Ex lavoratori Molini Gazzi: Il tempo passa, nessuna risposta all'orizzonte

Ex lavoratori Molini Gazzi: Il tempo passa, nessuna risposta all’orizzonte

Redazione

Ex lavoratori Molini Gazzi: Il tempo passa, nessuna risposta all’orizzonte

lunedì 17 Novembre 2008 - 11:30

Niente di buono né dal fronte politico né da quello aziendale. I lavoratori chiedono che la Giustizia faccia luce su alcuni passaggi della vicenda, ma soprattutto chiedono di tornare a lavorare

Passa il tempo e la situazione degli ex lavoratori della Molini Gazzi si fa sempre più complessa. Mentre sulle sponde politiche continua a regnare il silenzio, i dipendenti puntano l’indice su un nuovo caso e al contempo sperano che la giustizia riesca a fare chiarezza su alcuni lati oscuri della vicenda.

“Come sicuramente saprete il 25 settembre l’intera popolazione lavorativa dell’azienda è stata licenziata al termine della procedura di mobilità avviata dall’azienda stessa con la causale -licenziamento collettivo per cessazione di attività- – scrivono gli ex dipendenti. Il giorno stesso sono state cambiate

le serrature e non ci è stato più consentito di accedere ai locali nonostante alcuni di noi avessero ancora lì i propri effetti personali. Quindi è passato un mese e mezzo, ma l’azienda non ha ancora cessato l’attività. Anzi. Sembra che in giro circoli ancora farina dei Molini Gazzi venduta a prezzi stracciati. Si tratta della farina dell’ultima produzione di maggio, chiaramente non è in condizioni tali da poter essere destinata all’alimentazione ma sembra che comunque trovi acquirenti. Noi ci chiediamo: chi lavora per la Molini Gazzi? Chi insacca la farina contenuta nei silos? chi la trasporta? chi la vende? Chi ha la competenza di indagare, indaghi. E ci auguriamo che la Procura della Repubblica, che pare stia già lavorando sul caso, faccia luce anche sul perché sia stato autorizzato un cambio di destinazione d’uso del terreno su cui sorge lo storico stabilimento industriale destinandolo ad uso residenziale B1-.

Una richiesta affinché si riporti a galla la verità che va di pari passo con la necessità di guardare avanti, di ricominciare a lavorare. “Dal punto di vista economico siamo messi male, anzi malissimo – spiegano. L’azienda non ci ha ancora corrisposto le nostre spettanze cioè il TFR, l’ultima busta paga, ecc. Le famose tre mensilità sono ferme ancora al tribunale in attesa che venga nominato dal giudice il commissario per il concordato preventivo nonostante nei mesi passati ci fosse stato il sollecito da parte del Prefetto, dell’Arcivescovo, del Direttore dell’Ufficio Provinciale del Lavoro. L’INPS non ci corrisponde né l’indennità di disoccupazione, perché il modello DS22 non è stato compilato correttamente dall’azienda (forse volutamente) né di mobilità perché la pratica deve essere ancora -burocratizzata-dalla regione e passerà ancora qualche mese. Insomma se la prendono tutti comoda-.

La situazione non appare rosea neanche dal punto di vista politico, con il consiglio comunale e il Sindaco Buzzanca che hanno dimostrato scarso interesse per il problema (“ancora aspettiamo il tavolo tecnico con tutte le forze politiche nazionali e regionali che era stato deliberato in consiglio comunale-, rivelano i lavoratori). La Provincia aveva dimostrato un interesse maggiore e dopo il licenziamento si erano avuti 3-4 incontri con gli assessori Petrella e Fichera. Le cose però sembrano essersi arenate e da tempo non si hanno più novità.

Infine l’appello: “Abbiamo presentato una bozza di progetto e di business plan ma non abbiamo avuto alcuna risposta in merito – rivelano. Noi chiediamo un terreno ASI possibilmente dotato di un capannone o comunque una location dove poter costituire la nostra cooperativa. Noi cerchiamo una soluzione diversa dal solito assistenzialismo: giorno dopo giorno vediamo sui tg agli ex lavoratori Standa, Piccolo, Pumex ecc. rinnovarsi la mobilità anno dopo anno in quanto ancora disoccupati. Noi vogliamo praticare una strada diversa, costruttiva, non assistenzialistica. VOGLIAMO LAVORARE e PRODURRE LAVORO. Non vogliamo smarrire un patrimonio di conoscenze e lasciare Messina senza un Mulino. come ve lo dobbiamo dire? Ribadiamo il ringraziamento ai 16.000 messinesi che hanno firmato la petizione contro la chiusura dei MOLINI GAZZI che vogliono come noi delle risposte a domande concrete: Quando ci darete le nostre spettanze? i nostri soldi? Ci date una mano ad avviare la nostra cooperativa?-

Un appello disperato di ventisette uomini decisi a ripartire e di altrettante famiglie che stanno stringendo i denti, andando avanti con fatica. Ecco perché chi ha la possibilità di fare qualcosa non deve assolutamente perdere tempo, per la risoluzione di una delle vertenze più tristi in una città in piena crisi economica e forse anche morale.

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