Il commento - Berlusconi, vittima o colpevole?

Il commento – Berlusconi, vittima o colpevole?

Il commento – Berlusconi, vittima o colpevole?

venerdì 11 Febbraio 2011 - 20:52

Forse entrambe le cose, in un Paese ostaggio di una lotta tra poteri

Che sia una guerra è evidente a chiunque sia riuscito a mantenere un minimo di obiettività.

Una guerra tra Berlusconi (e i suoi sodali) e una parte (fortemente politicizzata) della Magistratura.

Una guerra tra un uomo convinto che tutto gli sia concesso, pateticamente schiavo delle sue peggiori debolezze e un gruppo di “missionari” che ritengono sia un loro preciso dovere ripristinare l’etica – la loro, naturalmente – nella vita pubblica.

Due visioni assolutamente illiberali.

Qualcuno inorridirà di fronte a questa analisi sbrigativa, per cui aggiungiamo qualche banale elemento di riflessione.

Pienamente coscienti che su questo triste argomento si possono fare altre mille e mille considerazioni suggestive e condivisibili.

Iniziamo da Berlusconi: per chi è titolare di cariche pubbliche non vale il principio di separare il pubblico dal privato. Parlamentari, Governo e Presidenti vari devono rappresentare la parte migliore di un Paese ed è ridicolo pensare che, visto che in Italia moltissimi cittadini violano le leggi, possa continuare a essere Presidente del Consiglio chi delle leggi non ha il minimo rispetto.

In qualsiasi Paese del mondo sarebbe bastata la più piccola tra le accuse di evasione fiscale rivolte al premier per obbligarlo alle dimissioni.

Discorso chiuso, allora?

Purtroppo no.

E vediamo perché.

Limitandoci agli ultimissimi fatti, neanche gli antiberlusconianì più convinti possono spiegare perché intorno a una sola delle (tante) ville di Berlusconi sono state effettuate 117 mila intercettazioni telefoniche.

Quando, per il rapimento di Yara, ne sono state fatte 15 mila.

Un impiego così poderoso di uomini e attrezzature e un tale dispendio di risorse – mentre la Magistratura lamenta di non avere le somme sufficienti per comprare la carta per le fotocopie -, si spiega solo ammettendo l’intento persecutorio della Procura di Milano nei confronti del premier.

E, per favore, non si invochi l’obbligatorietà dell’azione penale: è noto a tutti che, nell’impossibilità di approfondire ogni notitia criminis, le Procure scelgono di dedicarsi solo ai reati che considerano più meritevoli di attenzione.

Inoltre, se volesse perseguire tutti i cittadini implicati in giri di accompagnatrici, in orge e orgette, in incontri a pagamento con modelle, veline, attricette, etc, la Procura di Milano dovrebbe intercettare e poi mandare sotto processo metà degli ambienti bene della città meneghina.

Ci fermiamo qui, pur sapendo che ci sono centinaia di altri aspetti di queste (squallide) vicende che potrebbero essere citati a sostegno dell’una o dell’altra tesi.

Non possiamo però nascondere la convinzione che, senza l’aiuto di tali Procuratori, Berlusconi non sarebbe più Primo ministro da tempo.

Perché la gente comune, senza la -distrazione- dei vari casi Naomi, D’Addario e Ruby – o la ridicola tesi di Berlusconi capo della mafia e mandante di attentati e omicidi -, non avrebbe giustificato l’inettitudine di un Governo che aveva promesso di cambiare il Paese e non l’ha fatto.

In democrazia i Governi non cadono per i girotondi (e meno male), ma per la mancanza di una maggioranza in Parlamento e (per fortuna) il voto di un fan del Grande Fratello vale quanto quello di Roberto Saviano.

Se entro marzo il federalismo non compirà altri passi avanti, sarà la Lega – non Ruby o Bruti Liberati – a ritirare l’appoggio a Berlusconi.

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