Il giornalista è partito per un'impresa epica di quasi 100 giorni. L'obiettivo è raccogliere fondi per due progetti culturali e solidali: l'hub Settentrionale Sicula e la startup Aitna
È partito il 14 maggio e, sulla carta, ci metterà ben 98 giorni per attraversare tutti i 3.740 chilometri che lo porteranno da Porto, in Portogallo, fino a Milazzo. Mauro Mondello ha cominciato quella che sarà una vera e propria impresa e che lo porterà ad attraversare in cammino il Portogallo, la Spagna, la Francia e l’Italia, fino alla sua amata Sicilia. Ma perché? Per “un atto di resistenza”, ha spiegato nel sito dall’emblematico titolo “3740 KM“. Ma soprattutto per sostenere “due progetti per una Sicilia più giusta e creativa”.
Le differenze tra ritornare e “tornare”
Sul sito il reporter freelance, autore de Le Siciliane nel 2023 e ricercatore all’Università di Yale, ha spiegato: “C’è una differenza, infinitesimale ma decisiva, tra ritornare e tornare. Perché tornare è un unicum, qualcosa che accade, concettualmente, una sola volta. Mentre ritornare è una ripetizione continua e costante di un viaggio verso un luogo, verso una località, sempre la stessa. Chiunque nasca in Sicilia, a un certo punto, affronta un dilemma: restare o partire. Molti partono, non per vera scelta, ma per necessità. Alla ricerca di giustizia, opportunità, dignità. Questo cammino è il mio modo di ritornare. Dopo più di 20 anni, sto camminando verso casa, non solo per me stesso, ma per sostenere chi è rimasto e chi è già tornato. Questo è un atto di resistenza. Una convinzione che il cambiamento inizi da azioni concrete. Camminare, un gesto semplice, antico, umano, è il mio modo di ascoltare, rallentare e riconnettermi”.
I due progetti di Mauro: l’hub creativo
Sullo stesso portale è possibile seguire passo dopo passo, luogo dopo luogo, il suo cammino. Ad esempio allo stato attuale il geotag di Mauro Mondello indica che a fine maggio ha superato Santiago de Compostela. Farà 38 km al giorno fino allo Stretto di Messina e a Milazzo. E i progetti? Sono due. Il primo è “Settentrionale Sicula: un Hub Creativo per la Sicilia”. Si tratta di “un’iniziativa femminista, culturale ed editoriale che dà voce a storie non raccontate. Abbiamo pubblicato Le Siciliane, un almanacco illustrato di 50 straordinarie donne siciliane — oltre 1.000 copie vendute. Nel 2025, lanceremo borse di studio per giovani siciliane”. I primi passi saranno la pubblicazione di nuovi libri indipendenti, la realizzazione di podcast e serie video che racconteranno il territorio, un festival del giornalismo, uno del femminismo e un concorso letterario “surreale”. Questo perché “la Sicilia ha bisogno di nuove narrazioni. L’hub è una risposta concreta alla crisi dell’editoria locale e alla disinformazione”.
La startup Aitna e i calzini “solidali”
Azioni concrete per le quali saranno raccolti fondi grazie al cammino, che si prefigge però anche di far nascere una startup. Il secondo progetto, infatti, è “Aitna, la startup dei calzini solidali”. Si tratterà di “un marchio sostenibile di attrezzatura outdoor, partendo dai calzini. Ma è molto più di un marchio. È un progetto di rigenerazione e inclusione”. I quattro “pilastri” di Aitna, infatti, saranno: operare in una regione economicamente depressa; impiegare donne, migranti, anziani e persone marginalizzate; utilizzare solo materiali eco-sostenibili; donare un paio di calzini ogni 3 venduti più il 5% del fatturato a cause sociali. Mauro sul sito spiega: “Aitna è nata da vecchi sogni, riflessioni pandemiche e nuove alleanze. Per dimostrare che impatto e business possono coesistere”.
Come partecipare tra donazioni, pasti e alloggi
Il viaggio di Mauro Mondello è un reportage attraverso il Sud Europa che ha bisogno del sostegno di tutti (al suo fianco c’è un “piccolo sponsor” che sostiene una parte delle spese). Non soltanto economico per la raccolta fondi per i progetti (qui il link per partecipare su gofundme), ma anche logistico. Tanto che nella sezione “partecipa” del portale 3740 KM, chiunque può decidere liberamente di aiutare offrendo un alloggio per una notte, un pasto o semplice compagnia durante il cammino.
