Il commissario provinciale degli autonomisti continua a criticare il presidente della Provincia dopo la “cacciata” degli assessori Duca e Bruno: «Noi e l’Udc abbiamo le stesse posizioni: perché questa distinzione? E’ una questione di numeri»
Mpa e Udc sono alleati. Fanno parte entrambi del terzo polo, come del resto “consacrato” dai rispettivi leader locali Carmelo Lo Monte e Gianpiero D’Alia sabato scorso alla convention di Fli con Gianfranco Fini. Sia l’Mpa che l’Udc sono al governo a Palermo, sono all’opposizione a Roma. Solo che l’Mpa è stato “cacciato” dalla giunta dal presidente della Provincia Nanni Ricevuto, su input ovviamente dei vertici del Pdl, con la revoca dei due assessori autonomisti, Daniela Bruno e Gaetano Duca. Mentre l’Udc viene lasciato stare, anzi, assicura Ricevuto che «non ci saranno problemi» con i centristi, che addirittura rilanciano chiedendo la vicepresidenza. Due pesi, due misure, almeno così la pensa proprio Lo Monte, che dopo l’ufficio politico di domenica scorsa, ripassa all’attacco nei confronti di Ricevuto e, di conseguenza, dell’intero Pdl.
«Il presidente della Provincia – afferma il commissario provinciale dell’Mpa – ha dichiarato che azzererà le deleghe e poi deciderà i nuovi inserimenti. E dopo l’eliminazione degli assessori in quota Mpa, afferma che non ci saranno problemi con l’Udc che continuerà invece a considerare un alleato. Vorrei chiedere al presidente della Provincia di Messina quali sono le ragioni di tale ipocrita distinzione tra due partiti che hanno le stesse posizioni politiche a livello regionale e nazionale?».
La ragione pare abbastanza ovvia ed è la stessa che induce il sindaco Giuseppe Buzzanca a mantenere rapporti di “convivenza civile” con l’Udc: «Io credo – continua infatti Lo Monte – che questa distinzione non sia dettata da questioni politiche, bensì dal fatto che i numeri sono sufficienti a eliminare soltanto uno dei due partiti. Se tenesse, infatti, con l’Udc lo stesso comportamento tenuto con l’Mpa, Ricevuto non potrebbe evitare la sfiducia e quindi non potrebbe più gestire la Provincia privilegiando i grandi affari e i personaggi trasversali della partitocrazia messinese».
