Il 6 settembre vertice sul Ponte: le perplessità “via fax” di Buzzanca, le bacchettate del Pd

La data “X” per capire qualcosa di più sul futuro più o meno a breve termine della nostra città potrebbe essere il 6 settembre. Quel giorno, a Roma, istituzioni locali e nazionali siederanno allo stesso tavolo per discutere dell’Accordo di programma quadro sulle opere compensative al Ponte sullo Stretto, snodo cruciale per chi ha sempre pensato (a torto o a ragione, non entriamo nel merito) che il futuro di Messina fosse legato a doppio filo alla “grande opera”. A quel tavolo la città non può farsi trovare impreparata e gli spifferi di queste settimane, come il rischio mai confermato ma nemmeno smentito che il Cipe sarà costretto a “tagliare” sensibilmente i fondi per le opere connesse, non sono benauguranti. Così il sindaco Buzzanca ha voluto porre dei paletti, attraverso un fax inviato all’amministratore delegato della “Stretto” Pietro Ciucci in cui ha messo nero su bianco le esigenze primarie della città sulle quali non si può e non si deve tornare indietro: tra queste la doppia canna Giostra-Annunziata, la copertura del torrente Annunziata (fondamentale una volta aperto lo svincolo), il collegamento Annunziata-Guardia che bypasserebbe una buona porzione di Panoramica, l’interramento della “cortina di ferro”, dei binari del cosiddetto waterfront, ed il mantenimento dell’Officina Grandi riparazioni di Rfi, impegno che il sindaco ha assunto personalmente, tempo fa, coi lavoratori.

Vedremo quale sarà la conseguenza. La prima reazione, per certi versi ironica, senza dubbio critica, è quella del Pd, con il segretario cittadino Giuseppe Grioli ed il coordinatore dei consiglieri comunali Felice Calabrò. «Il rapporto che intercorre tra il Governo nazionale e la giunta Buzzanca – affermano – è plasticamente rappresentato dal fax che il sindaco ha inviato all’amministratore delegato della Società Stretto di Messina. Insomma alla legge obiettivo si risponde con un fax riservato. Il governo che sarebbe stato amico dei Messinesi ha schiacciato ogni autonomia locale, svilito il ruolo della città e scavalcato ogni interlocuzione concreta con i suoi amministratori con una legge che ha invaso il nostro territorio, lo espropria senza tenere conto delle sue esigenze e delle sue determinazioni. Potremmo dire che Buzzanca sta a Berlusconi come un fax sta ad una legge obiettivo».

Ironia ma non solo: «Indipendentemente dalle opinioni che si possono avere sull’opera Ponte, posto che l’opera è stata confermata strategica dal Governo nazionale, quello che ci si sarebbe aspettato dal sindaco di Messina era l’ottenimento di quelle opere cosiddette compensative o comunque necessarie per riqualificare e rilanciare la nostra città. Invece il Cipe ha ridotto al 2 per cento dell’importo complessivo dell’opera, le risorse destinate alle due sponde dello stretto per le opere compensative, abbiamo assistito a trivellazioni della parte nord della città senza che il Comune di Messina fosse interpellato minimamente, la delibera del consiglio comunale di fatto viene sminuita anche dal Sindaco che preferisce mandare un fax al dott. Ciucci e contestualmente Rfi non fa altro che dismettere treni, navi e strutture da Messina. Il Partito Democratico, nonostante consideri la congiuntura economica, la crisi dei conti pubblici e la instabilità del governo nazionale elementi che mettono in discussione la realizzazione di un opera faraonica di per se accompagnata ancora da tante incognite, ha contribuito alla redazione della delibera sulle opere compensative ed in particolare la commissione ponte ha sviluppato approfondimenti che andavano nella direzione dell’ottenimento di risorse capaci di realizzare le infrastrutture che servono alla città, indipendentemente dal Ponte».

«Il Governo amico – concludono Grioli e Calabrò – ha schiacciato la dignità di Messina considerandola colonia del Pdl, non ha trovato interlocutori autorevoli, ed è bastata qualche telefonata del ministro Matteoli per rassicurare il sindaco sul mantenimento di Rfi di treni e navi. Rassicurazioni puntualmente smentite dai fatti. Il sindaco che ha già permesso al Governo nazionale di trattare Messina come periferia dell’impero, si presenti in consiglio comunale e spieghi cosa intende fare il 6 settembre all’appuntamento fissato per la firma dell’accordo di programma. E’ il momento in cui tutta la città deve far sentire la propria voce perché nessuno pensi a Roma che a Nord gli enti locali alzano la voce e a Messina abbassano le orecchie».