La Procura chiede l’archiviazione per la querela del sindaco contro il governatore della Puglia, che aveva detto: «Il Ponte vuole unire non due coste, ma due cosche». Ma Buzzanca non ci sta e presenta ricorso
«Il Ponte vuole unire non due coste, ma due cosche». Così parlò, il 15 aprile scorso, Nichi Vendola, governatore della Regione Puglia, nel corso di una convention a Palermo. Frase che fece montare su tutte le furie il sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca che per tutta risposta lo querelò. L’incarico fu affidato cinque giorni dopo all’avvocato del Collegio di difesa del Comune Bonaventura Candido in quanto quelle dichiarazioni furono ritenute «fortemente diffamatorie della città».
Non per i giudici, però: il 9 luglio scorso la Procura si esprime e, ritenendo infondata la “notitia criminis”, chiede l’archiviazione. Il sindaco non ci sta, e pochi giorni fa delibera in giunta di presentare ricorso contro questa decisione. «L’espressione contestata – affermano i giudici di Palermo – è stata pronunciata in occasione di una convention politica e, dunque, nel contesto di un intervento di segno politico, nell’ambito del quale lo stesso Vendola aveva inteso, ed appare essere questo uno dei punti essenziali del suo intervento, lamentare l’inutilità e l’inopportunità politica dell’esecuzione di questa opera pubblica. In questo contesto di critica dell’opera e di aspra polemica politica, il governatore, verosimilmente anche a suggello della tesi sostenuta della sostanziale inutilità pubblica, ha inteso segnalare il timore che la realizzazione della stessa potesse rappresentare un’occasione per interessi illeciti delle strutture criminali associative, notoriamente presenti nel territorio siciliano e calabrese».
Una motivazione che, secondo Buzzanca e i legali di Palazzo Zanca, non regge. In particolare ritengono che dal discorso di Vendola «non si evince una critica alla costruzione del Ponte, ma solo e soltanto affermazioni denigratorie nei confronti delle due città (allo stesso per nulla care) e, pertanto, detto comportamento non può in alcun modo essere ritenuto esente da responsabilità». Amen. E il duello continua.
