Si alza l’asticella della vertenza Stretto: sciopero il 17 marzo, documento condiviso al Ministero. I lavoratori occupano Palazzo Zanca

Si alza l’asticella della vertenza Stretto: sciopero il 17 marzo, documento condiviso al Ministero. I lavoratori occupano Palazzo Zanca

Si alza l’asticella della vertenza Stretto: sciopero il 17 marzo, documento condiviso al Ministero. I lavoratori occupano Palazzo Zanca

lunedì 07 Marzo 2011 - 14:27

Oggi la seduta aperta del consiglio comunale dedicata alla dismissione delle Ferrovie. Buzzanca: «Facciamo fronte comune, farò da tramite con Matteoli». Ma i parlamentari dove sono? Appena cinque su 23 i deputati nazionali e regionali presenti. Diversi lavoratori di Wagon Lits e Ferrotel sono rimasti al Comune

Tutto o quasi si è svolto secondo copione nel consiglio comunale straordinario dedicato alla vertenza Ferrovie, svoltosi stamani a Palazzo Zanca. Tanta aria fritta, come purtroppo spesso accade in queste occasioni, troppe assenze (i parlamentari dove sono?), come spesso accade in queste occasioni, ma quantomeno una certezza: senza un vero e proprio fronte comune, dalla vertenza Stretto non si esce. Il fronte comune i sindacati lo garantiscono, la politica (a parole) pure. I fatti, però, dicono che da anni le Ferrovie dello Stato vanno avanti nel loro processo di dismissione dallo Stretto di Messina, riducendo a carta straccia il diritto costituzionalmente riconosciuto della continuità territoriale. A meno che per continuità territoriale non si intenda la presenza di “accompagnatrici” che prendono per mano il viaggiatore con la sua valigia e lo accompagnano, appunto, da una sponda all’altra dello Stretto, verso il treno della “speranza” che lo porterà verso le “vere” ferrovie italiane. In questo contesto parlare di unità d’Italia, fisica e metaforica, sembra quasi beffardo. Per questo le organizzazioni sindacali hanno scelto proprio il 17 marzo per scendere in piazza (o “in mare”, le modalità sono ancora da vedere) per protestare contro le scelte “scissioniste” del Governo e dei vertici di Rfi, di cui il Governo stesso è proprietario. Alla protesta si accompagnerà l’azione politica, inevitabile per non rendere “monca” la presa di posizione del territorio. Di questo si è fatto carico il sindaco Giuseppe Buzzanca, presente nell’ultima parte della seduta anche nella qualità di deputato regionale: «Non è il momento di dare colpe o chiamare in causa governi amici o nemici – ha detto – ma facciamo fronte comune senza scaricare le responsabilità. Un percorso comune prevede la redazione di un unico documento, condiviso dalle forze parlamentari regionali e dalla deputazione nazionale, che io stesso consegnerò a Roma al ministro Matteoli, affinché si possa convocare un tavolo con i vertici della Rete ferroviaria Italiana. Chiediamo che venga garantita la continuità territoriale dei servizi, insieme ai livelli occupazionali».

Sta di fatto che siamo in presenza di una linea aziendale che da una parte taglia fuori la Sicilia dal sistema trasportistico italiano, dall’altra getta nello sconforto i lavoratori, con vertenze che riguardano le Ferrovie e l’indotto (vedi caso Ferrotel). Di fronte a questo, la risposta della deputazione messinese è stata assolutamente parziale e insufficiente. Appena in cinque si sono presentati all’appello: Enzo Garofalo (Pdl), Francantonio Genovese (Pd), Nino Beninati (Pdl), Filippo Panarello (Pd) e Franco Rinaldi (Pd). Sei, compreso Buzzanca, a fronte di una “squadra” che conterebbe, in teoria, su 23 parlamentari tra Roma e Palermo. Dei presenti, solo due siedono alla Camera, nessuno al Senato. Non pervenuti i vari Briguglio, Crimi, D’Alcontres, D’Alia, Germanà, Lo Monte, Martino, Nania, Naro sul fronte nazionale, Ardizzone, Corona, Currenti, De Luca, Formica, Laccoto e Picciolo su quello regionale. In aula solo qualche assessore e molti consiglieri comunali (almeno quelli), soprattutto lavoratori e sindacalisti, a dare valore all’apprezzabile iniziativa di tenere una seduta aperta su un argomento così centrale. Tra gli assenti illustri il presidente di Rfi, che è anche presidente dell’Autorità portuale di Messina, Dario Lo Bosco. Per lui solo un messaggio inviato al presidente del Consiglio Pippo Previti per dire che non avrebbe partecipato «avendo già affrontato questa tematica in Prefettura». E pensare che c’è chi ritiene che avere il presidente dell’Autorità portuale di Messina al vertice di Rfi sia un vantaggio.

Il dibattito è stato aperto dal presidente Previti, il quale ha invitato: «L’Amministrazione e il consiglio a partecipare allo sciopero indetto dalle organizzazioni sindacali per il prossimo 17 marzo». Nel corso del dibattito in Aula tutti gli intervenuti hanno sottolineato la necessità di prese di posizione a seguito dell’annunciato licenziamento del personale impiegato nel settore Wagon lits (85 unità) e nella struttura Ferrotel FS (23 unità). Un’iniziativa, che oltre a confermare il continuo disimpegno delle Ferrovie nell’area dello Stretto, determinerebbe pesanti ricadute per i livelli occupazionali e rilevanti disagi per i cittadini. «Bisogna stanare Moretti», ha “gridato” Beninati, riferendosi all’amministratore delegato di Fs Mauro Moretti. Interventi all’unisono sono giunti anche dagli altri parlamentari. Parole, parole, parole. Adesso servono fatti. Serve che la politica messinese si ricordi che tra i propri doveri c’è quello di rappresentare e difendere le istanze del territorio e non solo quelle di chi, per via di un sistema elettorale balordo, ha permesso a qualcuno di occupare un posto al sole in Parlamento.

(foto Sturiale)

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