Movimenti dietro le quinte a Palazzo Zanca. Come se fossimo in campagna elettorale…

Movimenti dietro le quinte a Palazzo Zanca. Come se fossimo in campagna elettorale…

Movimenti dietro le quinte a Palazzo Zanca. Come se fossimo in campagna elettorale…

sabato 08 Maggio 2010 - 08:39

Lunedì De Luca (Mpa, ma voci lo vogliono -vicino- al Pd) ufficializzerà la nascita di un nuovo gruppo consiliare, “Sicilia Vera”: si lavora per far “compagnia” a Cantello. D'Amore: «Non ne so nulla». Ma alcune novità potrebbero registrarsi in casa Udc (Greco pronto a lasciare?) e Pdl (vicina la Barrile del Pd). Sullo sfondo, le elezioni di Milazzo

C’è fermento a Palazzo Zanca. I più navigati dei corridoi municipali dicono che un movimento del genere, solitamente, si registra prima e dopo le competizioni elettorali. In teoria, oggi, non saremmo in nessuna delle due fasi. In teoria. Ma il doppio incarico di Buzzanca, i continui sconvolgimenti del governo Lombardo e i terremoti politico-giudiziari che investono Roma tengono tutti sulla corda. Così, come sempre accade in questi casi, dietro le quinte (e non solo) si lavora a nuovi assetti. Particolarmente attivo Cateno De Luca dell’Mpa, partito che rimane, nonostante tutto, senza un commissario provinciale: Lo Monte, infatti, ha ribadito le sue dimissioni, nonostante fossero state respinte. Dicevamo di De Luca. Che invia un comunicato nel quale si legge che lunedì alle 9.30, presso il Comune di Messina, ufficializzerà la nascita di un nuovo gruppo consiliare. Comunicato al quale abbina una dichiarazione: «La Regione Siciliana sta attraversando un periodo particolare, quale preludio di nuovi scenari politici che richiedono negli Enti locali un’immediata predisposizione per valorizzare le Autonomie Locali, contrastando il neo-centralismo regionale che sta mortificando il territorio».

Insomma, De Luca è criptico è lascia trasparire poco o nulla su quella che sarà la composizione del nuovo gruppo. Possiamo anticiparvi che il nome sarà “Sicilia Vera” e che l’unico sicuro di farne parte, al momento, sembra Ivano Cantello, già uomo di De Luca nel “mono gruppo” degli Autonomisti. Ma non sarà solo, questo è certo. Così come è ovvio che De Luca “attingerà” da Risorgimento Messinese, il movimento del commissario cittadino dell’Mpa Fabio D’Amore. A piene mani? Difficile, più probabile che solo uno tra Salvatore Serra e Nino Carreri transiti nel neo gruppo del sindaco di Fiumedinisi. Carreri è un fedelissimo di D’Amore, mentre Serra, nei mesi scorsi, era stato accostato all’Udc, salvo poi registrare il fallimento della trattativa. Trattative che saranno serrate, dicono gli uomini più vicini a De Luca, anche nel fine settimana per rendere più folto possibile “Sicilia Vera”. «Ufficialmente non ne so nulla», commenta laconico D’Amore, che ribadisce: «Stiamo lavorando per l’unità del partito e per l’eliminazione di correnti e quant’altro. So, comunque, che De Luca intende proseguire con il percorso autonomista». Precisazione d’obbligo, anche perché insistenti sono invece le voci che vogliono De Luca -amoreggiare- col Partito Democratico.

Ma di movimenti, stavolta davvero dietro le quinte, ce ne sono anche altri. Nell’Udc, in particolare, c’è chi pensa già al futuro, come Marcello Greco, al quale il ruolo di consigliere comunale starebbe già stretto. Ecco perché c’è chi dice che sarebbe pronto a mollare tutto, lasciando la sua poltrona d’aula a Giovanni De Leo, gruppo Morano, primo dei non eletti del Pd (lista nella quale si candidò Greco prima di passare con D’Alia), anche lui transitato nel frattempo all’Udc. Greco studia da candidato alle Regionali, ma è chiaro che questo è un quadro in continua evoluzione e non è detto né che quanto prospettato accada né che succeda in tempi brevi. Altra situazione da “work in progress” vede Emilia Barrile, fucina di voti del Pd nel “feudo” di Gravitelli, sul punto di cambiare casacca e di vestire quella del Pdl. Staremo a vedere.

Sullo sfondo di sono le elezioni di Milazzo, alle quali guardano tutti con estrema attenzione per studiare i rapporti di forza che ne verranno fuori. E che determineranno, questo è certo, l’assetto futuro della giunta Buzzanca alla luce della fuoriuscita di Ardizzone e Romano. Sulla tornata elettorale mamertina interviene Paolo Saglimbeni, un altro dei “mutanti” di Palazzo Zanca (eletto nel Pd, oggi è al gruppo Misto ufficialmente ma, ufficiosamente, molto vicino al Pdl, sponda Corona). «Come volevasi dimostrare – afferma Saglimbeni – la semplice soglia di sbarramento del 5%, non serve a frenare il proliferare delle liste nelle competizioni elettorali dei Comuni. Almeno dalle nostre parti. A Milazzo, per le prossime elezioni amministrative del 30 e 31 maggio, ai nastri di partenza si sono presentate 24 liste, una in più di cinque anni fa quando non esisteva la soglia di sbarramento. La prova provata che l’asse della competizione si è irrimediabilmente spostato sull’organo sindaco, enormemente potenziato dalle norme vigenti, a fronte dell’indebolimento del consiglio comunale, assemblea elettiva investita di poteri limitati e sostanzialmente svuotati di contenuto dall’amministrazione attiva e dalla dirigenza. La soglia di sbarramento del 5% non disincentiva il proliferare di liste perché l’importante non è, per la stragrande maggioranza dei candidati essere eletti, ma trasferire voti, consciamente o più spesso inconsciamente, al candidato sindaco di riferimento, l’elezione del quale è il vero macrobiettivo della competizione».

«E le conseguenze – prosegue Saglimbeni – sono sotto gli occhi di tutti: dequalificazione dei consigli comunali, dell’azione amministrativa nel suo complesso e dei dirigenti politici locali con relativa emarginazione dei territori. Per attenuare il fenomeno avevo suggerito, anni fa, di abbinare alla soglia di sbarramento lo scorporo dei voti delle liste sottosoglia dal computo dei voti trasferiti automaticamente ai candidati sindaci : un modo per disincentivare i leaders dei partiti a non presentare liste che non hanno alcuna possibilità di raggiungere la soglia e costringerli a qualificare la dirigenza territoriale. Un altro rimedio potrebbe essere il sistema di votazione a liste separate tra candidati sindaci e liste concorrenti per il consiglio comunale per evitare trasferimenti automatici di voti. Certo, non c’è misura utile a preservarci dai rischi di dover subire le gravissime conseguenze sopra richiamate : per effetto delle leggi vigenti che glielo consentono, nulla potrà impedire che il sindaco, una volta eletto, non si sentirà legittimato a comportarsi più come un potestà che come il capo della coalizione che ha contribuito ad eleggerlo e finirà con l’esautorare ugualmente il Consiglio, qualificato o no. Ed allora – conclude – la vera soluzione, non avendo il paese, non solo il Mezzogiorno, ma l’Italia tutta, alcuna dimestichezza con logiche presidenzialiste, non potrebbe essere che l’unico modo per ridare prestigio alle assemblee elettive è tornare ai rapporti fiduciari nella logica della rappresentanza parlamentare anche negli enti locali?»

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