L'affondo - Facce di bronzo

L’affondo – Facce di bronzo

L’affondo – Facce di bronzo

lunedì 08 Giugno 2009 - 06:55

Il segnale è stato troppo debole

Delusi. Tranne Bossi e Di Pietro, sono tutti delusi.

Si consolano guardando la delusione degli altri che, assicurano, deve essere maggiore della loro.

Il PdL non raggiunge il 40%, però il PD è andato molto male.

Il PD scende di molti punti ma gongola perché il PdL è lontano dal 40%.

L’UdC manca l’obiettivo di proporsi come un’alternativa credibile ai due grandi ma sorride per l’insuccesso del modello bipolare.

Rifondazione e Sinistra e Libertà restano ampiamente sotto il 4% ma sono liete di avere dimostrato che, in Italia, la Sinistra esiste ancora. Allora perché si sono presentate separate?

L’MpA esce dal Parlamento europeo ma afferma di aver ottenuto una grande affermazione in Sicilia.

Chi ha causato queste delusioni?

Quegli sciocchi e ingrati elettori che si sono astenuti.

Un osservatore esterno, non coinvolto da cieca passione pro o contro il lìder maximo, direbbe che i nostri politici hanno superato il limite che suggerisce di andare dallo psicanalista e ormai meritano le cure di esperti psichiatri.

Invece di vergognarsi di avere deluso loro i cittadini, di non avere rispettato le promesse, di avere fornito un’immagine moralmente indegna di un Paese civile, di aver ampliato i loro vergognosi privilegi, di aver riempito di chiacchiere oscene le orecchie della gente, di essere stati incapaci di dare dignità e credibilità alle proposte politiche … si permettono di dichiararsi delusi dall’astensionismo.

Visto col senno di poi, il calo del 6% è stato troppo piccolo e non ha dato quel forte segnale che era necessario.

Bossi ha fatto di tutto per mantenere le sue promesse: il federalismo fiscale è legge e preme per una maggiore lotta alla criminalità (del Nord) e all’immigrazione.

Di Pietro cattura i voti di chi considera Berlusconi il Grande Male del Paese.

Entrambi hanno significato qualcosa, indipendentemente dal valore politico ed etico del loro impegno.

Non rientrano nelle categorie dell’analisi marxiana, ma hanno saputo ben interpretare gli interessi della gente.

Interessi settoriali, parziali, ma pur sempre ben individuabili.

In fondo, lo stesso PdL lo ha fatto, pur oscillando tra la demagogia delle promesse per tutti e la realtà di una difesa di ben individuabili categorie economiche.

Per questo, forse, non è stato ridimensionato in modo significativo.

L’affare Noemi avrà anche fatto perdere qualche punto al PdL, ma non sembra aver portato voti al partito di Franceschini.

Sull’MpA, a mio parere, ha pesato una certa ambiguità di comportamento, l’alleanza con forze elettoralmente inconsistenti e soprattutto l’allentamento della tensione meridionalistica. Allentamento che invece la Lega non ha mai mostrato.

Oltre al contrasto con i formidabili apparati clientelari del Sud – e della Sicilia in particolare – saldamente in mano ai partiti tradizionali.

Il PD è un caso clinico. Invece di tentare di riappropriarsi dei tradizionali valori della Sinistra progressista: meridionalismo, legalità – ricordate le inconcludenti disquisizioni tra insicurezza reale e insicurezza percepita? -, lotta all’evasione fiscale, si è gettato sotto le bandiere di Repubblica, sull’affare Noemi e sugli aspetti personali del berlusconismo.

Dimenticando che un partito è cosa ben diversa da un giornale. Ha sfidato il PdL sul terreno della demagogia senza saper convincere l’elettorato.

Se gli elettori, col loro (purtroppo limitatissimo) astensionismo hanno deluso i partiti, questi ultimi dovrebbero capire che il loro modo di fare politica ha nauseato i (troppo pochi) elettori che si sono astenuti.

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