Al Caffè Galante l'artista barcellonese Nino Abbate del Museo Epicentro incontra la comunità pattese

Al Caffè Galante l’artista barcellonese Nino Abbate del Museo Epicentro incontra la comunità pattese

Giuseppe Giarrizzo

Al Caffè Galante l’artista barcellonese Nino Abbate del Museo Epicentro incontra la comunità pattese

sabato 17 Dicembre 2011 - 16:23

Nel corso dell'evento presentazione del libro "Un Tributo all'Arte" e inaugurazione di una selezione della mostra personale di Abbate "Epicentro di Epicentri".

Prosegue senza sosta il percorso di promozione culturale ed artistica intrapreso dal club “Amici di Salvatore Quasimodo” che venerdì 16 dicembre, all’antico Caffè Galante, ormai da qualche anno centro propulsore della cultura pattese, ha ospitato l’artista barcellonese Nino Abbate, fondatore del Museo Epicentro di Gala, piccola frazione della città del Longano. Per l’occasione è stata allestita una selezione di opere della personale di pittura e scultura d’arte contemporanea “Epicentro di Epicentri” di Abbate, visitabile al Caffè Galante fino al 21 dicembre.
Il Museo Epicentro, una sala espositiva di appena 150 metri quadrati, accoglie circa 900 opere realizzate su semplici mattonelle di cotto 30×30 da decine di artisti di fama nazionale ed internazionale. Un gesto d’amore, che disvela, nell’opera paziente di quest’uomo non comune, la storia di chi ha fatto del coraggio e della tenacia la sua vera, autentica forma d’arte.
Una storia che affonda le sue radici nella delusione di chi per anni, percependo una naturale tensione all’arte, si è sforzato di rappresentare il proprio mondo ad una platea di ciechi. «Tutto ha avuto inizio nel lontano 1983, quando mi presentai come artista ad un’esposizione organizzata presso la chiesa di San Vito a Barcellona. Lì fui rifiutato e snobbato da tutti, anche dagli artisti locali». Antonio Abbate si racconta, e svela agli ospiti del Caffè Galante i passaggi più significativi di una vita interamente consacrata all’arte, nell’insaziabile ricerca di bellezza e di civiltà che scaturisce, prepotentemente, da un moto di ribellione nei confronti della realtà circostante: «È dai momenti di rabbia che nasce e prende forma la mia arte. E la rabbia che nutro nei confronti di Barcellona, insieme a tutta la forza necessaria per sconfiggerla, sono stati gli ingredienti che hanno dato forma alle mie opere e al Museo Epicentro».
Ecco dunque la genesi, dal 1994, del “museo della mattonella”: dopo uno studio “matto e disperatissimo” delle più disparate correnti artistiche, con uno sguardo privilegiato ai monumenti dell’arte figurativa italiana degli ultimi 50 anni, Nino Abbate acquista una serie di mattonelle di cotto in misura standard, le imbusta e le spedisce agli indirizzi di alcuni artisti, prima locali e successivamente di fama nazionale e mondiale, affinché ognuno di loro gl’imprima sopra un segno della sua arte, senza vincoli di sorta sul tema da seguire o la tecnica da utilizzare. La singolare richiesta incontra da subito l’adesione di numerosi artisti, tra cui veri e propri giganti nel panorama italiano e mondiale dell’arte contemporanea e del design. Rispondono Treccani, Longaretti, Dorfles, Guccione, Sottsass e tanti altri.
Ma il museo non ha vita facile e ben presto autorità comunali e magistratura s’accaniscono sull’Epicentro, denunciando Abbate per abusivismo edilizio e puntando dritti e spietati alla demolizione dell’edificio sede del museo. Per Abbate si aprono le porte del carcere, con la condanna ad un mese di reclusione. È il 2001: la rabbia risorge e dà nuova linfa alla creatività artistica di Nino che non smette di dipingere, scolpire, occuparsi d’arte. Da subito incassa l’appoggio e l’incoraggiamento di tanti storici personaggi della cultura barcellonese: Alessandro Manganaro, Emilio Isgrò, Melo Freni, Gino Trapani, nonché di grandi nomi dell’arte e della cultura italiana: Milena Milani, nota scrittrice e firmataria di tutti i manifesti del Movimento Spazialista di Lucio Fontana, Vittorio Fagone, critico internazionale e Commissario alla Biennale di Venezia e Renato Barilli, anch’egli noto critico d’arte. Un grande sodalizio a difesa della cultura, una voce sola per ridare giustizia ai valori della bellezza e della civiltà. Dopo dieci anni il “museo della mattonella” è ancora lì: rarissimo gioiello incastonato in una città orfana d’arte.
Quella di Nino e del suo Epicentro è una storia di amore, passione e follia, una storia di sconfitte e di rivincite, di tenacia e perseveranza. Un vero e proprio “Tributo all’arte”, come recita il titolo del libro a cui l’artista ha deciso di consegnare la sua straordinaria esperienza di vita: primo testamento cartaceo di un’esistenza fuori dal comune.

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