Politica

Piano di riequilibrio, col fiato sospeso tra debiti fuori bilancio e bassa capacità di riscuotere

MESSINA – Piano di riequilibrio: tutto da rifare dodici anni dopo? Sono tanti i nodi critici per il Comune di Messina che emergono nella relazione del magistrato istruttore Urso: l’entità effettiva dei debiti fuori bilancio, la capacità bassa di riscuotere i tributi, le spese sociali da contenere, impiegando i fondi comunitari, e la riduzione delle spese del personale. Il tutto in una struttura comunale ridotta all’osso e che punta ad assumere per rilanciarsi.

E, ancora, il nodo dei creditori (“sui quali permangono dubbi sulla reale quantificazione”) e quello di Ato3. La Sezione di controllo della Corte dei Conti per la Regione siciliana, con presidente Salvatore Pilato, ha convocato il primo cittadino, per il contraddittorio finale, il prossimo 18 luglio. Entro il 7 il Comune ha facoltà di trasmettere relazioni, memorie, atti e documenti di chiarimento e/o di replica.

Si legge nella relazione: “Se si analizzano le risorse destinate al risanamento, la parte preponderante è costituita dall’azione delle misure per la riduzione dei costi “Riorganizzazione e razionalizzazione dei Servizi sociali” e dall’aumento delle entrate derivanti dal contrasto all’evasione tributaria. La prima misura (di economia di spesa) consente una percentuale di copertura del 35%, mentre la misura di incremento delle entrate raggiunge il 19%, con un contributo complessivo di entrambe le risorse pari al 53% circa”.
Servizi sociali e costi del personale, quando il piano assunzioni è cruciale per far ripartire la macchina amminstrativa, non sono fattori secondari. Anzi, risultano decisivi in termini di risposte alle necessità del territorio. Come potrà un Comune in questa situazione economica ripartire davvero, come annunciato dalla Giunta Basile, in un contesto nel quale riscuotere tributi e recuperarli dall’evasione è tutt’altro che scontato?

Sottolinea il magistrato contabile: “La rappresentazione del Piano pone seri dubbi sulla reale entità dei debiti fuori bilancio da ripianare, che costituiscono la parte prevalente della massa passiva. Il disordine che si evince, in merito all’individuazione del completo perimetro dei debiti fuori bilancio da riconoscere e finanziare, è già stato rilevato da questa Sezione”.

La difficoltà a riscuotere tributi

Mette in risalto il relatore Urso: “Le riscossioni complessive raggiungono livelli inferiori agli accertamenti di competenza. A tal riguardo si evidenzia l’assenza di incassi relativi alle entrate relative alla Tares e, pertanto, si ritiene che, ai fini dell’attendibilità delle previsioni delle entrate relative al recupero dell’evasione tributaria, avrebbero dovuto considerarsi, in sede di elaborazione della programmazione del recupero della massa nel Piano, i rischi di inesigibilità tramite adeguati stanziamenti al Fcde (Fondo crediti di dubbia esigibilità), da ricomprendere tra le passività del Piano”.

Inoltre, “anche i risultati delle verifiche svolte nella relazione sulla capacità di riscossione delle entrate, derivanti dall’attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, mostrano le evidenti criticità della capacità di riscossione di tali entrate, sia con riferimento all’attività ordinaria che a quella derivante dal contrasto all’evasione tributaria”.

La partita, per Palazzo Zanca, non è dunque finita, dodici anni dopo. Ed è tutt’altro che in discesa, con l’ipotesi dissesto non ancora scongiurato.