Il Comune dice addio alla Nettuno Spa e alla Sogepat. In Consiglio si riaffaccia il caso Molini Gazzi

Il Comune dice addio alla Nettuno Spa e alla Sogepat. In Consiglio si riaffaccia il caso Molini Gazzi

Il Comune dice addio alla Nettuno Spa e alla Sogepat. In Consiglio si riaffaccia il caso Molini Gazzi

venerdì 10 Dicembre 2010 - 15:03

Decisa dall’aula la fuoriuscita dalle due società partecipate. Torna la delibera sulla variante urbanistica, ma intanto il progetto per una palazzina a sette piani è già stato approvato dalla Commissione edilizia

Doveva essere la società dei “porticcioli”, in realtà ha creato solo buchi nel bilancio di Palazzo Zanca. E da oggi è un capitolo chiuso. Il consiglio comuna,stamani, ha deliberato di non mantenere le partecipazioni azionarie nella società Nettuno srl. Palazzo Zanca deteneva il 40,51 per cento della società nata come mista e poi divenuta interamente pubblica. Era stata creata, di fatto, per creare un porticciolo a Fiumara Guardia, insieme alla Marina dello Stretto. Secondo quanto riferiscono gli uffici nella loro relazione «l’attività gestionale non presenta i requisiti richiesti né sotto il profilo della efficacia né sotto il profilo della efficienza ed economicità, in quanto la società necessita annualmente interventi di ricapitalizzazione da parte dei soci». Anni e anni in cui sono state ripianate perdite, senza concludere un granché. Basti pensare che i soli tre componenti del collegio sindacale percepivano, in totale, oltre 24 mila euro l’anno. Tanto che nemmeno due settimane fa anche la giunta provinciale aveva dato l’ok alla messa in liquidazione della società.

Passaggio identico è stato consumato con un’altra società partecipata “fantasma” del Comune, la Sogepat, nata per la gestione del “Patto territoriale”. Qui Palazzo Zanca non aveva rappresentanti da pagare, ma era comunque un cordone da tagliare, in virtù del 12,25 per cento di quote societarie detenute e di quanto relazionato dagli uffici, secondo cui «l’andamento economico negativo non presenta un rapporto di “stretta necessità” in ordine al perseguimento delle finalità istituzionali di questo ente». Qualche ramo secco, dunque, inizia a cadere.

Tutto questo è avvenuto nel corso del consiglio comunale, chiusosi sulla famosa delibera sulla variante urbanistica inerente i “Molini Gazzi”, che si trascina da almeno due anni. L’assessore all’Urbanistica Giuseppe Corvaja ha spiegato in aula i contenuti della delibera, motivando la decisione di modificare la destinazione dell’area da “B1” a “B4c” con la sussistneza di un cosiddetto “errore materiale”. Fuori dal perimetro del Piano Borzì del Piano regolatore, infatti, non dovrebbero esistere zone B1 e l’area Molini Gazzi è fuori da quell’area. Sulla vicenda sono nati lunghi contenziosi, che hanno riconosciuto le ragioni della proprietà, che lì intende realizzare un complesso edilizio. C’è stato un ultimo passaggio, però, da non sottovalutare: la Commissione edilizia comunale ha approvato il progetto presentato dalla Molini Gazzi (e realizzato dall’ing. Luciano Taranto, ex amministratore dell’Ato3), progetto basato sulla destinazione urbanistica “B1”. Se il consiglio comunale approvasse la delibera proposta dall’Amministrazione, l’area tornerebbe “B4c”, il che significa, in soldoni, un piano fuori terra in meno e una volumetria più bassa. Nuovi contenziosi in vista? Un bel rebus per il consiglio comunale, che forse questa delibera avrebbe dovuto trattarla molto tempo prima.

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