"Perché Messina non ha porticcioli e rifugi per le barche?"

“Perché Messina non ha porticcioli e rifugi per le barche?”

Redazione

“Perché Messina non ha porticcioli e rifugi per le barche?”

mercoledì 28 Febbraio 2024 - 07:03

In una nota, un gruppo di pescatori solleva il problema. Basile: "Attendiamo i pareri della Regione"

MESSINA – Venerdì scorso a Torre Faro riunione affollata di pescatori e diportisti. In primo piano, alla presenza del sindaco Basile e dell’assessore Finocchiaro, la recente operazione della Guardia costiera di liberazione di fondali e spiagge. Si sottolinea in un documento firmato da Angelo D’Anna a nome dei pescatori: “Per quanto riguarda l’azione messa in atto in questi giorni, per la rimozione di corpi morti e cime utilizzate per il varo e lavaggio delle barche, valutiamo positivamente la salvaguardia dell’arenile e dei fondali. Ma riteniamo da rivedere, invece, la gestione delle imbarcazioni”. Altro elemento necessario quello dei rifugi per le barche.

ll gruppo di pescatori si rivolge a Basile: “Forse al sindaco sfugge la situazione dei posti barca della nostra città. Per fare un rapido esempio, a Catania ci sono cinque porticcioli; a Milazzo tre porticcioli e a Capo d’Orlando un porto bellissimo, con centinaia di posti barca. A Riposto c’è un porto spettacolare, mentre qui a Messina abbiamo solo un approdo provvisorio, che è il Marina di Nettuno. Prima di eliminare la possibilità di gestire le imbarcazioni, il Comune dovrebbe costruire almeno un paio di porticcioli, in modo da consentire ai proprietari di imbarcazioni lo stazionamento in sicurezza. Al contrario, assistiamo quotidianamente a una specie di lotta contro la nautica, con scelte totalmente prive di una logica sociale ed economica. Una città marinara come Messina non può non avere neanche un porticciolo. La nautica porta sviluppo a tutti i livelli ed è una risorsa economica che solo nella città di Messina non si riesce a sfruttare. Mi viene facilmente da pensare che, se Messina fosse gestita dai catanesi, a quest’ora vivremmo sicuramente un altro tipo di situazione. Un esempio semplicissimo è quello del Lago Piccolo di Ganzirri, che ha due sbocchi: uno nel Tirreno e uno dello Ionio”.

Continua il documento: “Una realtà unica al mondo e si potrebbe costruire un porticciolo con migliaia di posti barca, dove sicuramente i proprietari di mezza Europa lascerebbero le loro imbarcazioni. Si tratta infatti di un punto strategico verso le isole Eolie, verso la Grecia e verso le Egadi. Tuttavia, la Città metropolitana non si consente la pulizia, l’allargamento e il drenaggio del canale di Torre Faro per renderlo navigabile e fruibile alla piccola nautica e tanto altro”.

E ancora: “Noi chiediamo al sindaco di fare una riflessione sul numero dei posti barca della nostra città e su quello delle città limitrofe. Ci sono cinque progetti di porticcioli già pronti e finanziati ma non si capisce perché non vengano messi in cantiere. Cerchiamo di dare un’accelerata a tutte queste procedure e di consentire ai proprietari di barche di poter vivere il mare nel miglior modo possibile”.

Basile: “Porticcioli e rifugi barche necessitano del via libera della Regione”

Da parte sua, il sindaco Federico Basile precisa: “Non mi sfugge nulla ma non dipende dal Comune, in questa fase. I progetti ci sono ma sono in fase di verifica a livello regionale e investono più competenze. In primis, manca la valutazione d’impatto ambientale. Quanto all’operazione della Guardia costiera, si tratta di un impegno nazionale per mettere soprattutto in sicurezza le spiagge”.

In effetti, nel 2019 annunciavamo, sul nostro giornale, in progetto sei porticcioli. Aggiunge il primo cittadino: “Per quanto riguarda il progetto di un rifugio per le barche, dipende dal Pudm, Piano di utilizzo delle aree demaniali marittime, che deve a sua volta ricevere la valutazione d’impatto ambientale. Noi siamo pronti, come progettazione, ma è necessario un aggiornamento del piano operativo triennale dei porti, che è un’operazione complessa. E stiamo studiando anche altre strade ma è prematuro parlarne”.

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Un commento

  1. Trasformare i villaggi costieri da sempre luoghi di gente che vive il mare 12 mesi l’anno significa abbattere quel poco di cultura marinaresca che resiste in questa città. Il mare non è solo dei bagnanti. Torre Faro, Ganzirri, Sant’Agata, Pace, ecc., per via di questa insensibilità stanno diventando arenili tristi, senza vita. I pescatori,anche dilettanti, che si spostano sull’altra riva dello stretto, trovano pennelli di massi a mare utilizzati tranquillamente per la sosta delle barche, per ogni paesello. Qui ,da noi ,soltanto privati, spesso ai limiti del legale, ai quali vengono concessi campi boe senza numero, cantieri in cui la sicurezza è un optional con ruspe da 7 tonnellate che lavorano a 2 passi dai clienti che attendono il varo delle barche. Il registro dei natanti tanto voluto dalla Musolino, in vista di porti a secco, fra l’altro presenti in tutti i comuni della provincia, che fine ha fatto?
    Scompariranno i pescatori e i diportisti a basso reddito, che non possono permettersi il costo dei cantieri privati i quali a fronte di ridicole somme corrisposte per l’uso del demanio, hanno prezzi inabordabili anche per delle barchette di 5 metri. Si daranno concessioni a terribili lidi che facciano diventare il nostro paesaggio una volta marinaresco, una sorta di squallida Rimini dello stretto. Al resto ci sta gia pensando Salvini. Con lo scempio che si sta programmando nel nostro territorio, guardiamo alle cime a mare e alle barche sulla spiaggia. Ridicolo.

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