Il duro “attacco- di Fabio D'Amore al primo cittadino: «Un vero sindaco dovrebbe agire diversamente»

Il duro “attacco- di Fabio D’Amore al primo cittadino: «Un vero sindaco dovrebbe agire diversamente»

Redazione

Il duro “attacco- di Fabio D’Amore al primo cittadino: «Un vero sindaco dovrebbe agire diversamente»

lunedì 17 Novembre 2008 - 08:33

Il rappresentante di Risorgimento Messinese, in una lettera indirizzata a Buzzanca, denuncia la pessima gestione di tutte le vertenze occupazionali , con nomi e cognomi di chi, a suo dire, sta contribuendo all'affossamento della città

Dopo qualche mese di silenzio torna a parlare Fabio D’Amore, candidato a sindaco di Risorgimento Messinese, nella scorsa tornata elettorale del 15-16 giugno. Il rappresentante del cosìdetto “terzo polo-, lo fa attraverso una lettera dai toni tutt’altro che “pacati- indirizzata al primo cittadino Giuseppe Buzzanca, “reo- insieme a tutta la sua amministrazione, di non essere riuscito nei primi 180 giorni del suo mandato, a fare nulla di tutto ciò che un “vero Sindaco- sarebbe stato chiamato a fare per per la sua città.

D’Amore, che parla a nome di quei 12.344 elettori che hanno deciso di dargli fiducia purtroppo però senza raggiungere “la meta-, e che dichiara di avere l’onore di rappresentare, passa in rassegna, uno dopo l’altro, i gravi, gravissimi problemi soprattutto di carattere occupazionale, che soffocano Messina impedendole di essere protagonista di una svolta verso la rinascita. Le dichiarazioni del rappresentante di Risorgimento Messinese che, c’è da scommettere, avranno non poche ripercussioni, giungono qualche giorno dopo il rischio “dissesto- paventato da Buzzanca , che suona quasi come una sorta di minaccia a danni dell’intera collettività, « l’unica soluzione che lei trova per venire a capo della situazione», attacca l’ex-candidato a Sindaco «e che siamo convinti manterrebbe comunque in grossa parte i privilegi e stipendi all’amministrazione comunale: Piuttosto dunque che scegliere tale strade, sarebbe meglio una severa azione contro gli sprechi, di qualsiasi natura, varando un cosìdetto “governo si salute pubblica- con i big della politica nostrana».

Ed ecco dunque che D’Amore, fa nomi e cognomi di quanti dovrebbero essere “primi pazienti- in cura a questo nuovo governo, e lo fa senza risparmiare proprio nessuno, partendo dall’onorevole Briguglio, passando dal senatore D’Alia, fino ad arrivare agli onorevoli Genovese, Lo Monte, Crimi, Garofalo, al senatore Nania, al senatore Scilipoti, all’on.Germanà. Bersagli di tutti i “colori- quelli caduti nel mirino “D’Amore-.

Fatto dunque la necessaria “pulizia-, il rappresentante di Risorgimento, passa in rassegna tutte le “grane- della città, rintracciabili nell’elenco sotto il nome di Atm, Feluca, Maggioli, Molini-Gazzi, Cooperative sociali, Articolisti, Aot3, Messinambiente, dipendenti del settore navigazione «Tutte vertenze occupazionali che hanno accompagnato sin dall’inizio la nuova esperienza amministrativa e che non hanno trovato ad oggi una (che sia una) soluzione», senza dimenticare ovviamente il triste e beffardo destino calcistico della città, una città che proprio ieri è scesa in piazza al grido di “Buzzanca Dimettiti-. «Siamo stati noi di Risorgimento messinese – afferma D’amore – a portare in città il primo imprenditore esterno all’indomani della sua dichiarazione di resa sulla possibilità di trovare investitori volenterosi in grado di consentire il salvataggio della squadra mediante il cosiddetto lodo Petrucci. Oggi crediamo di poter affermare che proprio il suo atteggiamento, poco sereno ed irritabile, abbia contribuito pesantemente alla mancata soluzione. Tutte le strade sono state abilmente disseminate di ostacoli e alla fine l’imprenditore, dopo essere stato definito quasi un poco di buono – conclude il portavoce di Risorgimento – ha gettato la spugna lasciando i tifosi, la città e tutto l’indotto sportivo che ruotava attorno ad una grande esperienza calcistica, in -braghe di tela-».

Un salto indietro nel tempo quello fatto D’Amore ricordando l’estate di fuoco trascorsa dai tifosi dello stretto che forse ha “macchiato- sin dall’inizio l’entrata di Buzzanca a Palazzo Zanca che, inoltre, a differenza di quanto “dichiarato- in campagna elettorale, sembra essere stato “abbandonato- anche dai governi “amici-: «Le promesse elettorali di una gestione condivisa dai governi regionale e nazionale si sono rivelate un autentico boomerang per la sua persona e per la città, che continua a soffrire il disimpegno di Roma e Palermo nell’ignavia di deputati incapaci persino di far sentire la loro voce».

Secondo D’Amore, Buzzanca che sin da subito avrebbe dovuto parlare alla “sua- città con chiarezza e sincerità senza alimentare false speranze, si trova adesso con le spalle al muro e con «un dietro front improvviso, lei ha finalmente gettato la maschera che aveva fatto indossare persino ai suoi più stretti collaboratori, per coprire una voragine che anche il commissario Sinatra aveva evidenziato».

La preoccupazione di D’Amore, che ci tiene però a ribadire quanto affermato in precedenza, ovvero «meglio un pessimo sindaco che un ottimo commissario», auspica che tutti i «titolati attori politici si spostino dai salotti buoni romani e scendano in prima persona nei luoghi dove raccolgono i voti, meritando quella fiducia che ogni volta è speranza ma che puntualmente si è rivelata tradimento».

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