Marco Bellocchio a Messina: "L'arte come intuizione emozionante" VIDEO

Marco Bellocchio a Messina: “L’arte come intuizione emozionante” VIDEO

Emanuela Giorgianni

Marco Bellocchio a Messina: “L’arte come intuizione emozionante” VIDEO

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venerdì 08 Dicembre 2023 - 08:40

Dopo il ricevimento del Dottorato Honoris Causa, il Messina Film Festival omaggia ancora il grande regista e la sua passione per la lirica. L'intervista

MESSINA. Dopo il Dottorato Honoris Causa in Scienze Cognitive insignito dall’Università degli Studi di Messina, la città continua ad omaggiare Marco Bellocchio, unanimemente considerato il più grande regista italiano dei nostri tempi.

Il Messina Film Festival di Ninni Panzera, infatti, prosegue con i suoi grandi eventi e dedica la sua settima giornata al regista, che, meglio di chiunque altro, si è fatto interprete del rapporto tra “Cinema&Opera”, tema sui cui si sviluppa appunto la stagione del Festival (Bellocchio non soltanto ha reso più volte la lirica protagonista del suo cinema, ma ha curato anche regie liriche in importanti Teatri d’opera, oltre che in televisione).

firma bellocchio

A fare da protagoniste sono le proiezioni delle sue opere, in un pomeriggio interamente dedicato ad esse: da I pugni in tasca (1965) – suo primo capolavoro – e Vincere (2009), in cui arie de La traviata vengono utilizzate in maniera differente; fino a Addio del passato, un mediometraggio del 2002 in cui viene esplorato il mondo verdiano che si dipana tra Parma e Piacenza e Pagliacci (2016), un corto che racconta come le prove di uno spettacolo, tratto dall’Opera, in un teatro di paese, muovano rancori e dolori di una famiglia.

Tra le proiezioni, inoltre, è proprio il regista a premiare “Con-divise” di Maria Francesca Monsù Scolaro, cortometraggio vincitore del Concorso del Festival.

panzera e bellocchio

L’intervista

In questa occasione, il regista – dopo aver espresso il desiderio di vedere la Mostra “Bellini al Cinema”, curata da Panzera nel Foyer del Teatro Vittorio Emanuele – si è raccontato a Tempostretto, a partire dalla soddisfazione per il ricevimento del Dottorato: “Una ulteriore emozionante conferma per un lavoro che mi appassiona da quasi sessant’anni, e un incentivo a voler fare ancora di più, a continuare a ricercare con l’arte”.

“Un’arte che deve sempre lavorare sulle emozioni, sulle intuizioni emozionanti – così il regista definisce il senso e l’intenzione dietro ogni sua opera – evitando ogni razionalismo, ogni sperimentalismo astratto. A guidarmi ho avuto grandissimi maestri che combinavano l’incredibile originalità delle immagini ad una capacità altissima di emozionare, penso a Dreyer, a Chaplin”.

mostra

Bellocchio ha riflettuto sulle origini della sua passione per la lirica: “La musica lirica mi ha formato e poi mi è rimasta dentro. Ognuno ha le proprie sorgenti, nella mia carriera sono state prima la musica sacra, poi le canzonette, poi l’opera lirica. Il legame tra Cinema e Opera è una sintesi emotiva, in cui le immagini si fondano con la musica naturalmente, divengono connessioni mai fredde”.

Interrogandosi sul suo cinema, ha rivelato l’importanza fondamentale rivestita dal tempo: “Tutto parte da lì, dall’immergersi nella temporalità, da quel valore dell’attesa, necessaria affinché un’idea abbia il suo più adeguato sviluppo, affinché un pensiero possa maturare verso la strada più naturale”. E ha spiegato, infine, da dove proviene il suo centrale interesse per la dimensione storica, grande tòpos della sua poetica cinematografica: “È sempre un’esigenza del presente – come riteneva Benedetto Croce – a muovere il mio interesse per la Storia, e le storie, del passato. Penso al mio ultimo lavoro, Rapito, quella storia mi riguarda personalmente, mi muove dentro; per questo ho voluto ricostruirla fedelmente a quei fatti, ma tenendo conto di ciò che io sento oggi”.

mostra

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