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Messina. Piano di riequilibrio rimodulato: i debiti scendono da 552 a 142 milioni

La massa debitoria del piano di riequilibrio, a novembre 2018, era di 552 milioni di euro, oggi è di 142 milioni. Ecco la risposta del Comune di Messina, a firma del sindaco Cateno De Luca e del direttore generale Federico Basile, alla Corte dei Conti. 130 pagine (con circa 2500 allegati), inviate ieri in replica ai rilievi avanzati dall’organo costituzionale, che, secondo il sindaco, serviranno a salvare Messina dal dissesto finanziario.

La norma salva Comuni

De Luca parla di strategia, di aver volontariamente sovrastimato il piano iniziale, e di aver lavorato contemporaneamente al “vero piano”, approvato ieri, “grazie ad una norma discussa in sede Anci a novembre e inserita nella legge finanziaria dello Stato”. Prevede che i Comuni in fase di procedura di approvazione di piano di riequilibrio, con istruttoria incompleta, possano richiedere di rimodularlo entro trenta giorni dalla pubblicazione della norma. Il termine scadeva alla mezzanotte tra lunedì e martedì e il Comune ha inviato tutto alle 23.30, dopo aver chiuso l’accordo con l’impresa Schipani.

De Luca: “Dissesto scongiurato”

“La città è fuori dal pericolo del dissesto finanziario, è un problema che non c’è più – dice De Luca -. Durante l’amministrazione Accorinti sono state fatte sei o sette transazioni su un totale di 17.500. Noi abbiamo fatto 12.800 accordi, 3.700 sono andati in prescrizione, e abbiamo risparmiato 220 milioni”.

C’è poi il nodo delle partecipate, i cui debiti erano stati inseriti nel piano per un ammontare di 132 milioni. E il fondo rischi, “calcolato in modo eccessivamente prudenziale”, per circa 60 milioni.

“Una massa passiva che non era obbligatorio inserire nel piano – dice De Luca – ma che è servita per apparire come un ente vicino al dissesto e per ‘spaventare’ i creditori. Con 550 milioni di debiti il Comune era fallito ma noi avevamo già pronto l’altro piano, quello vero. Siamo riusciti a convincere i creditori applicando il principio del ‘picca, maliditti e subitu’. Hanno dovuto rinunciare al 50 % del loro credito e ne hanno ottenuto il 40 % (del 50 %, ndr) subito e il 60 % lo possono ottenere al secondo anno. Pochi non hanno accettato e hanno voluto il loro credito per intero ma lo avranno rateizzato in tredici anni. Invece chi non ha voluto chiudere l’accordo dovrà aspettare ancora”.

In caso di dissesto finanziario – ha spiegato il direttore Basile – “si insedia un organismo esterno e i creditori possono recuperare una percentuale compresa tra il 20 e il 30 %, dopo molti anni. Con la possibilità di rimodulare il piano, la massa debitoria dovrà essere aggiornata a un importo molto diminuito rispetto all’inizio, che si potrà ripianare nello stesso periodo, alleggerendo la gestione corrente e rientrando nei canoni di spesa ordinaria”.

“Il Comune di Messina non aveva nessuna credibilità alla Corte dei Conti – riprende De Luca -. Abbiamo detto di aver firmato gli accordi, pensavano li avessimo solo programmati, invece li abbiamo anche pagati, e ci hanno chiesto il numero di mandato. Potevamo anche non inviare la risposta perché la norma consente di fermare l’istruttoria e rimodulare il piano ma abbiamo voluto farlo lo stesso perché su alcune cose le Corte dei Conti ha preso un abbaglio, abbiamo risposto a tutto, se poi non leggono bene…”

Il nuovo piano in Consiglio comunale

De Luca annuncia che invierà il nuovo piano subito in Consiglio comunale: “Voglio spiegare la nuova strategia in Consiglio. Dalle 23.59 di lunedì 14 febbraio non sarò più sindaco, spero che la Corte dei Conti dia il parere prima. Poi i consiglieri comunali avranno tempo fino al 28 febbraio per approvarlo, sennò saranno loro a portare la città al dissesto”.