Questo matrimonio non s'ha da fare. Quantomeno non ora
Non ci siamo mai illusi che le risorse che il Governo di Silvio Berlusconi intende riversare sull’Area dello Stretto per realizzare il Ponte abbiano come scopo primario la crescita socioeconomica dell’Area dello Stretto.
A differenza di chi sogna siano barattabili con interventi di riassetto idrogeologico del territorio peloritano, sappiamo bene che le conseguenze (negative e positive) che l’opera potrebbe (se la fanno) portare ai Messinesi rappresentano solo l’effetto collaterale di un grande disegno trasportistico europeo, nel quale Messina e Reggio sono casuali protagoniste.
Eravamo e restiamo però convinti che senso di giustizia e di equità esigono che là dove si concentra il danno si devono concentrare anche i benefici.
In quest’ottica avevamo apprezzato lo sforzo del Rettore Tomasello mirato a stringere un rapporto dalle straordinarie ricadute scientifiche tra le aziende del Ponte e gli Atenei che si affacciano sullo Stretto.
In quello che poteva apparire un banale contratto d’affitto di locali interni al campus di Ingegneria, vedevamo conoscenza ad altissimo livello trasmessa ai nostri studenti, ai nostri dottorandi, ai nostri docenti. Conoscenza che, al minimo, sarebbe servita come prestigioso biglietto da visita nel loro lavoro. Ecco, quindi, che l’insediamento di Eurolink, Parsons Transportation e Stretto di Messina nell’incubatore diveniva uno straordinario strumento di crescita per le Università di Messina e Reggio.
Il riconoscimento dello status di partner privilegiati agli Atenei dell’Area dello Stretto avrebbe sancito, politicamente e praticamente, questo principio: qui si distrugge, qui si costruisce.
Il rinvio a Settembre (a Settembre!) della cerimonia di firma del protocollo d’intesa – formalmente dovuto a non meglio identificati inderogabili impegni del Ministro Matteoli – rappresenta una volgare, raffazzonata e preoccupante smentita alle nostre convinzioni. La presenza dell’Altero Ministro era stata programmata con largo anticipo e non era indispensabile per la firma: gli inderogabili impegni non bastano a condizionare un progetto che è, prima di tutto, un atto dovuto.
L’essersi sentito in diritto di rinviare, a sole 24 ore di distanza, un evento così significativo è offensivo nei confronti dei Governatori Lombardo e Scopelliti, dei Sindaci e dei Presidenti delle Province, dei Grand Commis pubblici – a cominciare dal Presidente dell’ANAS – che avevano pianificato i loro impegni allo scopo di essere al Papardo mercoledì alle 16,30.
E’ offensivo per lo spreco del denaro speso nell’allestimento delle strutture necessarie allo svolgimento della cerimonia.
E’ offensivo nei confronti dei Rettori, che avevano affrontato critiche pesanti per aver anteposto gli interessi dei loro Atenei a quelli personali.
Ma, parafrasando Talleyrand, è peggio che un crimine, è un errore.
Perché lascia trasparire pressioni politiche nascoste che contestano il primato – relativamente al Ponte – delle Università dello Stretto. Pressioni alle quali Matteoli si è affrettato a inchinarsi, mostrando una cultura di Governo da satrapo orientale.
Le trivellazioni, gli espropri, la violenza sul territorio sono indifferibili; gli impegni a favore di quelli che li subiscono possono invece essere rinviati con mortificante disinvoltura. E chi se ne frega se odalische – la politica siciliana e calabrese – ed eunuchi – gli omologhi messinesi e reggini – si vedono annullare la cerimonia senza spiegazioni.
Quanto accaduto a Messina squalifica il Governo Berlusconi molto più dei monologhi di Travaglio. E Matteoli non lo capisce.
