Politica

Messina. Caos Tari, Pd: “Difesa la democrazia”. Articolo Uno: “Il voto è risposta chiara”

MESSINA – Non sono mancate le reazioni al terzo voto contrario del Consiglio comunale al pef e alle tariffe Tari 2021, arrivato ieri sera intorno alle 21 dopo l’ennesimo, duro scontro politico vissuto in Aula tra consiglieri e amministrazione. Il segretario del Partito Democratico Franco De Domenico parla dei consiglieri del suo gruppo, di quelli di Liberame e di tutti gli altri contrari sottolineando la portata di una “battaglia politica a difesa della democrazia”, portata avanti “rispedendo al mittente il tentativo del sindaco di sovvertire la scelta democraticamente espressa per ben due volte dal consiglio comunale”. Il suo partito, si legge nella nota, “continuerà ad essere avamposto di legalità a favore della comunità non arretrando di un millimetro nonostante il clima ostile, la confusione e la strumentalizzazione che l’amministrazione ha creato per sovvertire un risultato chiaro e trasparente”.

Articolo Uno parla di risposta “chiara e inequivocabile”

“Il voto del Consiglio comunale è una risposta chiara ed inequivocabile”, rincara la dose Articolo Uno, “a chi pensa di utilizzare le istituzioni a proprio uso e consumo”. Una battaglia contro l’amministrazione che il movimento politico porta avanti da giorni, inseritosi sin dai primi giorni nel vivo del dibattito politico che infiamma Palazzo Zanca sulla Tari. “La compattezza del fronte dei consiglieri comunali contrari alla TARI dà il senso che c’è un pezzo della città che non ci sta ai ricatti e alle minacce del Sindaco”, scrive il segretario provinciale Domenico Siracusano che parla anche di “sconfitta bruciante per De Luca”.

Messinaccomuna chiede chiarezza

Già nelle ore precedenti il consiglio comunale di ieri, invece, era stata Messinaccomuna a porsi delle domande sulla vicenda. Il movimento chiede chiarezza soprattutto sui fondi e sulla questione legata all’utilizzo degli ammortizzatori sociali: “De Luca insiste in maniera parossistica su questa delibera. Ha un disperato bisogno di 6 milioni in più. Se, come dice, vuol ricorrere (anche qui, in maniera totalmente impropria) alla cassa Integrazione, vuol dire che i soldi del vecchio piano non gli bastano: avrà già speso più dell’anno scorso o ha necessità di farlo, scaricando comunque sui lavoratori il costo di una gestione irresponsabile?”. Si prospetta un altro giorno di passione, di attacchi e risposte.