L’architetto Principato: “Ecco come sono nati il Porto Franco e l’Autorità Portuale”

Dopo la notizia della mancata proroga all'Autorità portuale di Messina l'architetto Nino Principato, cultore della storia patria che da sempre si è dedicato al recupero del patrimonio monumentale e artistico della nostra città, ci spiega la storia della nascita del Porto Franco e dell'Autorità portuale.

Per lui è "un fatto gravissimo che si aggiunge a tutti gli scippi che governi centrale e regionale hanno fatto alla città: dall'Ammiragliato trasferito ad Augusta al Distretto Militare trasferito a Catania, nel perfetto silenzio di deputati e politici messinesi. "Il porto di Messina – spiega Principato – era un tempo uno dei più importanti d'Europa (scelto tra l'altro nel 1571 per accogliere la flotta cristiana al comando di Don Giovanni d'Austria per la battaglia di Lepanto) ridotto alla stregua di una pozzanghera. Il paradosso è quello che l'Autorità Portuale messinese, che ha ben operato per lo sviluppo e il rilancio delle attività legate al porto e non solo, venga inspiegabilmente detronizzata invece di essere potenziata. L'amarezza è il dover purtroppo constatare che secoli di storia, dal portofranco normanno e svevo alla scala franca e al Consolato del Mare, che nessuna città portuale può vantare in Italia, vengano cancellati con un solo colpo di spugna in virtù di discutibili accorpamenti".

"Il Porto Franco a Messina- spiega- nasce con i privilegi concessi da normanni e svevi nei secoli XII e XIII (importante è la conferma del portofranco fatta da Costanza d'Altavilla, moglie di Enrico VI di Svevia, il cui testo è inciso in una lapide marmorea oggi collocata nell'abside laterale sinistra del Duomo di Messina). Dopo la fallita rivolta antispagnola del 1674-78, per rappresaglia, la Spagna abolisce il porto franco a Messina che aveva osato ribellarsi. Ci vorrà il tanto vituperato governo borbonico, nella persona di Ferdinando II di Borbone, a restituirle il privilegio nel 1803. Che sarà alla fine nuovamente abolito dal nuovo Stato italiano, dopo il 1860".

La città dello Stretto dunque aveva le credenziali per far sì che il Porto Franco restasse e nel 1951, come spiega Principato, con "una legge apposita, lo Stato istituì l'"Ente Porto" a Messina, il cui scopo era proprio quello di ricostituire il portofranco che doveva sorgere in parte nell'area della Cittadella. Nella realtà, l'ente non fece mai niente di tutto questo, si rivelò una sorta di stipendificio ed oggi è in liquidazione. L'idea più valida – conclude l'architetto – dal momento che la penisola falcata e la Cittadella sono ormai interessate ad una giusta riqualificazione e valorizzazione turistica e culturale, è quella di istituire il Porto Franco messinese a Giammoro, che possiede le caratteristiche per poterlo essere".