L’attacco di Felice Calabrò (Pd): «Per l’Aquila il provvedimento ha avuto una durata di 5 mesi, per l’alluvione un mese: segno della scarsa consistenza politica dell’attuale classe dirigente messinese»
«Governi amici o pseudo tali? La favola continua». A punzecchiare il centrodestra, locale e non, è il consigliere comunale del Pd Felice Calabrò. Il quale tocca un tasto dolente, quello del sostegno vero, concreto, del governo nazionale alla città di Messina dopo il disastro del 1. ottobre. Inutile tornare sul discorso “città di serie B” o altro, perché il risultato sarebbe che oltre che abusivi verremmo tacciati per vittimisti. Ma i provvedimenti, gli atti ufficiali sono quelli e da lì si può “quantificare” l’interesse, anche e soprattutto politico (perché di questo si parla, purtroppo) che Roma ha nei confronti della nostra città. E a parte i 60 milioni equamente divisi tra stanziamenti di Governo, Regione e ministero dell’Ambiente, l’aiuto più importante rischia di arrivare grazie ad un’iniziativa di chi, oggi, al Parlamento fa opposizione, ovvero l’emendamento da 100 milioni di euro proposto dai senatori Gianpiero D’Alia (Udc) e Anna Finocchiaro (Pd). Emendamento ovviamente “sposato” dal Governo (avesse fatto il contrario, cosa sarebbe successo?). Tutto questo, secondo Calabrò, ha dimostrato «la scarsa (se non addirittura inesistente) consistenza politica dell’attuale classe dirigente messinese, che, ingenuamente (o furbescamente fatto credere), aveva creduto di avere un rapporto privilegiato con i famosi pseudo governi amici, e nazionale e regionale, ma soprattutto con il governo centrale». Una vicinanza, sottolinea Calabrò, più volte propagandata in maniera «eccessiva ed estenuante» nel corso della campagna elettorale di un anno e mezzo fa. «La realtà, però, è ben altra cosa». Perché dopo tutto questo tempo «nulla è accaduto», anzi, secondo l’esponente del Pd a volte si è verificato l’esatto contrario (vedi fondi ex Fintecna, querelle sui fondi Fas).
L’ultimo esempio, secondo Calabrò, è quanto accaduto all’indomani della tragedia del 1. ottobre, «allorquando, atteso il momento estremamente difficile e delicato, avremmo dovuto sentire e beneficiare della tanto esaltata “amicizia” (ricordo a me stesso una basilare regola di vita in virtù della quale proprio nei momenti difficili si riconoscono i veri amici). Ciò non è avvenuto, anzi, al contrario, nell’immediatezza dell’evento alcuni autorevoli esponenti del Governo, parlando di abusivismo, hanno dato una lettura delle cause del disastro fuorviante ed errata, ingenerando nell’opinione pubblica confusione ed incertezza; confusione ed incertezza che poi, sicuramente, hanno avuto un peso nella tiepida risposta in termini di solidarietà che tal tragedia ha avuto a livello nazionale ed internazionale».
Ma Calabrò va nello specifico, analizza le carte e in particolare i provvedimenti amministrativi adottati dal Governo, facendo un raffronto con il trattamento riservato al terremoto d’Abruzzo. In quella occasione, ricorda il consigliere, «il Governo, con decreto del ministro dell’Economia, ha disposto la sospensione dei termini degli adempimenti e dei versamenti tributari per 5 mesi, estendendo tale beneficio a tutti i contribuenti, persone fisiche e persone giuridiche, dipendenti, professionisti, lavoratori autonomi, sostituti d‘imposta, ecc… In occasione, invece, dell’alluvione del 1. ottobre il citato ministro ha disposto la detta sospensione soltanto per un mese, fino al 1. novembre, escludendo da tale beneficio i dipendenti e, conseguentemente, i relativi sostituti d’imposta. E’ il caso di evidenziare, altresì, che il provvedimento emesso per far fronte all’emergenza Abruzzo è tale e quale al decreto adottato dal predetto ministro nel 2002 in occasione dell’eruzione dell’Etna, allorquando, inoltre, il decreto fu più volte prorogato (arrivando a 38 mesi di sospensione)».
Calabrò chiarisce: «Non è mia intenzione stilare una graduatoria delle disgrazie, e ritenendo che il Governo debba fare tutto il possibile e l’impossibile per aiutare ed alleviare le sofferenze dei nostri connazionali d’Abruzzo, auspico, comunque, che con la medesima intensità e diligenza l’esecutivo si occupi della città di Messina e della sua provincia, affinché sia garantita l’effettiva uguaglianza dei cittadini ed evitato lo sconforto di chi potrebbe credere di essere più o meno uguale nella tragedia. Ad oggi, invero, le uniche iniziative serie e concrete poste in essere per far fronte all’emergenza provengono dall’opposizione (vedi l’emendamento alla finanziaria proposto dai senatori Finocchiaro e D’Alia)». In conclusione Calabrò si domanda: «Che fine ha fatto l’istanza del 6 ottobre con cui il sindaco della nostra città ha rivolto al presidente del Consiglio, e per esso al ministro dell’Economia, la richiesta di deroga all’osservanza del patto di stabilità, per far fronte alle impreviste e straordinarie spese che il comune dovrà certamente affrontare a causa dell’alluvione? E’ trascorso già un mese ma nulla è dato sapere».
(foto Dino Sturiale)
