Giallo sul bilancio consuntivo 2013, al momento un contenitore senza contenuto

A Palazzo Zanca si infittisce il mistero sul bilancio consuntivo 2013. Un comunicato stampa diramato sabato sera annunciava l’approvazione del rendiconto contabile da parte della giunta Accorinti. In base alle dichiarazioni “trionfalistiche ” dell’assessore al ramo Guido Signorino, il consuntivo del Comune è «nuovamente in attivo dopo due anni di deficit ripetuto (si ha infatti un avanzo di circa 6,5 milioni di euro, la cui maggior parte è vincolata per la costituzione del fondo di svalutazione dei residui attivi con maggiore anzianità o per spese in conto capitale), che dà risposta a molte delle osservazioni rilevate dalla Corte dei Conti nelle sue relazioni al bilancio 2012 ed al primo semestre 2013» (vedi correlato).

A ad una settimana di distanza, però, del documento contabile non c’è traccia, c’è la delibera approvata dall’esecutivo di Palazzo Zanca ma non ci sono gli allegati, che rappresentano le colonne portanti di un bilancio. Insomma c’è il contenitore ma non c’è il contenuto. A dir poco perplesso si dice il presidente del Collegio dei revisori del conti, Dario Zaccone, che spiega di aver sollecitato l’amministrazione comunale a provvedere in tempi brevi ad integrare la delibera con gli allegati, senza i quali è impossibile iniziare la verifica contabile. E’ evidente che la data del 30 giugno, termine ultimo per l’approvazione del consuntivo, non potrà essere rispettata e a Palazzo Zanca arriverà – come ormai consuetudine, visto che i ritardi nell’approvazione dei bilanci comunali si ripetono annualmente – un commissario ad acta nominato dalla Regione.

Alle perplessità dei revisori dei conti si aggiungono quelle dei consiglieri comunali appartenenti al gruppo dei democratici riformisti, che criticano l’amministrazione Accorinti nella forma e nel merito.

«Ad oggi, nonostante i numerosi proclami, ed a soli pochi giorni dalla scadenza del 30 giugnosi legge in un comunicatonon solo non vi è traccia del Bilancio Consuntivo 2013, ma – incredibilmente – non risulta che lo stesso sia stato consegnato al Collegio dei Revisori per le opportune verifiche. Parrebbe, peraltro, che il predetto bilancio – che assume la Giunta essere finalmente in attivo e di ben 6,5 milioni di euro – non contempli i risultati complessivi della gestione dell'ente locale e delle aziende non quotate partecipate (vedasi art. 147 quater TUEL), circostanza, quest'ultima, che contrasta con le indicazioni "suggerite" dalla Corte dei Conti, Sezione di Controllo per la Regione Siciliana, nella Deliberazione n° 68/2014/PRSP».

Ed in effetti, lo stesso assessore Signorino, all’indomani dell’approvazione in giunta del consuntivo, ha spiegato che nella redazione del rendiconto contabile non si è tenuto conto dell’intera massa debitoria del Comune ma solo dei debiti a cui si è riusciti a dare copertura finanziaria. Nel consuntivo 2013, inoltre, non sono poi stati inseriti neanche i debiti con le partecipate, che verranno direttamente “traslati” nel Piano decennale di riequilibrio, al fine di prevederne la copertura in 10 anni.

La situazione di incertezza economica e contabile è tale che i Dr indicano come soluzione il default. «Solo la dichiarazione di dissesto – scrivono – maggiormente garantirebbe la nostra Città e, soprattutto, le fasce deboli della popolazione, ma, sia chiaro, i maldestri tentativi, forse solo apparenti, che sono stati posti in essere per evitarlo, aggravano di fatto l'odierna situazione contabile del Comune di Messina appalesando, per altro verso, la totale assenza di qualsiasi programmazione economico-finanziaria che ha caratterizzato le scelte dell'amministrazione in questo primo anno di vita».

E’ evidente che l’inchiesta della magistratura sui bilanci comunali approvati tra il 2009 e il 2011 – che coinvolge anche i consiglieri comunali dell’epoca per aver dato via libera ai documenti contabili, peraltro corredati da pareri tecnici favorevoli – ha messo in agitazione l’attuale Consiglio Comunale. Che chiede tutte le garanzie possibili per poter assolvere senza rischi al proprio ruolo istituzionale.

Danila La Torre