Morgen Trio – Tre giovanissimi artisti per due capolavori della musica da camera ottocentesca e novecentesca

Morgen Trio – Tre giovanissimi artisti per due capolavori della musica da camera ottocentesca e novecentesca

giovanni francio

Morgen Trio – Tre giovanissimi artisti per due capolavori della musica da camera ottocentesca e novecentesca

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martedì 26 Aprile 2022 - 06:30

Un altro eccellente Trio, dopo il Trio Kanon e l’Eolian Trio, entrambi per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo, è stato di scena quest’anno al Palacultura, il Morgen Trio, proposto dall’Accademia Filarmonica, e composto da 𝐍𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚 𝐌arvulli al violino, 𝐂𝐚𝐦𝐢𝐥𝐥𝐚 𝐏atria al violoncello e 𝐓𝐢𝐳𝐢𝐚𝐧𝐚 𝐂olumbro al pianoforte. Tre giovanissimi artisti che hanno deliziato il pubblico messinese, sabato u.s., con due capisaldi della letteratura musicale dedicata a quest’organico da camera: il Trio n.1 op.49 di Felix Mendelssohn Bartholdy ed Il Trio op. 67 di Maurice Ravel.

Si tratta di due capolavori di ampio respiro. Il Trio di Mendelssohn, il primo dei due Trii composto dal musicista di Amburgo, entrambi in tonalità minore e di assoluto livello, è senza dubbio il più eseguito dei due, e costituisce una pietra miliare della musica da camera del romanticismo tedesco.

Il Trio n. 1, in re minore, è notevole per la particolare bellezza dei temi e la sapiente costruzione formale. In quattro movimenti, spiccano in particolare i primi due: “Molto allegro ed agitato”, e “Andante con moto tranquillo”, mentre i restanti movimenti – “Scherzo. Leggero e vivace” e “Finale. Allegro assai appassionato”, se pur gradevoli, non raggiungono per ispirazione l’altezza dei primi due.

Il primo movimento, prettamente romantico, ci immerge subito in medias res, con il tema principale, di natura drammatica, molto intenso, subito enunciato dal violoncello. Tutto il movimento, basato sostanzialmente su due temi, è intriso di una estrema liricità, estremamente romantica, e costituisce senz’altro una delle pagine più memorabili del musicista tedesco. Il secondo movimento ricorda l’atmosfera delle “Romanze senza parole”, capolavoro pianistico di Mendelssohn, ed infatti il tema è enunciato dal pianoforte solo, poi ripreso in forma di risposta dagli archi, una sorta di lied senza parole, anch’esso dal carattere prettamente lirico.

Il Trio op. 67 di Maurice Ravel rappresenta a sua volta uno dei massimi risultati per Trio di tutto il 900. Anch’esso in quattro movimenti, composto in pochi mesi dal musicista francese, subito prima di partire volontario nella prima guerra mondiale, è stato definito da Jankelevitch “lo splendido capolavoro dell’età matura”. Il Trio si caratterizza per la sua assoluta libertà di forma, e per l’attenzione timbrica per ogni singolo strumento. In quattro movimenti, il primo “Moderé”, dal carattere intimo e fantastico ad un tempo, presenta una interessante e moderna partitura dedicata al pianoforte, del quale sono utilizzati anche i registri più bassi. Il secondo movimento “Pantoum”, prende il nome da un particolare canto strofico di origini malesi; erano abbastanza comuni fra i musicisti francesi di inizio 900 i riferimenti all’estremo Oriente (si pensi, solo per fare un esempio, a “Pagode” per pianoforte, di Debussy). Il brano di Ravel è un elegantissimo scherzo dalla natura fortemente ritmica, a carattere vivace e brillante. Il terzo movimento, “Passacaille”, deriva il nome dalla Passacaglia, antica forma barocca, altro riferimento caro agli impressionisti francesi. Si tratta probabilmente del movimento più interessante, una sorta di lenta processione, ove il tema, evocativo e misterioso, si ripete quasi ossessivamente, in una crescente solennità.

Il quarto movimento, infine, “Final, animé” ha un carattere estremamente concertante, e Ravel qui fa sfoggio della sua mirabile abilità nello sfruttare al massimo gli strumenti.

Ottima l’interpretazione dei tre giovani musicisti, che hanno affrontato con disinvoltura, sicurezza e capacità espressiva i due capolavori, dei quali il secondo, giova ricordarlo, è di notevole difficoltà tecnica, in particolare per quanto riguarda il secondo e l’ultimo movimento.

Il violinista, 𝐍𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚 𝐌𝐀𝐑𝐕𝐔𝐋𝐋𝐈, ha anche introdotto con sapiente chiarezza i brani proposti, rendendo ancora più interessante la performance al pubblico.

Di grande spessore il bis offerto, il secondo movimento del Trio n. 3 op. 101 di Johannes Brahms “Presto non assai” un altro capolavoro assoluto per il Trio di archi e pianoforte.

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