Paolo Restani, un percorso fra il romanticismo e il simbolismo musicale

Paolo Restani, un percorso fra il romanticismo e il simbolismo musicale

giovanni francio

Paolo Restani, un percorso fra il romanticismo e il simbolismo musicale

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martedì 07 Febbraio 2023 - 11:15

Il concerto ha abbracciato brani della grande musica romantica pianistica (Chopin e Liszt) e del simbolismo francese (Debussy)

MESSINA – Gradito ritorno, sabato scorso al Palacultura, per la stagione musicale dell’Accademia Filarmonica, quello di Paolo Restani eccellente pianista, che altre volte abbiamo avuto la fortuna di ascoltare, l’ultima nel 2016, sempre per la stagione dell’Accademia Filarmonica, allora insieme all’Associazione V. Bellini. “Da Eros a Thanatos percorrendo il Romanticismo e il Simbolismo” il titolo del concerto.

“Notturni di Chopin”

Paolo Restani ha iniziato la sua performance con alcuni dei più famosi Notturni di Fryderyk Chopin. Il delicato e struggente “Notturno” in Do diesis minore, op. posth., reso celebre anche dal film di Polansky “Il pianista”, il cui titolo originale non è “Notturno” bensì “Lento con gran espressione”, ha iniziato questa parabola chopiniana, al quale hanno fatto seguito i tre Notturni op. 9 (i primi due famosissimi). Come la maggior parte dei Notturni di Chopin, ma con significative eccezioni, i due brani eseguiti, se pure creazioni liriche ed ispirate, risentono forse di un certo gusto di musica “da salotto”, assai in voga ai tempi di Chopin, gusto che oggi appare un po’ superato. È stata l’occasione comunque per ascoltare, in una efficace interpretazione sobria – ma non sempre precisa e pulita – che ha concesso quasi nulla al sentimentalismo, tre brani, se pur conosciutissimi, tuttavia sempre di meno frequentazione nelle sale da concerto.

Due polacche di Chopin

Hanno fatto seguito due Polacche di Chopin. La prima, la Polacca op. 40 n. 2, in do minore, riflette il periodo angosciante che il musicista stava vivendo, consapevole di aver contratto una malattia che lo avrebbe portato alla morte. La Polacca ha un andamento quasi funebre con due episodi centrali sempre di carattere triste, che si alternano al motivo principale, mesto, accompagnato da funerei e incessanti accordi della mano sinistra.

La seconda, la celeberrima “Polacca in la bemolle maggiore op. 53”, è soprannominata “Eroica”, titolo apocrifo come accade per tutte le composizioni di Chopin. In realtà non sappiamo se e a quale episodio eroico legato alla propria patria si sia ispirato il musicista polacco nel creare un siffatto brano, di straordinaria potenza epica. Dal momento che su questa Polacca è stato scritto tutto, mi limiterò a ribadire che la grandezza e la fama del brano, sicuramente una delle vette del pianismo romantico, sono dovute, oltre che alla bellezza e l’incisività dei temi, che rimangono scolpiti indelebilmente nella memoria di ognuno, soprattutto alla presenza contemporanea, nello stesso capolavoro, del sentimento eroico e patriottico e di quello malinconico e nostalgico, le due fondamentali anime della poetica pianistica di Chopin. In particolare la lunga divagazione melodica, dolcissima, accorata, che precede il gran finale con il ritorno del tema eroico, costituisce sicuramente uno dei momenti più alti di tutta la letteratura pianistica. Molto equilibrata l’interpretazione di Restani (anche se l’esecuzione ha denotato alcune incertezze), che ha eseguito il pezzo “né troppo veloce né troppo forte” come Chopin esigeva fosse eseguito.

Debussy e Liszt

Nella seconda parte del concerto il pianista ha dapprima eseguito tre brevi brani di Claude Debussy: “Reverie”; “Elegie” e “La plus que lente”.

Il brano giovanile “Reverie” fu composto da Debussy su commissione dell’editore Hartmann, ed è una composizione che lo stesso musicista definì “priva di importanza…in due parole. È brutta”. Oggi invece ci appare un brano gradevole e anche ardito dal punto di vista armonico, anche se non paragonabile ai capolavori della maturità.

“Elegie” è l’ultimo brano composto da Debussy per il pianoforte (1915), e la sua natura tenebrosa e angosciata risente evidentemente delle sofferenze fisiche e della cronica depressione del musicista francese, un piccolo ma profondo capolavoro del quale esiste anche una versione per violoncello.

“La plus que lente”, costituisce uno dei brani più raffinati composti per pianoforte dal musicista francese. Si tratta di un valzer lento, dal carattere sognante, raffinatissimo, composto nel 1910, dall’incantevole ed enigmatica coda. Questo gioiello non è di non facile esecuzione dal punto di vista interpretativo, a causa dei continui rubato e rallentato, la cui trascuratezza potrebbe rendere il brano un po’ monotono, rischio completamente evitato da Restani, interprete sensibile e attento ad ogni sfumatura.

Infine i due brani di Franz Liszt, due composizioni ispirate ai grandi poeti italiani, Petrarca e Dante.

La prima, il celebre sonetto n.104 dei tre sonetti del Petrarca”, tratto da “Anni di pellegrinaggio”, è uno dei brani più felici del compositore ungherese, commento lirico e appassionato su uno dei canti più belli del grande poeta, molto amato, come Dante, dal musicista ungherese, che fu evidentemente assai ispirato dagli splendidi versi della composizione poetica, dei quali riporto la toccante conclusione: “Pascomi di dolor, piangendo rido, egualmente mi spiace morte e vita: in questo stato son, Donna, per vui”.

Il secondo, “Apres une lecture de Dante” è una sorta di poema sinfonico ispirato alla Commedia dantesca, verosimilmente al Canto V, con i temi principali, di grande impatto, che ritornano ciclicamente.

Paolo Restani ancora una volta si è mostrato a suo agio nell’eseguire la musica di Liszt, sempre preciso nel fraseggio virtuosistico che il pianismo del musicista ungherese richiede. Molto raffinata ed elegante l’interpretazione dei brani di Debussy, meno convincente nel complesso l’esecuzione di Chopin, sicuramente inferiore a quella alla quale abbiamo assistito nel 2016.

Gradevole e raffinato il bis concesso, Il Preludio op. 32 n. 5 di Serghei Rachmaninov, musicista del quale quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita.

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