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Messina, la Tari e il 7 per cento d’aumento: in ballo oltre 5 milioni e 147 lavoratori

MESSINA – Il Consiglio comunale di Messina si prepara a salutare, in vista delle elezioni del prossimo 12 giugno. A poco più di un mese dalla chiamata alle urne, i consiglieri messinesi si trovano, però, a dover dipanare la matassa del caso Tari. Un’impennata di oltre il 7 per cento, quella del tributo rispetto al costo del 2020, con un servizio che peserà per 54,1 milioni sulle tasche cittadine, rispetto ai precedenti 48,4.

Pesa il costo dell’indifferenziata

Nonostante la raccolta differenziata sia arrivata al 55 per cento, pesano i costi dell’indifferenziata, trasferita nell’impianto di Lentini. Si tratta di un aumento del 120 per cento dei costi, da 120 euro a tonnellata a 264. Una cifra esorbitante, che pesa come un macigno. E adesso? Il Consiglio comunale potrebbe non avere scelta perché in caso di mancata approvazione i rischi sono due: che manchino i soldi sia per pagare lo smaltimento all’impianto di Lentini sia per stabilizzare 147 lavoratori.

Il nodo dei 147 lavoratori

Un nodo cruciale, quest’ultimo. Da una parte si tratta di oltre un centinaio di famiglie, che non solo vedrebbero propri membri non stabilizzati ma rischiano di non vederli più lavorare, perché potrebbero mancare anche i soldi per la proroga dei contratti (inizialmente di sei mesi). Se ne riparlerà oggi, dopo la caduta del numero legale di ieri. E anche su questo è scattata la polemica, con il consigliere Pergolizzi che sul proprio profilo Facebook scrive di prevedere “molti assenti al momento del voto”.