20 anni fa moriva Rita Atria. A Brolo un mazzo di fiori, una frase e palloncini bianchi per non dimenticare.
“Un fiore che non morirà mai… Rita Atria a 20anni dalla sua morte”. Una frase semplice, palloncini bianchi, foto e fiori sulla pietra aranaria che, incisa nel tempo, testimonia l’intitolazione della sala multimediale del comune di Brolo a questa giovane ragazza. Tutto questo nel ventennale della sua morte, quando la sua tomba, a Partanna, non ha ancora una foto a ricordarla. Eppure il suo gesto, la sua denuncia estrema, come ha detto Salvo Messina, rimane una testimonianza perenne, un monito per tanti, un esempio ed un impegno per tutti. Rita Atria quindi non avrà una foto sulla tomba a ricordarla, neppure adesso che sono trascorsi vent’anni dalla sua morte, ma viene ricordata a Brolo, come in tutta Italia e nel mondo, grazie al lavoro delle associazioni antimafia, principalmente di quella a lei intitolata, attivissima e rappresentata da Nadia Furnari, che si batte da anni contro l’illegalità, la mala politica e tutte le mafie. Piera Aiello, cognata della ragazza e anche lei testimone di giustizia, donna-coraggio alla quale Brolo consegnò la cittadinanza onoraria, dalla località segreta in cui vive con i figli ha affermato quanto sia bello “che Rita venga ricordata in tutta Italia, ma farlo anche a Partanna – ha precisato – è un segnale forte e preciso, è un ricordo che lacera la famiglia e la comunità e perciò ancora oggi ricordarla in pubblico è un gesto affatto banale, che supera la retorica delle celebrazioni. Parlare ad alta voce di lei e della sua storia vuol dire cristallizzare in un modello positivo il coraggio della sua scelta, per riproporlo ai giovani e, soprattutto, agli adulti di Partanna”. “Solo dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici”, scriveva nel diario la ragazza.
