I battibecchi di questi giorni traggono origine dalle nomine dei manager della Sanità. E l’ospedale di viale Europa ha aperto l’ennesima puntata del duello tutto interno al Pdl (e all’ex An) Briguglio - Nania
Politica e sanità, sanità e politica. Un intreccio che si rafforza sempre di più e diventa crocevia di tensioni, interessi e “successi” elettorali. In Sicilia come altrove. Durante la seduta del consiglio comunale dedicata all’ospedale Piemonte, un consigliere dell’Udc, Giuseppe Melazzo, ha fatto la considerazione: «La politica non dovrebbe occuparsi di sanità, un campo che andrebbe lasciato alla esclusiva competenza dei tecnici». Vero, verissimo. Concetto condiviso anche da altri, nel proseguo del dibattito, compreso qualche deputato regionale. Ma tutti hanno poi concluso: «E’ vero, dovrebbe essere così, ma la politica c’entra eccome». E vuole entrarci sempre di più. Tanto che i presidi sanitari, più che punti di riferimento per i cittadini in cerca di “conforto” e di soccorso, sono divenuti veri e propri feudi politico-clientelari da tutelare e da difendere con i denti. In cima alla lista di ogni buon politico al momento delle nomine che periodicamente vengono fatte da chi, di volta in volta, detiene il potere, quelle relative alla sanità sono bandierine sulle quali si gioca gran parte della partita politica, soprattutto in Sicilia (ma anche in altre regioni, vedi il Lazio).
Non può essere dimenticato come una delle fratture più importanti all’interno della “ex” maggioranza che vinse le elezioni in Sicilia e portò alla guida della Regione Raffaele Lombardo fu causata proprio dalle nomine dei manager della sanità. Nomine effettuate col manuale Cencelli in mano e la “rivoluzione” del vicino nuovo ribaltone del “Lombardo Ter” in testa. Gli episodi anche un po’ paradossali, ricchi di una dose non certo bassa di demagogia e populismo, a cui stiamo assistendo in questi giorni e che hanno al centro il futuro dell’ospedale Piemonte rientrano a pieno in questo ragionamento. Politica e sanità, sanità e politica. In particolare il botta e risposta tra il sindaco, Giuseppe Buzzanca, e il manager dell’azienda ospedaliera Papardo – Piemonte, Armando Caruso, sa tanto di politica. Pure troppo.
In fondo non è che l’ennesima puntata di una “guerra”, sempre politicamente parlando, che nella nostra città e nella nostra provincia va avanti da anni e che vede contrapposte due “anime” del Pdl e dell’ex An, quella che ha come punto di riferimento il deputato di S. Teresa Riva Carmelo Briguglio e quella che invece si riconosce nelle posizioni del senatore di Barcellona Pozzo di Gotto Domenico Nania. Al primo, rappresentante dei “finiani” del Pdl, è riconducibile politicamente la nomina di Caruso al Piemonte e al Papardo. Al secondo, è arcinoto, è vicinissimo da una vita il sindaco Buzzanca. Tanti i fronti di questo “duello” politico (vedi articolo correlato), oggi però nel mezzo c’è finito il Piemonte. Diventato feudo di Briguglio proprio grazie alle ultime nomine dell’accoppiata Russo – Lombardo, al centro di un “conflitto di competenze”, ma anche di interpretazioni, dopo il Piano di riordino dei posti letto.
Non c’è da stupirsi se Buzzanca, in un primo momento, abbia gridato allo scandalo di fronte a questo piano (che vede penalizzata soprattutto Barcellona, da qui la “protesta” anche dei cugini Nania), così come non c’è da stupirsi se invece la corrente Briguglio si sia detta soddisfatta: il Piemonte, in fondo, i suoi 121 posti letto li mantiene, seppur subordinati alla messa in sicurezza, e il Papardo rimane solido e intonso. In politica, si sa, soprattutto se a mancare è il conforto elettorale, è facile che uno stesso risultato venga letto da una parte come una vittoria e dall’altra come una sconfitta. Ed è facile che Tizio rivendichi quanto compete a Caio e che Caio alzi la voce e dica “giù le mani!”. Ma qui la partita politica, va ricordato a futura memoria, si sta giocando su un ospedale, su un campo, quello della sanità, dove in gioco non ci sono solo gli interessi di questa o quella bottega, ma anche (ci permettiamo di dire “soprattutto”) la salute dei cittadini. Non sappiamo quanto quest’ultimo aspetto sia in alto nell’elenco delle priorità dell’agenda politica locale, ma ci sembra il caso di chiedere che almeno su questo la politica come abbiamo imparato a considerarla, per una volta, si faccia da parte lasciando spazio alla politica come la considerava un certo Aristotele, l’amministrazione della -polis-, la comunità, per il bene di tutti. O è solo utopia?
S.C.
