oggi mi pento di averlo fatto”. Circostanza ovviamente negata fermamente dagli interessati.

Con Cattafi sono imputate altre cinque persone per le quali i Pm avevano gia’ chiesto la condanna nella scorsa udienza: 16 anni per Tindaro Calabrese, il boss dei Mazzarroti duro e puro, anche lui al carcere duro: 10 anni per Agostino Campisi, 16 anni per il cassiere del clan, Giuseppe Isgrò, 14 anni e mezzo per il boss Giovanni Rao, di Castroreale, 10 anni per il barcellonese Salvatore Carmelo Trifirò.