Il racconto di Mauro: “Pensavo di ritornare a piedi da anni”
Contattato dalla redazione, Mauro ha raccontato cosa lo ha spinto a partire: “È una cosa a cui pensavo da tempo, l’idea di ritornare in Sicilia a piedi, ci ragionavo da almeno una decina d’anni. Da una parte c’è un elemento simbolico forte: il voler rappresentare in maniera fisica che cosa significa andarsene dalla propria terra e che cosa vuol dire decidere di ritornarci. C’è un po’ l’intenzione di dare una dimensione concreta a un fenomeno, quello dell’andarsene dalla nostra isola, che nel tempo è diventato un fattore culturale, una cosa che si fa e basta, senza nemmeno pensarci, come fosse normale, e che invece ha un peso enorme sulla definizione di quello che sono io, di chi siamo noi siciliani, oggi. Un popolo di migranti, di gente con la valigia in mano, e anche chi resta ne è direttamente colpito; perché tutti, in Sicilia, abbiamo qualcuno a cui teniamo e che se ne è andato lontano. E poi perché restare, in un contesto nel quale in tanti partono, è forse, a volte, l’atto di fede, d’amore, di ribellione, più grande e coraggioso di tutti”.
Continua Mauro Mondello: “Poi c’è l’elemento pratico, che è collegato alle due iniziative che sostengo, sulle quali vorrei attirare l’attenzione attraverso questa assurda avventura e per le quali sto raccogliendo fondi: Settentrionale Sicula, l’hub creativo-editoriale femminista con il quale abbiamo pubblicato un anno e mezzo fa il libro Le Siciliane e che vorremmo facesse un salto in avanti definitivo, e Aitna, una startup di calze solidali, come la chiamo io, che produrrà, appunto, calze e che si concentrerà però sulla sostenibilità, donando un paio di calze ogni tre vendute a organizzazioni che lavorano con migranti e senzatetto, destinando una percentuale dei ricavi annuali a progetti di solidarietà, impiegando sul territorio lavoratrici e lavoratori che hanno maggiori difficoltà di accesso alle offerte di occupazione, utilizzando solo materiali sostenibili. Questi due progetti si intrecciano al concetto ‘filosofico’ del ritornare a casa, del voler ricominciare lì dove avevo lasciato tanti anni fa: e allora partire da un lungo cammino, da una dimensione semplice e antica delle cose, diventa in qualche modo un atto di resistenza”.
La sfida più grande è “rimanere da soli per ore”
Attualmente è in viaggio da una ventina di giorni: “Ho quasi 700 chilometri e ancora me ne mancano 3000: la strada è lunga… Secondo i piani dovrei arrivare intorno alla metà di settembre. In questo momento sono in Spagna, ormai l’ho attraversata quasi tutta da est a ovest percorrendo il cammino di Santiago al contrario. Conto di passare i Pirenei, almeno questo è il programma, entro una dieci giorni e poi avrò davanti delle lunghe settimane durante le quali dovrò fare strada in Francia. Sta andando bene. È dura, anche perché il piano prevede una media di quasi 40 chilometri al giorno, però proprio in questi ultimi giorni ho avuto la sensazione di potercela davvero fare. Sai, sono partito pensando ‘andiamo e vediamo cosa succede’, mentre adesso ho la sensazione che fisicamente potrei farcela, vediamo se riuscirò a tenere anche dal punto di vista mentale: la sfida più grande è quella di rimanere da soli con se stessi ogni giorno, per ore, con il cervello che non si ferma mai”.
“Cammino anche 11 ore al giorno”
Ma è più l’emozione per il viaggio o la stanchezza fisica di una camminata che sembra infinita? “Sono due stati d’animo e di corpo che si attorcigliano continuamente. Le mie giornate cominciano alle 6 di mattina, esco dall’alloggio alle 6.30 e poi cammino 8, 9, 10, a volte 11 ore al giorno. Durante tutto questo tempo le percezioni emotive sono iperamplificate, ogni pensiero, ogni messaggio che ricevo, ogni telefonata, ogni parola che scambio con qualcuna delle persone che mi capita di incrociare, assume una portata gigantesca, e mi emoziona costantemente riflettere sul perché sto facendo questo viaggio, pensare al momento nel quale, dopo mesi di strada, sarò sul traghetto: anche adesso che te lo dico, mi viene la pelle d’oca. Questi piccoli momenti, alla fine, hanno sempre la meglio sulla stanchezza fisica”.
Il messaggio: “Grazie a chi mi dà energia”
Infine, un messaggio a chi segue a distanza: “Innanzitutto di sostenermi: è incredibile l’energia che provo al leggere un commento su facebook, o un messaggio di posta elettronica, da parte di persone, spesso persone che non conosco, che si entusiasmano per quello che sto facendo, che vorrebbero fare un pezzo di cammino con me, o pranzare insieme quando passerò vicino alla loro città; è una cosa meravigliosa, mi riempie di fiducia nell’essere umano e si trasforma in forza per andare avanti. E poi di credere nella possibilità di cambiare le cose. Questo cammino vuole essere un simbolo di quello che si può fare, dal basso, uno per uno, con l’ottimismo della volontà, un passo alla volta”.
