Molto rumore per nulla. Lo Shakespeare di Cicciò guarda al nostro tempo

Molto rumore per nulla. Lo Shakespeare di Cicciò guarda al nostro tempo

Emanuela Giorgianni

Molto rumore per nulla. Lo Shakespeare di Cicciò guarda al nostro tempo

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sabato 23 Ottobre 2021 - 06:50

Buona la prima al Teatro Vittorio Emanuele per l’apprezzato cast tutto al messinese

Inganni, sorrisi, riflessioni ed emozioni. Questo ha portato “Molto rumore per nulla” sul palco del Teatro Vittorio Emanuele. Un teatro finalmente pieno al 100%, dove è accorso un pubblico numerosissimo, tra brividi, silenzi e applausi che ci ricordano, di nuovo, la magia di quella che era la normalità.

La famosa commedia shakespeariana, ambientata proprio a Messina, riletta e riadattata dalla regia di Giampiero Cicciò, ha portato il Bardo tra le atmosfere della nostra (o probabilmente anche sua) città, una Messina immaginaria e senza tempo, che emerge forte, però, tra i suoi detti e il suo dialetto. E ha, soprattutto, portato i sentimenti decantati dal poeta nel nostro tempo, ha guardato la nostra società con i suoi occhi, l’ha raccontata tramite il genio della sua riflessione, rivelandone l’eterna contemporaneità.

L’amore protagonista

Molto rumore per nulla rientra nel novero delle tragicommedie, la narrazione intreccia continuamente l’elemento comico a quello tragico, si mostra sempre divertente e ambigua. La sua trama si articola tra gli inganni, ingenui o malevoli che siano, le maschere che nascondono le infinite sfaccettature e autocostruzioni che gli uomini si creano; ma vuole essere, prima di tutto, una commedia romantica, un viaggio all’interno del sentire umano, in primis del sentimento più travolgente di tutti: l’amore. Un cast d’eccezione, formato prevalentemente da attori messinesi di rilievo nazionale, tanto nel mondo del cinema che del teatro, con grande e costante rispetto della narrazione originaria, ha portato in scena i suoi personaggi, rendendoli protagonisti del nostro tempo. Più che personaggi, su quel palco, in quella finzione scenica, vi erano rappresentate persone, nelle loro affascinanti fragilità, nelle loro forti vulnerabilità. Passavano tra il pubblico, cantavano, facevano ridere e riflettere, descrivendo sempre l’autenticità dell’essere uomo e del suo sentire, del suo amare.

Tra le intricate vicissitudini del testo, tra i suoi odi e le sue manipolazioni, il tema centrale resta l’amore, in tutte le sue sfaccettature, l’amore che travolge, che rende ridicoli, che spaventa perché ci espone e ci lascia inermi dinanzi all’altro. Lo raccontano i rapporti interpersonali che legano tra loro i personaggi e, primo fra tutti, l’amore tra Benedetto e Beatrice, magistralmente interpretati da Eugenio Papalia e Federica De Cola. Proprio da qui Giampiero Cicciò mette in luce la grande ed eterna contemporaneità dell’opera di Shakespeare. Quei sentimenti e questo amore raccontato sono gli stessi tanto oggi quanto nel 1598, medesime sono le loro dinamiche, medesime le loro reazioni. “La paura di dire ‘io sono così’, ‘io ti amo’ o ‘io non ti amo’ sono espresse esattamente nello stesso modo in cui lo farebbero gli adolescenti del 21esimo secolo” aveva dichiarato il regista presentando lo spettacolo.

La contemporaneità

A dare nuova vita alla storia e offrirne una nuova contemporaneità è anche l’incredibile messa in scena, grazie all’essenziale ma all’avanguardia scenografia. Fatta di elementi tridimensionali e dell’ausilio della tecnica del videomapping, a cura di Giovanni Bombaci, regala sfondi infinitamente diverse, giocando con la luce e proiettando immagini sulle superfici. La scenografia si fonde, così, con l’attento disegno luci di Lorenzo Tropea; con le musiche che, tra brani celebri del passato e nuovi brani inediti, firmati Dino Scuderi, creano un percorso tra tradizione e innovazione; e con i costumi senza tempo di Francesca Cannavò, privi di orpelli o esagerazioni ma evocativi, interpretazione estetica del vissuto di ogni personaggio. Tali elementi insieme si legano alla narrazione, creando un unico linguaggio, diventando un’unica circolare e interdipendente coreografia.

Lo Shakespeare di Cicciò porta sul palco l’uomo di ogni tempo, lo fa con cura, con profondità, con silenziosa attenzione. Perché se Shakespeare scriveva in Molto rumore per nulla: “Parla piano, se parli d’amore”, così fa il regista; ma silenzioso, senza eccessi né autoreferenzialità, il suo messaggio all’uomo e sull’uomo risuona vigoroso, riecheggia forte, scuote.

Lo spettacolo torna sabato 23 ottobre ore 21; domenica 24 ore 17.30; martedì 26 e mercoledì 27 ore 10.30 per l’appuntamento con le scuole.

Traduzione e adattamento di Giampiero CicciòRegia di Giampiero Cicciò
Scene e costumi di Francesca Cannavò

Musiche di Dino Scuderi
Disegno luci di Lorenzo Tropea

Videoproduzioni Giovanni Bombaci

Movimenti di scena Sarah Lanza

con
Beatrice: Federica De Cola

Benedetto: Eugenio Papalia

Carruba: Luca Fiorino
Don Pedro: William Caruso

Don Juan: Adele Tirante

Claudio: Giuseppe De Domenico

Leonato: Daniele Gonciaruk

Antonio: Luca Notari

Borraccio: Francesco Bonaccorso

Frate Francesco: Antonio Fermi

Ero: Giulia De Luca

Margherita: Mariapia Rizzo

Orsola: Cristina La Gioia

Direzione dell’allestimento Ioannis Piperopuolos

Assistente alla regia Antonio Previti

Fonico Alessandro Innaro
Luci Walter Macrì
Realizzazione costumi Sartoria Pipi

Produzione EAR Teatro di Messina

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